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Plusvalenza Ires rateizzazione

Plusvalenza Ires rateizzazione: si passa da 5 a 3 anni

29 Ottobre, 2025

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Le regole sulla rateizzazione delle plusvalenze ricevono un restyling significativo con la prossima legge di bilancio. Il governo sta rimodellando la disciplina delle rate di pagamento per le plusvalenze realizzate dalle aziende, accorciando i tempi complessivi. Non è una piccola cosa: per i beni strumentali vale a dire materiali e immateriali, il periodo di rateizzazione passa da cinque versamenti annuali a tre. Rimane stabile il quadro per gli altri asset. La novità trova spazio nell’articolo 15 della legge 2026, che implementa il comma 4 dell’articolo 86 del Tuir.

🕒 Cosa sapere in un minuto

  • Da 5 a 3 anni: La legge di bilancio 2026 riduce da 5 a 3 anni la rateizzazione fiscale delle plusvalenze su beni strumentali (materiali e immateriali) posseduti almeno tre esercizi consecutivi.
  • Immobilizzazioni finanziarie: Per quelle non Pex, le scadenze rimangono invariate fino al 2025, poi si riconfigurano secondo il nuovo regime.
  • Società sportive: Mantengono la rateazione in cinque annualità fino al 2025. Dal 2026 saranno soggette alle nuove regole.
  • Impatto operativo: La compressione dei tempi determina impatti su liquidità e pressione fiscale, particolarmente rilevanti per le medie imprese.
  • Transizione graduale: Le plusvalenze realizzate entro il 31 dicembre 2025 seguono il vecchio regime; da gennaio 2026 si applica la nuova disciplina.

Il cambio nel regime di tassazione differenziata

Il nuovo assetto normativo incide profondamente su come le imprese possono spalmare nel tempo i carichi tributari derivanti da operazioni di cessione di asset aziendali. Le regole, in estrema sintesi, distinguono tra diverse categorie di beni. Per le plusvalenze che riguardano elementi strumentali — quindi macchinari, attrezzature, software e simili — il meccanismo si semplifica. Chi possiede questi beni per un periodo minimo non inferiore a tre esercizi consecutivi potrà distribuire il carico fiscale su tre anni anziché cinque. Prima erano cinque rate. Adesso: tre. Questo accelera il ciclo di ammortamento tributario.

Immobilizzazioni finanziarie e il regime Pex

Discorso diverso riguarda le immobilizzazioni finanziarie che non rientrano nel perimetro del regime Pex (Partecipazione Estera). Per questa categoria di beni, la rateizzazione continua a applicarsi ma con una riconfigurazione della durata. In pratica, se un’impresa realizza una plusvalenza dalla vendita di quote o titoli che non soddisfano i criteri Pex, potrà comunque beneficiare della rateizzazione. Restano però immutate le scadenze previste in precedenza per questo particolare segmento di asset. La prassi amministrativa ha talvolta interpretato questa norma in modo rigoroso, con particolare riguardo alla documentazione attestante il regime di appartenenza del bene.

Società sportive professionistiche: situazione stabile

Coloro che operano nel settore dello sport professionistico godono di un trattamento specifico. Per queste realtà, il numero di rate rimane fermo a cinque. Questo vale per le plusvalenze realizzate fino al 31 dicembre 2025 — esercizio 2026, se in bilancio — qualora la società abbia mantenuto il possesso del bene per un periodo superiore a due anni. La rateizzazione, insomma, per le società sportive non si contrae. Mantiene la struttura precedente. Tuttavia, è importante e fondamentale considerare che dal 1° gennaio 2026 la situazione si modifica. Le nuove disposizioni comportano, per le medesime società, l’accorciamento previsto dalla riforma.

Come avviene praticamente la nuova divisione

Il sistema attuale prevede una suddivisione abbastanza articolata, proprio per evitare conflitti tra norme diverse. Eccone lo schema: i beni strumentali e le immobilizzazioni materiali — nel periodo che va fino al 31 dicembre 2025 — rimangono soggetti a una rateizzazione in cinque rate per i beni posseduti almeno cinque anni. Dal 2026 in poi, come anticipato, le rate scendono a tre per beni detenuti da tre anni in su. Delle aziende o di rami di azienda, se alienati, valgono condizioni identiche. Le immobilizzazioni finanziarie non Pex si dividono così: fino al 31 dicembre 2025 si applica la rateizzazione su cinque bilanci consecutivi, con versamenti ulteriori successivi; dal 2026 in poi, i versamenti dei primi tre bilanci successivi, poi altri cinque.

La novità della rateizzazione plusvalenze per gli esercizi successivi

Un elemento che merita attenzione specificamente concerne le plusvalenze realizzate mediante cessione dei diritti all’utilità della prestazione. Qui la società — nello specifico quella sportiva — potrà seguire, in relazione ai periodi di esercizio, un percorso di rateizzazione costruito diversamente. Non più automaticamente e uniformemente; bensì secondo quanto previsto dal nuovo articolato. Nella pratica professionale si osserva frequentemente una certa confusione su questo punto. Il Fisco ha più volte ribadito che la determinazione del periodo minimo di possesso non va riportata alla data di acquisto bensì al momento della prima iscrizione tra le immobilizzazioni finanziarie negli ultimi tre bilanci antecedenti. Qui si realizza, per così dire, il guadagno calcolato.

Tabella riepilogativa dei periodi di possesso

Categoria di bene Fino al 31.12.2025 Dal 2026
Beni strumentali, materiali e immateriali 3 anni: 5 rate 3 anni: 3 rate
5 anni: ulteriori versamenti 5 anni: ulteriori versamenti
Aziende o rami di azienda 3 anni: 5 rate 3 anni: 3 rate
5 anni: ulteriori versamenti 5 anni: ulteriori versamenti
Immobilizzazioni finanziarie non Pex Ultimi 5 bilanci Ultimi 3 bilanci
Ulteriori rate: ultimi 3 bilanci Ulteriori rate: 5 anni
Società sportive professionistiche 2 anni: 5 rate 3 anni: 5 rate
Superiore a 2 anni Periodo minimo di possesso

Impatti operativi e criticità ricorrenti

Nel contesto aziendale, l’accorciamento della rateizzazione comporta dinamiche fiscali che occorre considerare con attenzione. Da un lato, l’impresa beneficia di una minore dilazione temporale dei pagamenti, il che può incidere positivamente sulla liquidità negli esercizi immediatamente successivi alla cessione. Dall’altro lato, se la plusvalenza è particolarmente rilevante, concentrare il versamento in tre anni anzichè cinque determina una pressione tributaria più marcata in determinati esercizi. Gli studi di settore e le prassi consolidate suggeriscono di operare valutazioni attente in sede di pianificazione fiscale, specialmente per le medie imprese che realizzano operazioni di asset sale con regularità.

Aspetti ancora controversi e domande aperte

Rimangono tuttavia alcuni profili non pienamente chiariti. La giurisprudenza ha talvolta interpretato in modo restrittivo la nozione di “possesso” quando questo non corrisponda formalmente a iscrizione contabile. Parimenti, il tema della decadenza dalle agevolazioni di rateizzazione in caso di manomissione dei presupposti — ad esempio la successiva alienazione del bene prima del completamento della rateizzazione stessa — continua a generare spazi di incertezza. L’Agenzia delle Entrate, attraverso i suoi canali di comunicazione, ha fornito talune precisazioni ma non ha risolto tutti i dubbi interpretativi. Ciò significa che contribuenti e consulenti affrontano ancora situazioni grigie dove il margine di contenzioso rimane tutt’altro che marginale.

Prospettive di implementazione della riforma

La transizione dalle vecchie alle nuove regole avverrà in modo graduale. Le plusvalenze realizzate entro il 31 dicembre 2025 continueranno a seguire il regime previgente; da gennaio 2026, scatteranno le regole rimodellate. Occorre prestare massima attenzione alle comunicazioni via PEC che l’Agenzia potrebbe inviare qualora riscontri anomalie nelle dichiarazioni già presentate. Il ravvedimento operoso, in questo contesto, potrebbe rivelarsi uno strumento utile per correggere eventuali errori prima che il Fisco li contesti formalmente. La finestra temporale per intervenire è comunque limitata: si consiglia di verificare con tempestività la posizione dichiarativa.

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