La legge di bilancio 2026 si appresta a definire un quadro di sostegni alle aziende che, stando alle anticipazioni governative, appare meno generoso rispetto al passato. Pochi fondi disponibili, molti adempimenti burocratici. Le imprese che puntano a ottenere le agevolazioni fiscali per gli investimenti dovranno muoversi con attenzione tra vincoli stringenti e scadenze ravvicinate.
Il disegno di legge che arriva dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si concentra su alcune linee d’intervento specifiche. Da un lato, prosegue il sostegno alle zone economiche speciali e alle aree del Mezzogiorno attraverso crediti d’imposta dedicati. Dall’altro, vengono rifinanziati (con tagli significativi rispetto agli anni scorsi) gli strumenti destinati a favorire l’ammodernamento produttivo delle piccole e medie imprese. La dotazione complessiva, però, risulta ridotta.
🕒 Cosa sapere in un minuto
- La legge di bilancio 2026 prevede meno fondi disponibili per gli incentivi alle imprese rispetto agli anni precedenti.
- I crediti d’imposta per investimenti sono confermati, ma accessibili tramite comunicazioni preventive/integrative all’Agenzia delle Entrate, con scadenze molto rigide.
- Contratti di sviluppo, Nuova Sabatini, Zone logistiche semplificate e ZES unica Mezzogiorno sono rifinanziati ma con risorse ridotte.
- Le aliquote dei crediti d’imposta variano secondo area geografica, settore e dimensione aziendale: fino al 25% per piccole imprese del Mezzogiorno.
- Obbligatoria la certificazione contabile da revisore se il credito supera 5.000 €; la mancata comunicazione fa perdere ogni agevolazione.
- Settori specifici (turismo, agricoltura, pesca) hanno misure dedicate e finestre temporali differenziate per la richiesta degli incentivi.
Contratti di sviluppo: risorse dimezzate per il Meridione
Il meccanismo dei contratti di sviluppo, pensato per sostenere programmi d’investimento nelle regioni meridionali e in quelle colpite da crisi industriali, riceve uno stanziamento di 550 milioni di euro da spalmare fino al 2029. Una cifra che segna un netto ridimensionamento rispetto ai 2,2 miliardi già allocati dal precedente bilancio dello Stato per il 2025.
Secondo quanto previsto dall’articolo della manovra (che sarà oggetto di emendamenti e modifiche durante l’iter parlamentare), potranno beneficiare del credito d’imposta le società che investono in immobilizzazioni materiali e immateriali nuove. Si tratta di beni strumentali, che escludono però i terreni e alcuni asset specifici. L’agevolazione spetterebbe alle imprese localizzate nel Centro Nord e nel Meridione, con particolare riferimento alle aree delle Zone economiche speciali.
Il punto critico sta nelle modalità operative. L’accesso all’incentivo passa dall’invio di comunicazioni preventive e integrative all’Agenzia delle entrate. Le tempistiche sono rigide. Ogni azienda deve rispettare scadenze precise per non perdere il diritto al credito, con l’aggravante che le risorse sono limitate e vengono assegnate secondo l’ordine cronologico di presentazione delle istanze.
Zone logistiche semplificate: 300 milioni per il triennio
Accanto ai contratti di sviluppo, la manovra 2026 destina 300 milioni di euro (con decorrenza dal 1° gennaio 2026 fino al 31 dicembre 2028) alle cosiddette Zone logistiche semplificate. Queste aree, disciplinate da normative che prevedono procedure amministrative più snelle rispetto al regime ordinario, riguardano territori specifici del Paese.
L’ammontare stanziato dovrebbe consentire alle imprese che vi operano di accedere a un credito d’imposta legato agli investimenti in beni strumentali. Ma anche qui occorre fare i conti con i massimali. Nella prassi applicativa, gli incentivi vengono modulati in base a parametri che tengono conto delle dimensioni aziendali, della natura degli investimenti e della collocazione geografica.
Il legislatore ha introdotto (come spesso accade in questi casi) vincoli stringenti: si deve, ad esempio, rispettare l’obbligo di comunicazione preventiva all’Agenzia delle entrate, pena la decadenza dal beneficio. La certificazione della documentazione contabile diventa fondamentale per dimostrare l’effettiva realizzazione degli investimenti dichiarati.
Nuova Sabatini: 650 milioni distribuiti su due anni
Il rifinanziamento della cosiddetta Nuova Sabatini (disciplinata originariamente dalla legge 30 giugno 2021, n. 101, e successive modifiche) prevede un’allocazione di 650 milioni di euro da suddividere tra il 2026 e il 2027. Le cifre parlano di 2,5 miliardi di euro complessivi per i finanziamenti “zoccolati”, anche se nei fatti gli stanziamenti effettivi risultano inferiori.
Questa misura permette alle piccole e medie imprese di ottenere contributi in conto interessi sui prestiti contratti per acquistare macchinari, impianti, attrezzature. L’accesso al beneficio richiede il rispetto di requisiti soggettivi (dimensione aziendale, settore di attività) e oggettivi (tipologia dei beni acquistati, rispetto dei vincoli di “vecchio” sistema della compensazione).
Nella prassi operativa, le aziende si rivolgono agli istituti bancari convenzionati, i quali trasmettono le istanze al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Successivamente, l’ente eroga il contributo direttamente sul conto corrente dell’impresa beneficiaria. I tempi di liquidazione, tuttavia, dipendono dalla disponibilità residua delle risorse stanziate e dall’efficienza delle procedure amministrative.
Credito d’imposta investimenti: aliquote e scadenze
La legge di bilancio 2026 conferma (anche se con dotazioni ridotte) il sistema del credito d’imposta per gli investimenti realizzati nelle regioni meridionali e, in parte, anche in quelle del Centro-Nord. La bozza del testo normativo distingue tra diverse aree territoriali e prevede aliquote differenziate.
Per il Mezzogiorno, l’agevolazione dovrebbe applicarsi agli investimenti effettuati dal 1° gennaio 2026 al 30 giugno 2027. Le percentuali di credito variano in base alle dimensioni aziendali e alla natura degli asset acquisiti. Un’impresa di medie dimensioni potrebbe ottenere un credito del 20% per i beni strumentali materiali, mentre una piccola impresa arriverebbe al 25%.
Le Zone logistiche semplificate beneficiano di uno stanziamento di 300 milioni di euro da ripartire su tre anni (2026-2028). In questo caso, la normativa prevede che le società interessate presentino comunicazioni preventive all’Agenzia delle entrate. L’omissione di tale adempimento comporta la perdita automatica del diritto all’agevolazione.
Occorre precisare che la fruizione del credito d’imposta avviene esclusivamente in compensazione, secondo le modalità stabilite dal decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241. L’importo annuale compensabile subisce limitazioni: per il 2026 il tetto è fissato a 1.400.000 euro, mentre per il 2027 scende a 700.000 euro. Tali soglie rappresentano un vincolo significativo per le imprese che programmano investimenti di entità superiore.
Zes unica Mezzogiorno: continuità con qualche ritocco
La Zona economica speciale unica per il Mezzogiorno (che comprende le regioni del Sud e alcune aree del Centro-Nord con particolari caratteristiche economiche) continua a rappresentare uno strumento di politica industriale. La manovra 2026 destina a questa misura un totale di 4,05 miliardi di euro da utilizzare fino al 2028.
Ai sensi dell’articolo di legge che disciplina questa agevolazione, le imprese che investono in beni strumentali possono accedere al credito d’imposta soltanto dopo aver inviato la comunicazione integrativa all’Agenzia delle entrate. Tale comunicazione attesta l’avvenuta realizzazione degli investimenti dichiarati nella fase preventiva.
I beneficiari devono rispettare vincoli precisi. La documentazione contabile va conservata con cura, poiché l’amministrazione finanziaria può richiedere verifiche anche a distanza di anni. Nel caso di acquisizione di beni in leasing, il credito spetta al locatario (l’impresa utilizzatrice) e si applica ai canoni corrisposti nel periodo di vigenza dell’agevolazione.
Le risorse stanziate per la Zes unica vengono ripartite su più annualità. Dal 1° gennaio 2026 al 30 maggio 2026 si possono sostenere investimenti entro determinati massimali. Poi la finestra temporale si sposta al periodo compreso tra il 31 marzo 2027 e il 17 gennaio 2027 (probabilmente una svista nella formulazione originaria del testo). Infine, ulteriori risorse coprono il 2028, con scadenza al 2 dicembre 2028 per le comunicazioni integrative.
Gli stanziamenti previsti ammontano a 2,2 miliardi di euro per il 2026, oltre un miliardo di euro per il 2027 e 750 milioni di euro per il 2028. Le imprese del settore della produzione primaria e della pesca e acquacoltura ricevono una disciplina ad hoc: potranno effettuare investimenti in leasing sui beni materiali e immateriali nuovi, con un regime di compensazione particolare.
Turismo: incentivi per 250 milioni fino al 2028
Il comparto turistico ottiene una dotazione di 250 milioni di euro da spalmare su tre anni (2026, 2027, 2028). Le imprese operanti in questo settore dovranno concentrare gli investimenti all’interno delle aree designate come Zone economiche speciali Mezzogiorno.
La previsione normativa stabilisce diverse finestre temporali. Dal 31 marzo 2026 al 30 maggio 2026 si apre la prima fase per comunicare all’Agenzia delle entrate le spese programmate. Seguono altri periodi: dal 31 marzo 2027 al 30 maggio 2027 e poi dal 1° gennaio 2028 al 30 maggio 2028. Infine, per le spese sostenute dal 1° gennaio 2028 al 30 maggio 2028, la scadenza per l’invio della comunicazione integrativa cade al 15 novembre 2028.
Gli operatori del settore turistico che beneficiano di questi fondi devono utilizzarli per rinnovare le strutture ricettive, digitalizzare i servizi, migliorare l’efficienza energetica. Anche in questo caso, la certificazione degli investimenti effettuati rappresenta un passaggio ineludibile.
Agricoltura e pesca: credito d’imposta specifico
Le aziende agricole e le imprese della pesca e acquacoltura possono accedere a un credito d’imposta dedicato, sempre nell’ambito della Zes unica. L’agevolazione riguarda investimenti in beni strumentali materiali e immateriali nuovi, con inclusione anche dei beni acquisiti tramite leasing finanziario.
La percentuale del credito d’imposta si attesta al 40% per investimenti fino a 1 milione di euro. Tuttavia, la fruizione avviene esclusivamente in compensazione, con limiti massimi annui di spesa: 1.400.000 euro per il 2026 e 700.000 euro per il 2027. Tali soglie valgono per le imprese del settore della produzione primaria e della pesca e acquacoltura che effettuano investimenti in leasing.
I beni acquistati rientrano nelle categorie previste dagli allegati A e B del decreto legislativo 232/2016. Occorre che l’impresa rispetti gli obblighi di comunicazione preventiva e integrativa. L’Agenzia delle entrate, dal canto suo, deve pubblicare i provvedimenti attuativi per definire le modalità operative di accesso al beneficio.
Nel caso specifico, i fondi stanziati per questa misura ammontano a pari al 20% della dotazione complessiva. Se i beneficiari sono imprese che operano in leasing, la verifica della regolare corresponsione dei canoni diventa un elemento centrale per mantenere il diritto all’agevolazione.
Tabella riepilogativa degli stanziamenti principali
Misura | Importo totale | Periodo di vigenza | Settori interessati |
---|---|---|---|
Contratti di sviluppo | 550 milioni € | 2026-2029 | Industria, servizi |
Zone logistiche semplificate | 300 milioni € | 2026-2028 | Logistica, trasporti |
Nuova Sabatini | 650 milioni € | 2026-2027 | PMI manifatturiere |
Zes unica Mezzogiorno | 4,05 miliardi € | 2026-2028 | Tutti i settori |
Turismo Zes | 250 milioni € | 2026-2028 | Strutture ricettive |
Agricoltura e pesca | Quota 20% Zes | 2026-2027 | Primario, acquacoltura |
Adempimenti e rischi di decadenza
L’accesso alle agevolazioni fiscali previste dalla manovra 2026 richiede il rispetto di adempimenti amministrativi che, nella pratica professionale, si rivelano spesso complessi. La comunicazione preventiva all’Agenzia delle entrate costituisce il primo passaggio obbligatorio. Senza tale adempimento, il diritto al credito d’imposta decade automaticamente.
Successivamente, l’impresa deve inviare la comunicazione integrativa per attestare la realizzazione degli investimenti. Anche in questo caso, il mancato rispetto delle scadenze comporta la perdita del beneficio. Si consideri inoltre che la documentazione contabile deve essere certificata da un revisore legale dei conti (obbligo previsto per le imprese che superano determinate soglie di fatturato o di credito richiesto).
I tempi di invio delle comunicazioni variano a seconda della misura e dell’anno di riferimento. Per alcune agevolazioni, le finestre temporali sono molto ristrette (poche settimane). Chi arriva in ritardo rischia di trovare le risorse già esaurite, poiché l’ordine cronologico di presentazione delle istanze determina l’assegnazione dei fondi.
La certificazione della revisione legale dei conti diventa obbligatoria quando il credito d’imposta supera la soglia di 5.000 euro. Tale vincolo si applica anche alle comunicazioni relative all’incremento del credito d’imposta maturato in caso di investimenti aggiuntivi rispetto a quelli inizialmente dichiarati.