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Controlli fiscali regime forfettario: l’Agenzia delle Entrate monitora 4.000 posizioni

4 Agosto, 2025

L’Agenzia delle Entrate ha avviato una strategia investigativa di ampio respiro che coinvolge circa quattromila contribuenti in regime forfettario sospettati di violazioni sistematiche delle soglie reddituali. L’operazione, emersa da documentazione riservata acquisita da fonti qualificate, rivela un approccio metodologico sofisticato che integra analisi finanziarie e verifiche incrociate per individuare soggetti che avrebbero dovuto abbandonare il regime agevolato già nel 2021 ma hanno continuato fraudolentemente ad applicarlo nell’anno d’imposta 2022. Il sistema di controllo rappresenta una evoluzione significativa nell’attività ispettiva dell’amministrazione finanziaria, costituendo il 10% dell’attività di controllo sostanziale programmata per il 2025. La metodologia adottata si basa sull’incrocio sistematico tra flussi finanziari documentati attraverso l’Archivio dei rapporti e le dichiarazioni fiscali presentate dai contribuenti, evidenziando discrepanze potenzialmente indicative di utilizzo improprio del regime agevolato.

Controlli fiscali regime forfettario: parametri di selezione e criteri di rischio

La procedura di individuazione delle posizioni critiche poggia su algoritmi di correlazione finanziaria che analizzano i movimenti sui conti correnti, libretti postali e carte prepagate intestati esclusivamente al contribuente. Il criterio discriminante prevede la rilevazione di flussi finanziari attivi superiori a 90.000 euro nel corso del 2021, importo che eccede significativamente la soglia di 65.000 euro allora vigente per la permanenza nel regime forfettario.

L’amministrazione ha implementato un sistema di doppia verifica temporale: vengono considerate solo le posizioni che presentano flussi finanziari elevati (oltre 80.000 euro) anche nell’anno 2022. Questa scelta metodologica risponde alla necessità di escludere eventi straordinari di natura non ricorrente, quali vincite fortuite, riscatti assicurativi o liquidazioni patrimoniali eccezionali che potrebbero generare falsi positivi nell’analisi.

Il filtro patrimoniale costituisce un elemento aggiuntivo di raffinamento: vengono inserite nella lista di controllo esclusivamente le posizioni che, alla data del 31 dicembre 2024, presentano disponibilità liquide superiori a 15.000 euro, oltre a eventuali consistenze patrimoniali rappresentate da titoli, fondi di investimento e prodotti assicurativi. Questa selezione, effettuata attraverso l’applicativo denominato “Ve.R.A. – Verifica Risparmio Accumulato”, risponde a logiche di efficienza operativa ma solleva interrogativi sulla completezza dell’indagine.

Metodologia di controllo e verifiche incrociate

L’approccio investigativo si articola attraverso un processo di verifica multilivello che inizia con l’accertamento dell’effettivo superamento della soglia massima di ricavi nel 2021. Solo successivamente all’acquisizione di tale prova documentale, l’amministrazione procede alla richiesta di versamento delle imposte ordinarie sui compensi dichiarati per il 2022, calcolando sia le imposte sui redditi che l’IVA dovuta.

La strategia operativa prevede la ricostruzione analitica dei compensi effettivamente conseguiti nell’anno 2021 attraverso l’esame dei flussi finanziari registrati sui conti del contribuente. Questa metodologia presenta profili di innovazione significativi rispetto ai controlli tradizionali, permettendo di individuare discrepanze che potrebbero sfuggire ad analisi documentali convenzionali.

Nel quadro di ciascuna istruttoria, gli uffici territoriali potranno valutare l’opportunità di procedere anche al recupero della maggiore imposta sostitutiva dovuta per l’annualità 2021, dopo aver ricostruito i compensi effettivamente conseguiti. Tuttavia, secondo quanto emerge dalla documentazione, non sarà possibile disconoscere retroattivamente l’applicazione del regime agevolato per quell’annualità, limitando il recupero fiscale agli anni successivi.

Profili critici e implicazioni operative

La scelta di subordinare l’inserimento nella lista di controllo alla presenza di patrimoni liquidi consistenti presenta aspetti problematici dal punto di vista dell’equità tributaria. Questa metodologia rischia di escludere dall’indagine soggetti potenzialmente a rischio elevato che abbiano trasferito o occultato le proprie disponibilità attraverso intestazioni fittizie o investimenti non immediatamente rilevabili.

D’altro lato, la strategia adottata appare coerente con l’obiettivo di massimizzare l’efficienza dell’azione di recupero, concentrando le risorse ispettive su posizioni che presentino concrete possibilità di riscossione. La verifica dell’indebita fruizione del regime forfettario controlli comporterà l’applicazione della tassazione ordinaria con il conseguente calcolo delle imposte dirette e dell’IVA dovuta, richiedendo la ricostruzione analitica dei costi deducibili e dell’IVA detraibile.

Nella prassi applicativa emergono criticità operative legate alla necessità di dimostrare l’effettivo superamento delle soglie reddituali attraverso la correlazione tra flussi finanziari e ricavi dichiarati. L’onere probatorio grava sull’amministrazione, che dovrà dimostrare il nesso causale tra movimentazioni bancarie e compensi professionali, distinguendo tra entrate relative all’attività professionale e altri flussi finanziari di natura personale o patrimoniale.

Scenari di accertamento e procedure di recupero

Le conseguenze dell’accertamento positivo comportano la riqualificazione fiscale dei redditi conseguiti nel 2022, con passaggio dalla tassazione sostitutiva del 15% al regime ordinario IRPEF, oltre all’applicazione dell’IVA sulle operazioni effettuate. Il calcolo del maggior tributo dovrà tenere conto delle detrazioni e deduzioni spettanti nel regime ordinario, nonché dell’IVA detraibile sugli acquisti.

La procedura di recupero prevede l’emissione di avvisi di accertamento che dovranno essere preceduti dalla notifica dello schema di atto, garantendo al contribuente la possibilità di presentare controdeduzioni. In questa fase, sarà essenziale la valutazione della documentazione probatoria raccolta dall’amministrazione e l’eventuale contestazione della metodologia di calcolo adottata.

Il progetto rientra in una strategia più ampia di utilizzo sistematico delle informazioni finanziarie nei controlli fiscali, rappresentando un’evoluzione significativa verso metodi di accertamento basati sull’analisi dei big data e sull’incrocio automatizzato delle banche dati. Per il 2025, infatti, il 10% dell’attività di controllo sostanziale si basa su verifiche di questo tipo, evidenziando la crescente sofisticazione degli strumenti investigativi a disposizione del Fisco.

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