La Cassa di previdenza dei Dottori Commercialisti ha varato una misura di sostegno economico destinata ai professionisti che accolgono praticanti nel proprio studio. L’obiettivo dichiarato è duplice: agevolare l’ingresso nella professione e rendere meno oneroso, sul piano economico e organizzativo, il percorso formativo obbligatorio. Il meccanismo prevede un’erogazione mensile di 500 euro a favore del professionista che riveste il ruolo di dominus. Non una somma simbolica, quindi, ma un riconoscimento concreto per l’attività di tutoraggio. La contropartita? Garantire al praticante una borsa di studio di almeno 1.000 euro al mese. Una condizione vincolante, senza la quale decade ogni possibilità di accedere all’incentivo.
🕒 Cosa sapere in un minuto
- Nel 2026 la Cassa Dottori Commercialisti riconosce 500 €/mese ai dominus che ospitano tirocinanti, se garantita borsa di studio di almeno 1.000 €/mese al praticante.
- L’agevolazione vale indipendentemente dal reddito del dominus.
- Per accedere: praticante iscritto al Registro, borsa regolare, domanda via piattaforma DCT nei periodi previsti (4 finestre trimestrali per l’invio).
- Documenti chiave: contratto borsa, iscrizione praticante, libretto tirocinio, bonifici borsa di studio.
- Il dominus può partecipare per più tirocinanti (domanda separata per ciascuno).
- Stanziati 5 milioni per il 2026; il bando è annuale, possibile rinnovo se la misura avrà successo.
La struttura del contributo e i requisiti di accesso
L’iniziativa della CDC si inserisce in un panorama in cui il tirocinio professionale rappresenta spesso un nodo critico. Molti giovani laureati faticano a trovare studi disposti ad accoglierli con un compenso adeguato, e altrettanti professionisti esitano ad assumere l’onere formativo senza un supporto economico.
Il contributo tirocinio commercialisti viene erogato per ogni mese di praticantato svolto durante l’anno 2026, a prescindere dal reddito professionale del dominus. Si tratta di un aspetto rilevante: l’accesso all’agevolazione non subisce limitazioni legate al volume d’affari o alla situazione reddituale del professionista.
Ciascun praticante, tuttavia, deve soddisfare precisi requisiti formali:
- L’iscrizione al Registro dei Praticanti, nella sezione dedicata ai “Tirocinanti Commercialisti”;
- La pre-iscrizione alla Cassa Dottori Commercialisti, oppure aver presentato formale domanda di iscrizione.
Sono condizioni che nella prassi possono generare qualche difficoltà burocratica, specie per chi si affaccia per la prima volta al mondo ordinistico. Ma rappresentano anche una garanzia di tracciabilità del rapporto formativo.
Lo stanziamento complessivo e le finestre temporali
Per il 2026 la Cassa ha messo a disposizione 5 milioni di euro. Una dotazione finanziaria che testimonia la volontà di dare respiro concreto all’iniziativa, pur con i limiti imposti dalle risorse disponibili.
Le domande dovranno essere inoltrate attraverso il servizio telematico denominato DCT, accessibile dal portale della CDC. Non un flusso continuo, però: il bando prevede quattro finestre distinte, ciascuna riferita a un trimestre di attività formativa. Occorre prestare attenzione alle scadenze, perché il mancato rispetto dei termini comporta la perdita del diritto al contributo per quel periodo.
Ecco il calendario delle aperture:
- I trimestre 2026 (gennaio-marzo): domande dal 1° al 30 aprile 2026;
- II trimestre 2026 (aprile-giugno): domande dal 1° al 31 luglio 2026;
- III trimestre 2026 (luglio-settembre): domande dal 1° al 31 ottobre 2026;
- IV trimestre 2026 (ottobre-dicembre): domande dal 1° al 31 gennaio 2027.
Si consideri che la tempistica trimestrale impone al dominus un’organizzazione puntuale: ogni tre mesi sarà necessario predisporre la documentazione e accedere alla piattaforma.
La documentazione richiesta per la domanda
L’iter burocratico prevede l’allegazione di una serie di documenti che attestino la sussistenza dei requisiti. Il bando della CDC è piuttosto dettagliato su questo punto.
I dominus dovranno presentare, per ogni tirocinante:
- Documento di identità valido (sia del dominus che del praticante);
- Il contratto di conferimento della borsa di studio, che deve riportare l’importo mensile di almeno 1.000 euro;
- Certificato di iscrizione al Registro dei praticanti, con specifica indicazione della sezione “Tirocinanti Commercialisti”;
- Copia del libretto di tirocinio, sul quale risulti il nominativo del dominus;
- Evidenze dei bonifici bancari effettuati a titolo di borsa di studio per il periodo oggetto di richiesta.
Quest’ultimo requisito è particolarmente significativo. La Cassa vuole tracce concrete dell’avvenuto versamento, non semplici dichiarazioni. Una scelta che, se da un lato complica leggermente la procedura, dall’altro garantisce serietà e trasparenza.
Aspetti applicativi e criticità ricorrenti
Un professionista può seguire più tirocinanti contemporaneamente? Sì. E per ognuno di essi, se sussistono le condizioni, può richiedere il contributo. Il bando specifica che va presentata una domanda distinta per ciascun praticante.
Questa possibilità apre scenari interessanti per gli studi di medie-grandi dimensioni, che potrebbero strutturare percorsi formativi più articolati e, al contempo, beneficiare di un sostegno economico significativo.
Rimangono alcune zone d’ombra. Ad esempio: cosa accade se il rapporto di tirocinio si interrompe a metà trimestre? Il bando non fornisce indicazioni esplicite su questa eventualità. È ragionevole presumere che il contributo venga erogato in proporzione ai mesi effettivamente svolti, ma sarebbe opportuno un chiarimento ufficiale.
Altro aspetto: il controllo ex post sui bonifici. La Cassa si riserva facoltà di verifica? Presumibilmente sì, ma le modalità concrete andrebbero meglio specificate per evitare contenziosi futuri.
Le ricadute sul sistema formativo della professione
L’iniziativa della CDC si colloca in un contesto più ampio di rinnovamento generazionale. Il tirocinio rappresenta storicamente un passaggio delicato: tre anni di formazione gratuita (o quasi) sono un ostacolo non indifferente per molti giovani, specie in assenza di un sostegno familiare.
Garantire una borsa minima di 1.000 euro mensili significa rendere sostenibile questo percorso. E per gli studi professionali, ricevere 500 euro al mese può fare la differenza tra accogliere o meno un praticante.
Certo, 1.000 euro non sono uno stipendio competitivo. Ma in fase formativa rappresentano comunque una base dignitosa, che consente di affrontare le spese quotidiane senza troppe rinunce.
La dotazione di 5 milioni potrebbe però rivelarsi insufficiente, qualora le adesioni fossero massicce. Si tratta di una variabile difficile da prevedere: molto dipenderà dalla capacità di comunicazione dell’iniziativa e dalla sensibilità dei professionisti verso il tema della formazione.
Modalità operative e accesso al servizio telematico
Il servizio DCT sarà attivato nel corso del 2026 sul sito istituzionale della Cassa. Non è ancora disponibile, al momento della pubblicazione del bando, una demo o un’anteprima dell’interfaccia. Ci si aspetta una piattaforma simile a quelle già utilizzate per altri adempimenti previdenziali.
Sarà necessario accedere con credenziali personali (verosimilmente SPID o CNS, anche se il bando non lo specifica in modo esplicito). Una volta autenticati, il professionista potrà compilare il form di richiesta e caricare i documenti in formato digitale.
La scelta di concentrare tutto su un unico canale telematico è coerente con la digitalizzazione degli adempimenti professionali. Ma comporta anche qualche rischio: problemi tecnici, difficoltà di accesso, sovraccarico del sistema a ridosso delle scadenze. Aspetti che, come spesso accade, emergeranno solo nella fase operativa.
Prospettive e sviluppi futuri dell’incentivo
Resta da capire se l’iniziativa avrà carattere pluriennale o si esaurirà con il 2026. Il bando parla esplicitamente di tirocini svolti “nel corso del 2026”, ma non esclude eventuali rifinanziamenti futuri.
Molto dipenderà dall’esito di questa prima annualità: se l’adesione sarà ampia e i risultati positivi, è probabile che la Cassa rinnovi lo stanziamento anche per gli anni successivi. In caso contrario, potrebbe trattarsi di un esperimento isolato.
Un elemento di valutazione sarà sicuramente il monitoraggio degli esiti formativi: i praticanti che hanno beneficiato della borsa completano il percorso? Superano l’esame di abilitazione in tempi congrui? Questi dati potrebbero orientare le scelte future della Cassa.
La misura si inserisce in un quadro di politiche attive per la professione, in cui la previdenza non si limita alla gestione pensionistica ma assume un ruolo più ampio di sostegno allo sviluppo professionale. Un approccio che altre Casse private hanno già sperimentato, con risultati alterni.