Il 4 settembre 2025 segna una svolta storica per il mondo professionale italiano. Il Consiglio dei ministri ha approvato tre disegni di legge delega che ridisegnano completamente l’assetto di oltre 1,6 milioni di iscritti agli Albi professionali. Una rivoluzione silenziosa ma profonda, che arriva dopo tredici anni di attesa – l’ultimo intervento organico risaliva infatti al decreto legge 138 del 2011. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato che le misure approvate “puntano a valorizzare i diversi ambiti professionali, adeguando le leggi di settore ai cambiamenti della società”. Parole che suonano come una promessa di riscatto per categorie che si sono sentite, nelle sue stesse parole, “addirittura di serie B” per troppo tempo.
📋 Cosa sapere in un minuto
🎯 La svolta: Il 4 settembre 2025 il Consiglio dei ministri approva la prima riforma organica delle professioni ordinistiche dopo 13 anni. Coinvolge 1,6 milioni di professionisti in 14 categorie.
💰 Equo compenso per tutti: Non più solo con banche e assicurazioni, ma esteso a qualsiasi rapporto professionale. Nuovi parametri più aderenti al mercato attuale.
⚖️ Avvocati liberi: Addio a molte incompatibilità (possono fare amministratori di società), ok a reti multidisciplinari con altri professionisti. Consigli di disciplina gestiti dagli Ordini, non più dai tribunali.
🏥 Medici protetti: Scudo penale definitivo – responsabilità penale solo per colpa grave se seguono linee guida ufficiali. Addio alla medicina difensiva.
🎓 Formazione digitale: Crediti formativi obbligatori su intelligenza artificiale e nuove tecnologie. Elezioni online negli Ordini con quote di genere nella governance.
⏱️ I tempi: Iter parlamentare per l’approvazione, poi 24 mesi al Governo per i decreti attuativi. Rischio slittamento oltre la legislatura per la tempistica stretta.
⚠️ Attenzione: Commercialisti esclusi dalla riforma – il loro disegno di legge è stato rinviato a data da destinarsi. Perplessità dall’Associazione Nazionale Forense sulla riforma dell’avvocatura
L’architettura della riforma: tre pilastri per il cambiamento
La riforma delle professioni ordinistiche si articola su tre fronti distinti, ciascuno con la propria specificità. Il primo riguarda quattordici categorie professionali – dagli architetti ai geometri, dai consulenti del lavoro agli spedizionieri doganali. Il secondo si concentra esclusivamente sull’avvocatura. Il terzo tocca le professioni sanitarie, introducendo il tanto discusso scudo penale per i medici.
Nel disegno di legge sono elencati oltre venti principi guida, tra cui parità di genere nella governance e nelle liste elettorali per gli Ordini e i Consigli nazionali. Ma c’è di più: l’equo compenso viene esteso a tutti i rapporti con i clienti, non più solo a quelli “forti” come banche e assicurazioni. Una misura che promette di cambiare concretamente la vita quotidiana dei professionisti.
Equo compenso per tutti: la rivoluzione silenziosa
L’estensione dell’equo compenso rappresenta forse l’aspetto più concreto della riforma. Fino ad oggi, questa tutela era riservata principalmente ai rapporti con soggetti economicamente forti – banche, assicurazioni, grandi società. Ora invece si applicherà a qualsiasi rapporto professionale.
La revisione della disciplina riguarderà anche i parametri per calcolare l’equo compenso, con l’obiettivo di renderli più aderenti alla realtà del mercato. Nella prassi professionale si osserva spesso come i vecchi parametri fossero ormai inadeguati, specialmente per prestazioni che richiedono competenze digitali o specialistiche non contemplate nelle tabelle tradizionali.
Le tutele sociali vengono ampliate con l’estensione delle agevolazioni per rinviare scadenze fiscali e contributive. Non più solo maternità e infortuni, ma anche malattie gravi potranno giustificare proroghe automatiche. Un aspetto spesso trascurato nelle discussioni, ma cruciale per chi vive la precarietà del lavoro autonomo.
Addio ai tribunali: i consigli di disciplina cambiano casa
Una delle novità più significative riguarda la gestione della disciplina professionale. I consigli di disciplina non saranno più nominati dai presidenti dei tribunali, ma per vie “interne” dagli Ordini. Si tratta di un cambiamento che modifica radicalmente l’equilibrio dei poteri all’interno delle professioni ordinistiche.
Nell’esperienza applicativa si è spesso notato come l’attuale sistema creasse tensioni tra magistratura e ordini professionali. Con la nuova disciplina, gli Ordini acquisiscono maggiore autonomia nella gestione dei procedimenti disciplinari, ma anche maggiori responsabilità. Un aspetto che richiederà particolare attenzione nella fase attuativa.
Avvocati: verso un nuovo modello di esercizio
Per l’avvocatura, la riforma costituisce il primo intervento organico dopo la legge 247 del 2012. Il disegno di legge ribadisce la libertà e l’indipendenza dell’avvocato e ripristina il giuramento professionale. Ma le novità più rilevanti riguardano le modalità di esercizio della professione.
La disciplina delle reti professionali permette agli avvocati di esercitare la professione partecipando a reti, anche multidisciplinari, con altri professionisti come commercialisti e ingegneri. Una possibilità che fino ad oggi era limitata da vincoli normativi spesso obsoleti.
Il regime delle incompatibilità viene significativamente allentato. Vengono aggiunte cariche o funzioni quali amministratore unico o consigliere delegato di società di capitali, amministratore di condominio e agente sportivo. Cambiamenti che riflettono l’evoluzione del mercato del lavoro e delle esigenze professionali.
Medici: arriva lo scudo penale definitivo
Il settore sanitario ottiene una delle misure più attese: lo scudo penale per i medici. Il disegno di legge limita la punibilità per omicidio colposo e lesioni personali colpose, commessi nell’esercizio di una professione sanitaria, ai soli casi di colpa grave. Una protezione che si applica quando vengano rispettate le linee guida ufficiali o le buone pratiche clinico-assistenziali.
Si introducono specifici parametri sulla base dei quali il giudice procede all’accertamento della colpa e del suo grado, considerando la scarsità delle risorse umane e materiali disponibili, le eventuali carenze organizzative nonché la complessità della patologia del paziente.
La misura punta a ridurre il fenomeno della medicina difensiva, che spesso porta i medici a prescrivere esami e terapie non strettamente necessari per tutelarsi legalmente. Un problema che costa al sistema sanitario miliardi di euro ogni anno.
Formazione e digitalizzazione: il futuro è già qui
La revisione della formazione continua e del tirocinio mira a renderli più aderenti alle esigenze del mercato del lavoro. I crediti formativi obbligatori includeranno specifici moduli dedicati alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale. Un segnale chiaro che le professioni ordinistiche non possono ignorare la trasformazione digitale.
Le elezioni online per gli organi degli Ordini rappresentano un passo verso la modernizzazione delle procedure. Si introduce la parità di genere nella governance degli Ordini professionali e nelle liste elettorali per i Consigli nazionali, con l’obiettivo di rendere più rappresentativa la leadership professionale.
Specializzazioni: il riconoscimento delle competenze
Si prevede una disciplina delle specializzazioni per le categorie interessate che ne facciano esplicita richiesta, previa valutazione di opportunità e parere vincolante del Consiglio nazionale competente. Una novità importante per professioni tecniche come ingegneri e architetti, che potranno finalmente vedere riconosciute ufficialmente le proprie competenze specialistiche.
L’organizzazione dei corsi formativi sarà affidata ai Consigli nazionali e agli ordini territoriali, anche in collaborazione con le università. Un modello che promette di avvicinare la formazione professionale alle esigenze concrete del mercato.
I tempi della riforma: una corsa contro il calendario
La delega dovrà essere attuata entro 24 mesi dall’approvazione parlamentare. Tempi stretti, che rischiano di mettere sotto pressione l’iter legislativo. Il governo dovrà infatti predisporre i decreti attuativi in un periodo che coincide con la fase finale della legislatura.
Il Governo avrà due anni di tempo, dopo l’approvazione parlamentare, per adottare i decreti attuativi. Una tempistica stretta, che rischia di far slittare alcune misure oltre la legislatura.
Le reazioni: consenso tra luci e ombre
Rosario De Luca, Presidente di ProfessionItaliane, ha espresso grande soddisfazione per l’approvazione del disegno di legge, definendolo “un segno di modernità che valorizza il ruolo sociale degli Ordini”. Apprezzamento condiviso anche da Confprofessioni, anche se con alcune riserve sulla necessità di coinvolgere tutte le rappresentanze professionali.
L’Associazione Nazionale Forense ha invece espresso perplessità sulla riforma dell’avvocatura, definendo la proposta “inadeguata” e chiedendo l’apertura di un tavolo di confronto più ampio.
Il caso commercialisti: rinvio che fa discutere
L’atteso esame del disegno di legge delega relativo alla professione di dottore commercialista e di esperto contabile è stato rinviato a una prossima riunione. Una decisione che lascia nell’incertezza una delle categorie professionali più numerose del paese.
Il rinvio solleva interrogativi sui tempi di attuazione dell’intera riforma. Con l’agenda parlamentare già fitta di impegni, ogni ritardo rischia di compromettere l’obiettivo di completare il percorso entro la fine della legislatura.
Verso una professione 4.0
La riforma delle professioni ordinistiche si inserisce in un contesto di profonda trasformazione del lavoro. L’intelligenza artificiale, la digitalizzazione, i nuovi modelli di business richiedono un aggiornamento delle competenze professionali che non può più essere rimandato.
Le misure approvate dal Consiglio dei ministri rappresentano un primo passo verso questo futuro. Resta da vedere se i tempi di attuazione saranno compatibili con la velocità dei cambiamenti in corso. Una sfida che coinvolge non solo i professionisti, ma l’intero sistema paese.