Per le associazioni sportive dilettantistiche di maggiori dimensioni il bilancio non può più limitarsi a numeri e prospetti contabili. Il Documento di Ricerca del CNDCEC e della FNC del 13 dicembre 2023 estende infatti alle ASD una logica già sperimentata nel Terzo settore: affiancare ai prospetti di bilancio una relazione di missione strutturata, capace di raccontare in modo trasparente che cosa fa l’ente, come lo fa e con quali equilibri economici e finanziari. Questo documento, richiamando lo schema del D.M. 5 marzo 2020 sugli ETS, delinea paragrafi, contenuti minimi e informazioni aggiuntive che le ASD dovrebbero valutare di inserire quando rilevanti per rappresentare in modo veritiero e corretto la gestione. Non si tratta solo di un adempimento formale. In pratica viene chiesto ai dirigenti sportivi di alzare il livello di consapevolezza gestionale e di presidiare, con strumenti simili a quelli delle imprese, la sostenibilità nel tempo della propria attività.
🕒 Cosa sapere in un minuto
- La relazione di missione ASD affianca il bilancio e racconta attività, scelte gestionali e uso delle risorse;
- Il Documento di Ricerca CNDCEC/FNC indica 21 paragrafi che spaziano da dati generali, patrimonio netto, attività connesse e diverse, fino alla continuità aziendale;
- Donazioni vincolate e condizionate hanno impatti contabili diversi su patrimonio netto e debiti e richiedono monitoraggio puntuale;
- Attività connesse e attività diverse vanno distinte, documentate e tenute entro limiti quantitativi, per evitare la cancellazione dal RASD;
- La relazione di missione diventa anche strumento di controllo interno e di prova della democraticità e della trasparenza dell’ASD.
Informazioni generali e missione sportiva
Il primo blocco della relazione di missione ASD ruota attorno all’identità dell’ente. Si descrivono la missione sportiva, le discipline praticate, gli enti di affiliazione (Federazioni, Discipline associate, Enti di promozione), l’iscrizione al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche e la sua anzianità, il regime fiscale applicato, le sedi operative e le attività svolte in ciascuna sede.
In questa parte si colloca anche l’eventuale riconoscimento della personalità giuridica, sia tramite iscrizione nei registri prefettizi o regionali, sia tramite il RASD. È il quadro di base che consente a chi legge il bilancio di capire “chi è” l’associazione, dove opera, con quali forme di riconoscimento e quale cornice fiscale adotta.
Accanto a ciò, il Documento di Ricerca chiede di dare spazio ai dati sugli associati e sui tesserati e di descrivere come partecipano alla vita democratica dell’ente: numero di assemblee convocate, ordine del giorno, quorum costitutivi e deliberativi. Questo monitoraggio serve a dimostrare il rispetto dei principi di democrazia interna richiesti dall’art. 7 D.Lgs. 36/2021 e diventa un argomento importante anche in caso di controlli fiscali.
Politiche contabili e criteri di valutazione
Un’altra sezione della relazione di missione ASD riguarda le scelte contabili adottate. Qui l’ente illustra i criteri di valutazione delle voci di bilancio, le eventuali rettifiche di valore, la conversione di valori espressi in valuta estera, e indica se segue i principi contabili nazionali e in particolare l’OIC 35, richiamando, quando opportuno, gli artt. 2423, 2423-bis e 2426 c.c.
Si specificano anche eventuali accorpamenti o eliminazioni di voci rispetto agli schemi proposti dal CNDCEC e dalla FNC. Per le ASD più strutturate questa parte diventa una sorta di “nota metodologica” che chiarisce come leggere la situazione patrimoniale e il rendiconto gestionale.
In filigrana c’è un messaggio: chi amministra un sodalizio sportivo di una certa dimensione non può più permettersi regole contabili informali o improvvisate.
Patrimonio netto vincolato e libero
Uno dei punti più delicati del Documento di Ricerca riguarda il patrimonio netto. La relazione di missione chiede di spiegare in modo analitico le movimentazioni delle diverse voci, la loro origine, la possibilità di utilizzo, l’esistenza di vincoli e il modo in cui tali riserve sono state usate negli esercizi precedenti.
Viene introdotta, anche per le associazioni sportive dilettantistiche, una distinzione chiara tra:
-
patrimonio netto “vincolato”, che deriva da riserve statutarie vincolate, decisioni degli organi dell’ente o vincoli apposti da donatori esterni;
-
patrimonio netto “libero”, che comprende il risultato gestionale degli esercizi passati e altre riserve non soggette a vincoli particolari.
Questa impostazione ha riflessi pratici. Quando l’ente riceve contributi o liberalità destinati a specifici progetti, la loro corretta imputazione condiziona l’ammontare di patrimonio vincolato e quello libero. Finché le risorse non vengono utilizzate nel rispetto del vincolo, il patrimonio netto può muoversi in modo anche significativo e le ASD che hanno personalità giuridica devono monitorare questi movimenti per verificare il mantenimento del patrimonio minimo di € 10.000.
Donazioni vincolate, donazioni condizionate e loro effetti
La relazione di missione dedica un passaggio specifico alle erogazioni liberali. Non tutte le donazioni sono uguali, neppure sul piano contabile. Il Documento distingue in particolare tra erogazioni vincolate ed erogazioni condizionate.
Nelle donazioni vincolate il donatore stabilisce uno scopo specifico, ma la proprietà delle somme passa comunque all’ente. Queste risorse, finché non vengono utilizzate, alimentano una riserva di patrimonio netto vincolato.
Nelle erogazioni condizionate invece c’è un evento futuro e incerto che decide il destino della donazione. Fino a quando la condizione non si verifica, l’ASD iscrive la somma come debito. Solo se l’evento si realizza il debito viene stornato e l’importo diventa un provento nel rendiconto gestionale; se la condizione non si avvera l’ente deve restituire la somma al donatore.
La relazione di missione deve spiegare in modo comprensibile quali tipologie di donazioni l’ente ha ricevuto, con quali vincoli o condizioni, e come le ha rappresentate in bilancio. Si tratta di un’informazione che interessa molto anche gli stakeholder esterni, dagli sponsor alle amministrazioni pubbliche.
Attività istituzionali, attività connesse e attività diverse
Un blocco centrale della relazione di missione ASD riguarda le diverse aree di attività. Il Documento propone di analizzare le principali componenti del rendiconto gestionale per categoria, distinguendo proventi, ricavi, oneri e costi delle varie aree.
All’interno di questo quadro, due concetti vanno messi bene a fuoco: le attività commerciali connesse e le attività diverse. Le prime sono attività che completano e sostengono direttamente la missione sportiva e godono del regime agevolato della Legge 398/1991. Le seconde sono attività ulteriori, che lo statuto può prevedere come secondarie e strumentali, ma che non rappresentano il naturale prolungamento dell’azione sportiva dilettantistica.
Per rendere più chiaro il confine, può essere utile uno schema da usare anche in sede di redazione della relazione di missione.
| Profilo | Attività connesse | Attività diverse |
|---|---|---|
| Rapporto con la missione sportiva | Completano e supportano direttamente l’attività sportiva dilettantistica; | Sono ulteriori rispetto agli scopi sportivi principali; |
| Esempi tipici | Somministrazione di alimenti e bevande durante gare, vendita di materiale sportivo legato agli eventi; | Servizi di benessere non strettamente sportivi, attività non collegate alla disciplina praticata; |
| Trattamento fiscale | Possono rientrare nel regime agevolato Legge 398/1991; | Soggette ai limiti quantitativi previsti per le attività diverse e a perdita di agevolazioni in caso di superamento; |
| Rischio regolamentare | Rischio minore se correttamente documentate e coerenti con la missione; | Superamento dei limiti può portare alla cancellazione dal RASD e all’obbligo di devoluzione del patrimonio. |
Il Documento richiama i limiti quantitativi che nel mondo ETS, per le attività diverse, sono parametrati al 30% delle entrate complessive o al 66% dei costi complessivi dell’ente. Per le ASD, in attesa di parametri specifici, la logica rimane simile: monitorare con attenzione peso e ruolo delle attività diverse, perché, se per due esercizi consecutivi si superano i limiti che verranno fissati, la conseguenza può essere la cancellazione dal RASD con obbligo di devoluzione del patrimonio.
La relazione di missione, quindi, non si limita a dire “cosa si fa”, ma documenta perché certe attività sono considerate connesse e altre invece diverse e come queste ultime restano effettivamente secondarie e strumentali.
Raccolta fondi e rendicontazione specifica
Accanto alle attività connesse e diverse, la relazione di missione ASD deve anche descrivere le iniziative di raccolta fondi. Il riferimento è all’art. 25, comma 2, L. 133/1999 e all’art. 20, comma 2, d.P.R. 600/1973, che impongono un rendiconto specifico delle campagne occasionali con l’indicazione chiara di entrate e spese per ciascuna iniziativa.
La relazione può richiamare tali rendiconti, spiegando in modo discorsivo finalità delle campagne, modalità di svolgimento, risultati economici e uso delle somme raccolte. Nella prassi questa trasparenza aiuta anche a consolidare la fiducia dei donatori.
Volontari, lavoratori e governance
Un’ulteriore sezione riguarda le persone che operano nell’ASD. La relazione di missione riporta il numero dei dipendenti suddivisi per categoria, evidenzia le movimentazioni intervenute nell’esercizio e indica il numero dei volontari, distinguendo, dove possibile, tra figure sportive e non sportive.
Questi dati aiutano a presidiare il corretto inquadramento dei rapporti, la gestione dei rimborsi spese e l’adempimento degli obblighi assicurativi per responsabilità civile verso terzi. L’assenza, nel mondo ASD, di vincoli quantitativi tra soci, volontari e lavoratori non esonera dall’esigenza di documentare in modo chiaro chi fa che cosa.
La relazione di missione indica poi i compensi riconosciuti all’organo esecutivo, all’organo di controllo e all’eventuale revisore legale, anche in forma aggregata per categoria, e descrive le operazioni con parti correlate. Qui l’attenzione non è solo contabile. Si presidia anche il divieto di distribuzione, diretta o indiretta, di utili a soggetti che controllano o amministrano l’ente.
Il Glossario del Documento chiarisce che sono parti correlate non solo gli amministratori, ma anche soggetti in grado di esercitare il controllo, dipendenti o volontari con responsabilità strategiche e determinate persone legate ai soggetti già considerati parti correlate.
Relazione di missione ASD, continuità aziendale e prospettive
Le ultime sezioni della relazione di missione ASD spostano lo sguardo sul futuro. Il Documento chiede una descrizione dell’andamento della gestione, degli indicatori finanziari e non finanziari utilizzati, dei principali rischi e incertezze, dei rapporti sinergici con altri enti o con reti associative, delle previsioni sull’evoluzione della gestione e degli equilibri economici e finanziari attesi.
In questo quadro si inserisce anche la proposta di destinazione dell’avanzo di gestione o di copertura dell’eventuale disavanzo: utilizzo per coprire perdite pregresse, accantonamento a riserve libere, creazione di riserve vincolate per scelta degli organi. L’avanzo, in un’ottica di lucro “oggettivo” legato all’efficienza organizzativa, è ammesso, a differenza del lucro “soggettivo” vietato dal divieto di distribuzione degli utili.
La relazione di missione chiude il cerchio descrivendo in quale modo l’ente ritiene di perseguire le finalità statutarie nel tempo, in una prospettiva di continuità aziendale. Qui si incrocia il richiamo all’art. 2086 c.c. e agli adeguati assetti organizzativi: il Documento di Ricerca, in sostanza, invita i dirigenti delle ASD più strutturate a ragionare come amministratori di imprenditori collettivi, capaci di leggere per tempo squilibri e criticità.



