Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha chiarito la posizione dell’Esecutivo sull’ipotesi di innalzamento della soglia del regime forfettario a 100.000 euro durante la seduta della Commissione Finanze della Camera del 25 giugno 2025. Il Sottosegretario Federico Freni ha evidenziato come l’entrata in vigore della nuova disciplina comunitaria abbia di fatto precluso ulteriori estensioni in deroga, rendendo necessaria una modifica della direttiva europea.
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Il quadro normativo europeo: ostacoli e vincoli
La questione dell’ampliamento della soglia forfettaria si confronta oggi con un panorama normativo europeo profondamente mutato. La direttiva (UE) 2020/285, modificativa della direttiva 2006/112/CE in materia di regime speciale per le piccole imprese, ha infatti introdotto dal 1° gennaio 2025 il regime transfrontaliero di franchigia IVA, sopprimendo contestualmente l’articolo 285 della direttiva originaria.
Questa trasformazione normativa presenta… beh, diciamo che comporta l’eliminazione delle disposizioni che storicamente avevano consentito agli Stati membri di richiedere deroghe per l’estensione dei limiti di franchigia IVA. Il meccanismo previgente permetteva infatti di superare la soglia di base di 5.000 euro stabilita dalla normativa comunitaria, attraverso specifiche autorizzazioni della Commissione europea.
Dalla franchigia alla flat tax: meccanismi interconnessi
Nell’esperienza applicativa italiana, il regime forfettario ha sempre rappresentato – se vogliamo dirla tutta – una forma ibrida di agevolazione fiscale, nella quale convergono elementi di semplificazione contabile e parziale esenzione dagli obblighi IVA. Tale impostazione si basa proprio sull’applicazione della franchigia IVA comunitaria, consentendo agli operatori di non addebitare l’imposta sulle fatture emesse e di non operare detrazioni sugli acquisti.
La prassi amministrativa ha talvolta interpretato questa interconnessione come un vincolo inscindibile… ed ecco che qualsiasi revisione delle soglie di accesso richiede necessariamente un adeguamento del quadro normativo europeo. È opportuno notare come il Governo condivida, secondo quanto affermato dal Sottosegretario Freni, la necessità di estendere le soglie per l’accesso alla flat tax, pur dovendo confrontarsi con la nuova disciplina unionale che preclude l’innalzamento.
Le implicazioni del nuovo regime transfrontaliero
Con l’introduzione del regime transfrontaliero di franchigia, tutti gli Stati membri possono ora prevedere nella propria legislazione un regime forfettario fino a 85.000 euro per le cessioni di beni e prestazioni di servizi interne, con soglia che sale a 100.000 euro per le operazioni intra-UE. Tuttavia – e questo è il punto cruciale – intervenire sulle soglie nazionali non è più nella disponibilità dei Governi nazionali.
Come specifica il MEF nella risposta parlamentare: “attesa la soppressione dell’articolo 285 e l’inserimento, da parte dell’articolo 284, di un unico regime di franchigia con soglia di volume d’affari fissata a 85.000 euro”. Si consideri che nessuna nuova richiesta di deroga può quindi essere avanzata dai diversi Paesi, ponendo il Governo italiano nell’impossibilità di agire secondo il modello adottato in precedenza.
Le strategie alternative: revisione della direttiva
Resta aperta la via di “verificare in sede unionale eventuali revisioni della direttiva che consentono un innalzamento della soglia, anche in assenza di operazioni transfrontaliere”, ha specificato il MEF. Tuttavia, la strada si presenta sempre più in salita e difficile da percorrere, considerando che richiederebbe un intervento legislativo a livello europeo.
Nella pratica professionale si osserva come l’ipotesi di una revisione complessiva della direttiva europea appaia… beh, diciamo che presenta profili di complessità notevoli. Tale percorso comporterebbe infatti la necessità di un consenso unanime tra gli Stati membri, spesso foriero di negoziazioni prolungate e dal risultato incerto.