La strategia antievasione dell’Agenzia delle Entrate per i controlli fiscali 2025 segna una svolta decisiva nel rapporto tra fisco e contribuenti. Dal primo semestre dell’anno, gli accessi brevi effettuati sono stati oltre 22.000, quadruplicando rispetto ai 5.500 del primo semestre 2024. Il nuovo approccio privilegia verifiche rapide e dialogo preventivo, secondo quanto emerge dalle dichiarazioni del Direttore Vincenzo Carbone. Il cambio di paradigma mira a intercettare anomalie prima che si trasformino in contenziosi. Non più solo controlli ex post, quindi, ma verifiche preventive che consentono ai soggetti di regolarizzare la propria posizione prima dell’emissione di atti di accertamento formali.
La nuova filosofia degli accessi brevi
Nei primi 6 mesi del 2025 sono quadruplicati i controlli fiscali, con particolare riferimento agli interventi ispettivi di durata limitata. Questi controlli si configurano come verifiche mirate che sfruttano l’incrocio di banche dati per individuare discrepanze nei comportamenti dichiarativi dei contribuenti.
L’elemento caratterizzante è la tempestività dell’intervento. L’amministrazione finanziaria non aspetta più che eventuali irregolarità si consolidino nel tempo, ma interviene rapidamente per segnalare criticità e offrire al contribuente l’opportunità di sanare spontaneamente le posizioni.
Nel contesto dei controlli preventivi, occorre considerare che l’articolo 12 del D.Lgs. 218/1997 disciplina le modalità di accesso presso i contribuenti, stabilendo precise garanzie procedurali che restano applicabili anche nelle verifiche di durata ridotta.
Compliance e collaborazione preventiva come strumenti operativi
La strategia del 2025 pone al centro la compliance, intesa come adempimento spontaneo delle obbligazioni tributarie. Le lettere di compliance dello scorso anno hanno portato ad entrate per lo Stato pari a 4,5 miliardi di euro, dimostrando l’efficacia di questo approccio collaborativo.
Il meccanismo si articola attraverso comunicazioni preventive che evidenziano potenziali anomalie nelle dichiarazioni. Il contribuente può così fornire chiarimenti o procedere alla regolarizzazione prima che si arrivi alla fase dell’accertamento vero e proprio.
Nella prassi operativa si osserva che questo modello riduce significativamente i tempi di definizione delle controversie, evitando il ricorso alle commissioni tributarie. L’amministrazione finanziaria privilegia quindi il dialogo alla sanzione, pur mantenendo ferma la propria capacità di controllo.
Il concordato preventivo biennale e la cooperative compliance
Tra gli strumenti innovativi assume particolare rilevanza il concordato preventivo biennale, che coinvolge quasi 3 milioni di contribuenti soggetti agli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA). Si tratta di un meccanismo che consente di definire ex ante la base imponibile, riducendo l’incertezza e incentivando comportamenti fiscalmente virtuosi.
La cooperative compliance, poi, rappresenta l’evoluzione più avanzata del rapporto collaborativo fisco-contribuente. Attraverso questo istituto, disciplinato dal decreto del MEF del 9 luglio 2025, anche le piccole e medie imprese possono accedere a un regime di monitoraggio preventivo che riduce i rischi di accertamento.
È interessante notare come il decreto ministeriale abbia eliminato l’obbligo del tax control framework per l’adesione alla cooperative compliance, ampliando così la platea dei soggetti potenzialmente interessati.
Focus specifici: frodi carosello e bonus edilizi
L’azione di contrasto si concentra su fenomeni evasivi di particolare gravità. Sono state bloccate compensazioni indebite tra crediti e debiti d’imposta tramite modello F24 per 2.400 soggetti nel primo semestre 2025, con un recupero d’imposta di 4 miliardi e mezzo di euro.
Le frodi legate ai bonus edilizi costituiscono un’area di intervento prioritaria. L’amministrazione ha potenziato i controlli sui crediti ceduti, verificando la genuinità delle operazioni attraverso l’analisi degli andamenti temporali e dei soggetti coinvolti nelle cessioni.
Secondo quanto stabilito dall’articolo 121 del D.L. 34/2020, i crediti derivanti da interventi edilizi agevolati sono soggetti a specifici meccanismi di controllo che l’Agenzia delle Entrate sta applicando con crescente intensità.
Le partite IVA “apri e chiudi” nel mirino
Un fenomeno che attira particolare attenzione è quello delle cosiddette partite IVA “apri e chiudi”, utilizzate spesso per eludere obblighi tributari. La strategia di contrasto si basa sull’analisi delle tempistiche di apertura e chiusura delle posizioni, incrociando questi dati con i volumi di affari dichiarati e le operazioni effettuate.
L’amministrazione finanziaria monitora con maggiore intensità i soggetti che presentano pattern comportamentali anomali, come periodi di attività molto brevi seguiti da significativi movimenti finanziari. Questo approccio preventivo consente di intervenire prima che le condotte elusive si consolidino.
Comunicazioni di irregolarità: i numeri del sistema
I controlli sulle dichiarazioni dei redditi generano in media 6,5 milioni di comunicazioni di irregolarità, evidenziando l’ampiezza dell’attività di verifica automatizzata svolta dall’amministrazione. Questi controlli formali rappresentano la prima linea di difesa contro l’evasione, consentendo di individuare errori o omissioni nelle dichiarazioni presentate.
Il sistema di controllo automatizzato si basa sull’incrocio delle informazioni contenute nell’Anagrafe Tributaria con i dati dichiarativi, permettendo di identificare discrepanze che richiedono approfondimenti. La comunicazione di irregolarità costituisce spesso il primo momento di contatto tra fisco e contribuente per la risoluzione di problematiche dichiarative.
Prospettive future e impatti sul sistema tributario
La strategia delineata dal Direttore Carbone prospetta un fisco più moderno e dialogante, capace di utilizzare le tecnologie disponibili per anticipare le problematiche anziché limitarsi a sanzionarle. Il fisco non deve essere più percepito come un ostacolo, ma piuttosto un volano di semplificazione e attrattività per gli investimenti e l’economia.
L’investimento su giovani funzionari specializzati – si parla di 11mila assunzioni negli ultimi tre anni, cui se ne aggiungeranno a breve altri 3mila – testimonia la volontà di rinnovare profondamente l’approccio dell’amministrazione finanziaria.
Questo nuovo modello operativo si inserisce in una visione sistemica che punta alla riduzione del tax gap attraverso strumenti collaborativi piuttosto che repressivi, mantenendo però ferma la capacità di intervento nelle situazioni di evasione qualificata.