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Abbuono contabile: disciplina e rilevazione nelle scritture d’impresa

1 Agosto, 2025

Quando beni o servizi risultano difformi dalle specifiche contrattuali o presentano vizi, il fornitore può concedere una riduzione dell’importo dovuto attraverso l’istituto dell’abbuono. Questo meccanismo rappresenta una delle forme più ricorrenti di correzione commerciale nella prassi aziendale, richiedendo particolare attenzione nella gestione contabile e fiscale. L’abbuono costituisce uno strumento di tutela contrattuale che consente di rimediare a prestazioni inesatte senza necessariamente procedere alla restituzione fisica della merce. La sua corretta rilevazione nelle scritture contabili assume rilevanza non solo ai fini civilistici, ma anche per la determinazione del reddito d’impresa.

Definizione giuridica e presupposti applicativi

L’abbuono si configura come una diminuzione concordata del corrispettivo dovuto per una prestazione già fatturata. Tale riduzione trova giustificazione nell’inadempimento parziale o nella difformità qualitativa della prestazione resa rispetto agli accordi intercorsi tra le parti.

I presupposti per la concessione dell’abbuono sono molteplici: dalla consegna di merce deteriorata all’errore nell’invio di prodotti diversi da quelli ordinati, fino alla fornitura di servizi qualitativamente inferiori rispetto agli standard pattuiti. In questi casi, il debitore può optare per la restituzione del bene oppure – ed è qui che rileva l’abbuono – per il mantenimento della prestazione a fronte di una riduzione del prezzo.

La prassi commerciale distingue, come spesso accade nella casistica aziendale, tra situazioni in cui l’abbuono viene concesso prima dell’emissione della fattura (modificando ab origine il corrispettivo) e ipotesi successive, che richiedono l’emissione di note di credito per la rettifica.

Tipologie di abbuono e classificazione contabile

Nella terminologia contabile si distingue tradizionalmente tra abbuono attivo e abbuono passivo, classificazione che riflette la posizione dell’impresa nell’operazione commerciale.

L’abbuono attivo caratterizza le operazioni di acquisto: si verifica quando l’impresa riceve dal proprio fornitore una riduzione del prezzo per merce non conforme o servizi inadeguati. Dal punto di vista economico, rappresenta un componente positivo di reddito che riduce il costo d’acquisto sostenuto.

L’abbuono passivo, inversamente, riguarda le vendite: l’impresa concede al cliente una riduzione del corrispettivo per rimediare a inadempimenti o difformità nelle proprie prestazioni. Economicamente costituisce un componente negativo che erode i ricavi di vendita.

È opportuno notare che questa distinzione, pur consolidata nella prassi professionale, riflette il punto di vista soggettivo dell’impresa che redige le scritture contabili.

Disciplina delle registrazioni contabili

Le scritture contabili relative agli abbuoni richiedono particolare attenzione per la corretta rilevazione degli aspetti economici, finanziari e fiscali dell’operazione.

Nell’ipotesi di abbuono attivo (ricevuto dall’impresa), la registrazione comporta:

  • Aspetto finanziario: diminuzione del debito verso il fornitore per l’importo complessivo dell’abbuono (inclusa l’IVA) mediante registrazione in dare del conto “Debiti verso fornitori”
  • Aspetto economico: rilevazione del ricavo straordinario nel conto “Abbuoni attivi” in avere per l’importo al netto dell’IVA
  • Aspetto fiscale: riduzione dell’IVA a debito mediante registrazione in avere del conto “Erario c/IVA”

Per l’abbuono passivo (concesso dall’impresa), la dinamica contabile si inverte:

  • Aspetto finanziario: riduzione del credito verso il cliente attraverso registrazione in avere del conto “Crediti verso clienti”
  • Aspetto economico: rilevazione del costo straordinario nel conto “Abbuoni passivi” in dare
  • Aspetto fiscale: incremento dell’IVA a credito mediante registrazione in dare del conto “Erario c/IVA”

Esempi applicativi nella pratica operativa

Si consideri un’impresa che acquista materiali per 2.500 euro oltre IVA (22%), per un totale di 3.050 euro. Al ricevimento, parte della merce risulta danneggiata e il fornitore concede un abbuono di 400 euro comprensivi di IVA.

La registrazione dell’abbuono attivo sarà:

  • Debiti verso fornitori: 400 euro (in dare)
  • Abbuoni attivi: 327,87 euro (in avere)
  • Erario c/IVA: 72,13 euro (in avere)

Nell’esperienza applicativa si osserva frequentemente come la tempestività nella rilevazione degli abbuoni influenzi significativamente la correttezza delle valutazioni di fine periodo.

Distinzioni operative con reso e sconto commerciale

L’abbuono si distingue nettamente da altre figure contrattuali affini, quali il reso e lo sconto commerciale, per presupposti e modalità applicative.

Il reso comporta la restituzione fisica della merce al fornitore con conseguente rimborso integrale del corrispettivo versato. La registrazione contabile storna completamente l’operazione originaria, mentre l’abbuono mantiene l’operazione limitandosi a ridurne il valore.

Lo sconto commerciale rappresenta invece una riduzione concordata ab origine del prezzo di listino, applicata generalmente per politiche commerciali o promozionali. Diversamente dall’abbuono, non trova giustificazione in inadempimenti o difformità qualitative.

La giurisprudenza ha talvolta interpretato in modo restrittivo la deducibilità fiscale degli abbuoni passivi, richiedendo adeguata documentazione della causa giustificatrice della riduzione di prezzo.

Profili fiscali e adempimenti documentali

Sul piano fiscale, gli abbuoni modificano la base imponibile IVA dell’operazione originaria, richiedendo l’emissione di nota di credito da parte del soggetto che concede la riduzione.

La normativa IVA prevede specifici obblighi documentali: la nota di credito deve contenere tutti gli elementi prescritti dall’art. 21 del DPR 633/1972, con particolare riguardo alla causale dell’abbuono e al riferimento alla fattura rettificata.

Nell’ambito delle imposte dirette, gli abbuoni attivi concorrono alla formazione del reddito d’impresa come componenti positivi, mentre quelli passivi rappresentano componenti negativi deducibili ai sensi dell’art. 109 del TUIR, purché inerenti all’attività d’impresa e adeguatamente documentati.

La prassi amministrativa ha chiarito che la deducibilità degli abbuoni passivi richiede la dimostrazione del nesso causale con l’inadempimento o la difformità della prestazione, escludendo mere liberalità commerciali prive di giustificazione obiettiva.

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