La tassa sui pacchi extra UE, a questo punto, non è più una voce di corridoio. Dopo il via libera in sede ECOFIN del 12 dicembre, l’Unione europea ha messo sul tavolo un contributo fisso da € 3 per le spedizioni di basso valore che arrivano da Paesi extra UE, con decorrenza dal 1° luglio 2026.
Il dettaglio che spesso sfugge è questo: il contributo non è pensato come “multa” per chi compra online. Nella logica europea, il destinatario del prelievo sono le piattaforme e gli operatori che immettono sul mercato quei flussi massivi di piccoli colli.
Perché l’UE vuole la tassa sui pacchi extra UE
Il tema nasce da un dato che ha iniziato a pesare, nel concreto, sulle dogane e sulla filiera logistica. Nel 2024, secondo le cifre richiamate dalla Commissione europea, sono arrivati nell’Unione 4,6 miliardi di articoli di basso valore, sotto la soglia dei € 150.
Sotto quel limite, oggi, non scattano dazi doganali. Si crea così una combinazione che, nella prassi, ha favorito un boom di ordini “spezzettati” e spedizioni capillari. Non è solo un tema di concorrenza verso il commercio interno. È anche un tema di sostenibilità: più colli, più trasporto, più imballaggi, più resi.
Da Temu e Shein al punto doganale
Nel dibattito europeo si è finiti per citare in modo piuttosto esplicito le grandi piattaforme che hanno costruito il modello su prezzi aggressivi e volumi enormi. L’obiettivo dichiarato è riportare equilibrio in un mercato dove il costo di controllo e gestione ricade soprattutto sulle amministrazioni e sugli operatori logistici.
In altre parole: se entrano miliardi di pacchi “piccoli”, qualcuno deve pagarne la gestione. E l’UE ha scelto di farlo con un contributo unitario.
Decorrenza 1° luglio 2026 e finestra transitoria fino al 2028
Il contributo da € 3, nella formulazione che circola, partirebbe dal 1° luglio 2026. Questa è la parte “immediata”.
La riforma più ampia, però, ha un orizzonte diverso. Le nuove regole doganali europee dovrebbero diventare strutturali nel 2028, quando sarà operativo l’HUB doganale UE. È lì che si attende una soluzione permanente, con un impianto che consentirà di applicare dazi anche alle merci sotto i € 150.
In mezzo c’è un periodo transitorio. Ed è esattamente in quello spazio che si inserisce la tassa sui pacchi extra UE.
Il nodo della soglia dei € 150 e l’eliminazione dell’esenzione
Un altro passaggio chiave, spesso confuso con la “tassa da € 3”, riguarda l’eliminazione dell’esenzione dai dazi doganali per le merci che entrano nell’UE.
Qui la direzione è chiara: togliere la zona franca che, di fatto, ha reso possibile un flusso enorme di micro-importazioni senza dazio. La nuova architettura dovrebbe arrivare a regime con l’HUB del 2028.
L’Italia: anticipo al 2026 e Manovra 2026 ancora in movimento
Sul fronte italiano, la storia è più incerta. A novembre il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, con altri colleghi europei, aveva spinto per anticipare il pacchetto già al 2026, senza attendere il 2028.
Parallelamente, però, in Italia il tema è entrato nei lavori della Manovra 2026. Si è parlato di un contributo da € 2 per le spedizioni da Paesi extra UE. In alcuni passaggi è comparsa anche l’ipotesi di € 1 su tutte le spedizioni, comprese quelle interne.
Qui il punto non è solo politico. È tecnico: serve coerenza con la norma comunitaria, altrimenti si aprono problemi di armonizzazione e applicazione, anche nei controlli.
Che effetti pratici attendersi nel 2026
Se la misura europea andrà in porto nei tempi indicati, è ragionevole aspettarsi almeno tre effetti pratici.
Il primo è un aumento dei costi di gestione per chi opera sulle piattaforme e sui flussi di micro-importazione. Anche se la tassa non è formalmente “a carico del consumatore”, nella prassi un pezzo di costo potrebbe essere ribaltato sul prezzo o sulle condizioni di spedizione.
Il secondo riguarda la logistica: più controlli, più adempimenti, più selezione dei canali di ingresso. Con tempi che, in alcuni periodi, potrebbero diventare meno “istantanei”.
Il terzo è la pressione competitiva. Se un ordine da € 12 arriva con una struttura di costi diversa, la partita tra marketplace extra UE e venditori europei cambia, anche solo di qualche punto.
Un esempio semplice, ma realistico
Si consideri un acquisto di piccoli accessori con tre prodotti distinti, ognuno spedito separatamente da un venditore extra UE. Oggi, con valore sotto € 150, l’ordine “spezzato” non genera dazio.
Con un contributo da € 3 per spedizione, i tre colli diventano un extra da € 9 per l’operatore. Nella pratica, la convenienza dello spezzettamento si riduce. E il mercato, lentamente, si adatta.
Tabella di confronto delle ipotesi in campo
Di seguito una sintesi, utile per orientarsi tra livello europeo e indiscrezioni italiane.
| Ambito | Misura ipotizzata/approvata | Decorrenza indicata | Note operative |
|---|---|---|---|
| UE | Contributo € 3 per piccole spedizioni extra UE | 1° luglio 2026 | Prelievo indirizzato alle piattaforme, non al consumatore |
| UE | Riforma doganale con HUB e soluzione permanente sotto € 150 | 2028 | Assetto strutturale, con gestione centralizzata |
| Italia | Contributo € 2 su spedizioni extra UE | In discussione (Manovra 2026) | Dubbi di coordinamento con disciplina UE |
| Italia | Contributo € 1 su tutte le spedizioni | Ipotesi | Estenderebbe il perimetro anche a spedizioni interne |



