info@studiopizzano.it

Finanziamento da terzi a Srl

Soccombenza spese legali tributarie: quando l’Amministrazione deve risarcire

3 Settembre, 2025

Una recente pronuncia della Commissione Tributaria Provinciale milanese ha ribadito un principio che spesso sfugge nella pratica quotidiana dei contenziosi fiscali. Quando l’Amministrazione finanziaria persiste nell’emissione di un atto impositivo nonostante abbia ricevuto comunicazioni che evidenziano irregolarità procedurali, può essere condannata al pagamento delle spese legali. La sentenza n. 1144 del 2025, depositata lo scorso 10 marzo, rappresenta un esempio di come la giurisprudenza di merito stia interpretando con sempre maggiore rigore i doveri di diligenza dell’ufficio.ni criticità e conservare le prove; in caso di condotta inerte dell’ufficio e vittoria, si ottiene anche il rimborso delle spese legali.

🕒 Cosa sapere in un minuto

  • Se l’Agenzia delle Entrate ignora segnalazioni di errori o irregolarità del contribuente e prosegue ugualmente con l’atto impositivo, rischia la condanna alle spese legali.
  • Sentenza della CTP Milano n. 1144/2025: condannata l’Amministrazione che ha omesso il controllo su rilievi fondati comunicati dal contribuente.
  • La prassi e la giurisprudenza rafforzano il dovere di diligenza e correttezza dell’ufficio: verificare sempre tempestivamente le eccezioni ricevute.
  • Per il contribuente: è fondamentale comunicare subito ogni criticità e conservare le prove; in caso di condotta inerte dell’ufficio e vittoria, si ottiene anche il rimborso delle spese legali.

Il caso che ha originato la decisione

La vicenda prende le mosse da una situazione, invero abbastanza frequente nella prassi professionale, in cui un contribuente aveva tempestivamente segnalato all’Agenzia delle Entrate alcune criticità nella procedura di controllo automatizzato. Il ricorrente, attraverso il proprio consulente, aveva infatti comunicato che la cartella di pagamento impugnata non teneva conto di versamenti già effettuati, chiedendo che fosse dichiarata l’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere con compensazione delle spese di lite.

L’elemento che ha fatto la differenza, secondo i giudici milanesi, risiede nel comportamento dell’ufficio successivo alla ricezione di tale comunicazione. L’Agenzia delle Entrate infatti, pur avendo ricevuto la segnalazione, ha proseguito nell’iter che ha portato all’emissione dell’atto impugnato, senza verificare preventivamente la correttezza dei rilievi mossi dal contribuente.

Principi giuridici alla base della decisione

La pronuncia si inserisce nel solco di un orientamento giurisprudenziale consolidato che vede nell’attività amministrativa tributaria l’applicazione dei generali principi di buona fede e correttezza procedimentale. Come spesso accade nella casistica più recente, i giudici hanno ritenuto che l’ufficio avrebbe dovuto verificare tempestivamente le eccezioni sollevate, evitando così l’insorgere del contenzioso.

Si consideri che il principio stabilito dalla sentenza n. 1144/2025 si fonda sulla considerazione che il ricorso presentato dal collegio milanese aveva ad oggetto una cartella di pagamento notificata dall’Agenzia delle Entrate Fiscosport sui servizi e ruolo per liquidazione periodiche tra per il 2022.

La motivazione della decisione fa leva su alcuni aspetti procedurali che meritano particolare attenzione. Innanzitutto, l’ufficio non aveva dato seguito alla comunicazione ricevuta, omettendo ogni forma di riscontro. In secondo luogo – e questo è l’aspetto più rilevante – la verifica successiva ha dimostrato che le eccezioni del contribuente erano fondate.

Quando l’ufficio deve evitare l’emissione dell’atto

Nella prassi applicativa si osserva come questa tipologia di controversie nasca spesso da un difetto di coordinamento interno agli uffici. Il controllo automatizzato, per sua natura, può non tener conto di particolari situazioni che emergono solo attraverso un esame più approfondito della documentazione.

I giudici hanno precisato che si costituisce l’ufficio erariale contradducendo che la parte non avrebbe potuto regolarmente far ricorso al rimedio in quanto precedente per la comunicazione del controllo automatizzato era impedita dello stesso. Tuttavia, questa argomentazione non ha trovato accoglimento presso il collegio giudicante.

L’orientamento espresso dalla commissione milanese si allinea con una tendenza giurisprudenziale che valorizza il diritto del contribuente ad essere sentito prima dell’adozione di provvedimenti che possano incidere sulla sua sfera giuridica. Senonché, solo con successive memorie, lo stesso ufficio ha potuto verificare l’effettivo versamento dei pagamenti oggetto della cartella impugnata, riconoscendo di fatto l’insussistenza del proprio diritto.

La condanna alle spese legali

L’aspetto forse più significativo della pronuncia riguarda la condanna alle spese legali tributarie inflitta all’Amministrazione. I giudici hanno ritenuto che l’ufficio, avendo ricevuto tempestive comunicazioni sui vizi procedurali, avrebbe dovuto verificare immediatamente la fondatezza delle eccezioni sollevate piuttosto che proseguire nell’emissione dell’atto.

La Commissione ha osservato che “in tale ottica l’ufficio avrebbe potuto verificare il corretto versamento effettuato dal contribuente ben prima dell’emissione dell’atto impositivo e, pertanto, la condanna alle spese, constatata come l’Agenzia non avesse seguito il percorso di verifica previsto per questi casi, costituisce la naturale conseguenza di tale condotta”.

Per il contribuente, la sentenza comporta non solo l’annullamento della cartella di pagamento ma anche il riconoscimento delle spese sostenute per la difesa. Un risultato che, nella pratica professionale, assume particolare rilievo considerando i costi spesso elevati del contenzioso tributario.

Riflessi pratici per contribuenti e professionisti

La decisione offre alcuni spunti operativi che meritano di essere evidenziati. Innanzitutto, conferma l’importanza di comunicare tempestivamente all’ufficio eventuali irregolarità procedurali che si dovessero riscontrare negli atti di accertamento o nelle cartelle di pagamento.

Il caso esaminato dimostra inoltre come la giurisprudenza sia sempre più attenta a valutare il comportamento complessivo delle parti nel corso del procedimento. L’Agenzia avrebbe potuto evitare il contenzioso (e la relativa condanna alle spese) semplicemente verificando la documentazione fornita dal contribuente prima di procedere con l’azione di riscossione.

Nella pratica professionale si osserva talvolta una certa riluttanza degli uffici a dare seguito alle comunicazioni dei contribuenti, atteggiamento che questa sentenza contribuisce a scoraggiare. La prospettiva di una condanna alle spese può infatti costituire un deterrente efficace contro comportamenti eccessivamente rigidi da parte dell’Amministrazione.

Articoli correlati