Il 2025 passerà alla storia come l’anno della grande riforma delle professioni italiane. Un cambiamento tanto atteso quanto complesso, che tocca contemporaneamente avvocati, ingegneri, architetti e commercialisti – quattro pilastri del sistema economico-giuridico nazionale che vedranno ridisegnati i propri percorsi di accesso e formazione.
Il Consiglio dei Ministri del 4 settembre ha dato il via libera a tre disegni di legge delega che cambieranno per sempre il volto delle professioni ordinistiche. E l’11 settembre è arrivato anche il quarto tassello: la riforma dei commercialisti, inizialmente rinviata per questioni politiche interne alla categoria.
🕒 Cosa sapere in un minuto
- Il 2025 segna una svolta per le professioni ordinistiche (avvocati, ingegneri, architetti, commercialisti), con riforme che modernizzano i percorsi di accesso e formazione.
- Per gli avvocati: ritorna il tirocinio da 18 mesi, obbligo di frequenza delle scuole forensi, e materie digitali/IA nel percorso; esame di Stato rinnovato dal 2026.
- Ingegneri e architetti: la laurea abilitante elimina l’esame di Stato, innovando la formazione e favorendo l’adeguamento alle esigenze del mercato.
- Commercialisti: il tirocinio sarà integrato negli studi universitari e previsti indennità e maggiori tutele per i praticanti.
- Per le professioni sanitarie nasce lo “scudo penale” per medici e infermieri che rispettano protocolli e buone pratiche.
- Le lauree professionalizzanti (es. geometri) consentono l’accesso diretto all’albo.
- I decreti attuativi arriveranno entro 2 anni, ma l’impatto pratico delle riforme si vedrà dal 2026.
Avvocati: ritorna il tirocinio da 18 mesi con novità digitali
La professione forense subisce la trasformazione più radicale. Il tirocinio torna a 18 mesi – una durata che molti consideravano superata ma che il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha voluto ripristinare. Non è però un semplice ritorno al passato.
Il praticantato dovrà essere svolto presso studi legali con almeno cinque anni di iscrizione all’albo, con frequenza di venti ore settimanali e “affiancamento effettivo del dominus”. Spariscono così le situazioni borderline dove alcuni praticanti venivano lasciati sostanzialmente a se stessi.
Durante i diciotto mesi diventa obbligatoria la frequenza delle scuole forensi. I moduli includeranno contenuti dedicati al linguaggio giuridico, agli strumenti digitali e – novità assoluta – all’intelligenza artificiale applicata al diritto. Una scelta che testimonia l’intenzione di modernizzare davvero il percorso formativo.
L’esame di abilitazione cambia completamente struttura: due prove scritte seguite da un orale articolato in tre fasi, con verifica anche della conoscenza dell’inglese giuridico. Le nuove modalità entreranno in vigore dalla sessione 2026, dopo l’ennesimo rinvio del decreto Milleproroghe.
Interessante la possibilità di svolgere il tirocinio anticipato negli ultimi sei mesi dell’università e di completare fino a sei mesi di pratica in un altro Paese UE. Aperture che potrebbero attrarre le nuove generazioni, sempre più orientate verso esperienze internazionali.
Ingegneri e architetti: verso la laurea abilitante tra resistenze e opportunità
Per ingegneri e architetti il cambiamento passa attraverso la laurea abilitante, un’innovazione già introdotta per altre professioni ma che fatica a decollare nel settore tecnico.
Angelo Domenico Perrini, presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, ha accolto positivamente la riforma evidenziando come “l’obiettivo è portare a completamento per la professione di ingegnere l’introduzione della laurea abilitante già richiesta dal Consiglio Nazionale”. Un processo che dovrebbe eliminare l’esame di Stato sostituendolo con prove pratiche integrate nel percorso universitario.
La riforma degli ordinamenti professionali prevede una revisione generale di formazione continua e tirocinio per renderli “più aderenti alle esigenze del mercato del lavoro”. Non si tratta solo di semplificazione amministrativa, ma di un ripensamento complessivo del rapporto tra università e professione.
Attualmente, gli esami di Stato per architetti e ingegneri si svolgono ancora con le modalità tradizionali: due sessioni annuali (luglio e novembre), prove scritte e orali in presenza. Ma tutto questo potrebbe cambiare radicalmente nei prossimi anni.
Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri punta anche all’abolizione della sezione B dell’Albo, incentivando gli ingegneri triennali verso percorsi formativi integrativi per il passaggio alla sezione A. Una scelta che mira a innalzare il livello medio della professione, ma che solleva interrogativi sulla sorte dei circa 240.000 ingegneri junior attualmente iscritti.
Commercialisti: riforma completata con tirocinio universitario integrato
L’11 settembre il cerchio si è chiuso con l’approvazione della riforma dei commercialisti, inizialmente rinviata per tensioni interne alla categoria. Il disegno di legge delega supera il Decreto Legislativo 139/2005, fermo da vent’anni.
La novità più significativa riguarda il tirocinio completamente integrato nel percorso universitario: i diciotto mesi necessari per accedere all’esame di Stato potranno essere svolti interamente durante il corso di studi, triennale per gli esperti contabili e magistrale per i commercialisti.
“L’obiettivo è ridurre i tempi per l’abilitazione e favorire un accesso più rapido al mondo del lavoro”, spiega il Ministero della Giustizia. Una necessità dettata dai numeri: in diciotto anni i commercialisti under 40 sono diminuiti del 32,3%, mentre gli over 60 sono aumentati del 64,3%. L’età media è passata da 47,4 a 52,5 anni.
La riforma introduce anche indennità per i tirocinanti, una misura per valorizzare il loro contributo e garantire accesso più equo alla professione. Viene rafforzato l’obbligo di assicurazione professionale per tutti gli iscritti e si prevede l’aggiornamento dei parametri per l’equo compenso, fermi al 2012.
Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, ha accolto con favore le correzioni apportate al testo originario: “È stata compresa l’importanza di intervenire con equilibrio, tutelando il futuro della professione”. Particolarmente apprezzato il rinvio delle nuove norme elettorali alla consiliatura 2030-2034, che evita stravolgimenti in corso d’opera.
Lauree professionalizzanti: geometri e periti già operativi
Mentre le grandi professioni discutono di riforme, geometri, agrotecnici e periti industriali hanno già la loro laurea abilitante operativa dal 2023. Si tratta delle lauree professionalizzanti triennali nelle classi LP-01 (edilizia e territorio), LP-02 (tecniche agrarie) e LP-03 (tecniche industriali).
L’esame finale di questi corsi abilita direttamente all’esercizio della professione, consentendo l’iscrizione ai rispettivi albi senza ulteriori prove. Un modello che potrebbe essere esteso anche ad altre categorie, ma che per ora resta limitato alle professioni tecniche di base.
Resta invece invariato l’accesso tradizionale per i diplomati degli istituti tecnici, che dovranno comunque superare l’esame di Stato per l’abilitazione.
Medici e professioni sanitarie: lo “scudo penale” entra nel pacchetto
Il terzo disegno di legge delega riguarda le professioni sanitarie e introduce una delle novità più dibattute: il cosiddetto “scudo penale”. La punibilità per omicidio colposo e lesioni sarà limitata ai soli casi di “colpa grave”, purché il sanitario abbia rispettato linee guida e buone pratiche clinico-assistenziali.
Il Ministro della Salute Orazio Schillaci punta a “rafforzare l’attrattività del Servizio sanitario nazionale” attraverso una rimodulazione complessiva del sistema formativo delle professioni sanitarie. L’obiettivo è adeguare i percorsi di studio alle esigenze della sanità moderna, integrandoli con le nuove tecnologie.
Tempi di attuazione e scenari futuri
Il Governo ha ora due anni per emanare i decreti attuativi, ma i tempi effettivi potrebbero essere più lunghi. Come spesso accade nelle riforme che investono l’ordinamento professionale, il percorso normativo richiede ampi confronti tra le parti interessate.
La riforma dell’accesso alle professioni rappresenta una sfida complessa. Da un lato c’è l’esigenza di modernizzare percorsi formativi spesso datati e facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Dall’altro il rischio di abbassare standard qualitativi consolidati nel tempo.
Nell’esperienza applicativa si osserva come le riforme degli ordinamenti professionali richiedano tempi lunghi per la piena operatività. Non solo per gli aspetti normativi, ma anche per l’adeguamento delle strutture formative e dei sistemi di valutazione.
Il 2026 sarà probabilmente l’anno del primo test concreto, quando entreranno in vigore le nuove modalità dell’esame forense e inizieranno a produrre i primi effetti le lauree abilitanti per ingegneri e architetti. Solo allora si potrà valutare se questa grande riforma avrà centrato l’obiettivo di ringiovanire e modernizzare le professioni italiane.