Il decreto correttivo della riforma fiscale, approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 marzo 2025, ha introdotto importanti modifiche per i contribuenti in regime forfetario, in particolare riguardo al rapporto con i nuovi codici ATECO 2025. La disposizione “ponte” inserita nel decreto rappresenta una soluzione pragmatica a un potenziale problema che avrebbe potuto generare significative complicazioni per molti piccoli imprenditori e professionisti.
La relazione tra codici ATECO e coefficienti di redditività
I coefficienti di redditività applicati nel regime forfetario sono elementi fondamentali per determinare il reddito imponibile dei contribuenti. Questi coefficienti, stabiliti dall’allegato 2 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, variano in base al tipo di attività svolta e sono associati ai codici ATECO che identificano ciascuna attività economica.
Il sistema prevede percentuali differenziate che riflettono la diversa struttura dei costi nelle varie attività. Per il commercio all’ingrosso e al dettaglio si applica un coefficiente del 40%, identico a quello previsto per le attività di servizi di alloggio e ristorazione. Le costruzioni e attività immobiliari vedono applicarsi un coefficiente dell’86%, mentre gli intermediari del commercio si attestano al 62%. Le attività professionali, scientifiche, tecniche e sanitarie sono soggette a un coefficiente del 78%, mentre le altre attività economiche rientrano nella percentuale del 67%.
Questi coefficienti, applicati all’ammontare dei ricavi o compensi percepiti, determinano il reddito imponibile su cui calcolare l’imposta sostitutiva del 15% (o del 5% per le start-up).
Il problema della transizione ai codici ATECO 2025
Con l’introduzione obbligatoria dei nuovi codici ATECO 2025, prevista dal 1° aprile 2025, si verifica una profonda revisione strutturale nella classificazione delle attività economiche. Questa riclassificazione ha creato un potenziale problema per i contribuenti forfetari: nel passaggio da ATECO 2022 a ATECO 2025, molti potrebbero trovarsi con un codice completamente diverso, che potrebbe comportare l’applicazione di un differente coefficiente di redditività.
Il rischio non era solo di natura formale ma sostanziale: il cambio di classificazione avrebbe potuto determinare una modifica significativa del carico fiscale, non per una reale variazione dell’attività svolta, ma semplicemente per un aggiornamento della codifica amministrativa.
La soluzione normativa: la disposizione “ponte”
Per evitare questo paradosso, il legislatore ha previsto nel decreto correttivo una specifica disposizione che permette ai contribuenti forfetari di continuare a determinare il reddito imponibile applicando i coefficienti di redditività associati alla precedente classificazione ATECO 2017/2022, indipendentemente dal nuovo codice assegnato.
Questa deroga è motivata dall’incompatibilità tra i nuovi codici e la tabella dei coefficienti attualmente vigente, che avrebbe generato un disallineamento tra la realtà economica descritta dall’ATECO 2025 e la base imponibile calcolata secondo le percentuali stabilite per i vecchi codici.
Il contribuente forfetario potrà quindi continuare ad adottare la percentuale di redditività secondo la vecchia classificazione, fino a quando non sarà disposta una revisione organica delle percentuali stesse nell’ottica dei nuovi ATECO 2025.
Prospettive future
La soluzione adottata è temporanea e rimanda a una futura revisione organica dei coefficienti di redditività alla luce dei nuovi codici ATECO 2025. Questa revisione rappresenterà un’importante opportunità per modernizzare il sistema, adeguando i coefficienti alle nuove realtà economiche e digitali. Sarà anche possibile aumentare l’equità fiscale, differenziando maggiormente i coefficienti per tenere conto delle diverse strutture dei costi. Non ultimo, si potrà semplificare gli adempimenti, rendendo più trasparente e intuitivo il sistema per i contribuenti.
Nel frattempo, i contribuenti forfetari possono contare su un quadro normativo che, pur con le sue complessità, garantisce stabilità e prevedibilità del carico fiscale, principi fondamentali per la programmazione economica di piccole imprese e professionisti.
Conclusioni e raccomandazioni pratiche
La transizione ai codici ATECO 2025 non avrà impatti immediati sul calcolo dell’imponibile per i contribuenti forfetari, grazie alla disposizione transitoria inserita nel decreto correttivo. Tuttavia, è consigliabile verificare attentamente il nuovo codice ATECO 2025 attribuito alla propria attività e conservare documentazione relativa alla precedente codifica e al coefficiente applicato. Può essere utile consultare un professionista per verificare se la riclassificazione possa offrire opportunità di ottimizzazione fiscale. È inoltre importante monitorare gli sviluppi normativi relativi alla futura revisione dei coefficienti.
Il regime forfetario continua a rappresentare un’opzione vantaggiosa per molti piccoli imprenditori e professionisti, ma richiede attenzione alle continue evoluzioni normative che, come nel caso dei codici ATECO, possono avere significative implicazioni pratiche.
In sintesi
IN SINTESI Quali modifiche ha introdotto il decreto correttivo della riforma fiscale per i contribuenti in regime forfetario? Ha previsto una disposizione transitoria che consente di continuare ad applicare i coefficienti di redditività legati ai vecchi codici ATECO, anche dopo l’entrata in vigore dei nuovi codici ATECO 2025. Perché era necessario intervenire con una disposizione transitoria? Per evitare che il solo aggiornamento del codice ATECO, senza un reale cambiamento dell’attività svolta, comportasse una modifica ingiustificata del carico fiscale. Cosa prevede nel concreto la disposizione “ponte”? I contribuenti forfetari dovranno usare il nuovo codice ATECO 2025 nei documenti ufficiali, ma continueranno a calcolare il reddito imponibile in base al coefficiente della vecchia classificazione ATECO 2017/2022. Quali sono le implicazioni pratiche per i contribuenti? Si garantisce stabilità fiscale e si evitano cambiamenti repentini nel calcolo dell’imposta; tuttavia, i contribuenti dovranno aggiornare il codice ATECO nelle fatture e nei documenti ufficiali, pur mantenendo la vecchia percentuale per il calcolo dell’imponibile. Quali criticità presenta il sistema attuale dei coefficienti di redditività? Scarsa granularità, rigidità rispetto alle condizioni di mercato e stratificazione normativa rendono il sistema poco adattabile e non sempre equo. Quali vantaggi offre la disposizione transitoria? Assicura continuità fiscale, riduce i rischi di contenziosi, e concede tempo per un adeguamento graduale alla nuova classificazione. Cosa si prevede per il futuro? È attesa una revisione organica dei coefficienti di redditività coerente con i nuovi ATECO 2025, con l’obiettivo di rendere il sistema più moderno, equo e semplice. Cosa è consigliato fare ai contribuenti forfetari in questa fase di transizione? Verificare il nuovo codice ATECO 2025 assegnato, conservare i dati del codice precedente e del coefficiente applicato, e valutare con un professionista eventuali opportunità di ottimizzazione fiscale. |