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IRES premiale 2025

Ires premiale: il nuovo limite massimo agli investimenti 4.0 e 5.0

25 Settembre, 2025

Il decreto attuativo dell’8 agosto 2025 ha chiarito un aspetto cruciale dell’agevolazione Ires premiale introdotta dalla Legge di bilancio per il 2025. Il beneficio fiscale presenta ora un vincolo preciso: il risparmio d’imposta non può eccedere l’ammontare effettivamente sostenuto dall’impresa per gli investimenti in tecnologie 4.0 o 5.0. Una limitazione che, pur non apparendo esplicitamente nella normativa primaria, emerge dalle disposizioni relative al cumulo degli incentivi.

🕒 Cosa sapere in un minuto

  • Il decreto attuativo 8/8/2025 fissa il vincolo: il risparmio IRES premiale non può eccedere la quota di investimento effettivamente sostenuta per tecnologie 4.0/5.0.
  • L’agevolazione si cumula coi crediti d’imposta 4.0/5.0, ma l’aliquota ridotta del 20% si applica solo sul costo rimasto a carico dell’impresa.
  • Il beneficio massimo non è sempre correlato al solo reddito 2025, ma trova limite nell’investimento netto dopo aver fruito degli altri incentivi.
  • Il rischio di superamento del tetto interessa chi realizza investimenti contenuti a fronte di utili elevati. La distanza tra imponibile e investito è la variabile critica.
  • Per molte PMI, con risultati contabili stabili e credito d’imposta già fruito, il rischio è estremamente ridotto.

Il meccanismo del tetto massimo

Nel testo originario della legge di bilancio non si rinveniva alcuna correlazione diretta tra l’entità del beneficio fiscale spettante e l’importo degli investimenti tecnologici obbligatori. Questi ultimi devono essere realizzati nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2025 e la scadenza di presentazione della dichiarazione Redditi per il periodo d’imposta 2025 (31 ottobre 2026 per i soggetti con periodo d’imposta coincidente con l’anno solare).

La misura dell’agevolazione sembrava dipendere esclusivamente dall’entità del reddito imponibile 2025. Maggiore il reddito, maggiore il beneficio – senza alcun limite apparente. Ma l’articolo 12 del decreto attuativo ha introdotto una disciplina del cumulo che cambia le carte in tavola.

La disciplina del cumulo con altri incentivi

L’Ires premiale può essere cumulata con i crediti d’imposta dei piani Transizione 4.0 e 5.0. Tuttavia, nella prassi applicativa emerge una regola di convivenza tra gli incentivi: il beneficio dell’aliquota ridotta al 20% non può superare il costo degli investimenti effettivamente rimasto a carico dell’impresa.

Consideriamo un esempio concreto. Un’impresa investe 400.000 euro in beni strumentali 4.0 e ottiene un credito d’imposta di 80.000 euro (20% dell’investimento). L’Ires premiale non potrà eccedere i 320.000 euro rimasti a carico dell’azienda. Il decreto stabilisce quindi una priorità nell’utilizzo degli incentivi: prima i crediti d’imposta, poi l’agevolazione Ires come beneficio integrativo.

Modalità di calcolo e questioni applicative

Rimane da definire se il limite massimo dell’Ires premiale debba essere commisurato all’investimento minimo richiesto per accedere al regime (30% dell’utile 2024 accantonato meno 24% dell’utile 2023) oppure al totale degli investimenti 4.0/5.0 realizzati. Quest’ultima interpretazione massimizzerebbe l’effetto incentivante, stimolando investimenti oltre la soglia minima.

Nella pratica professionale si osserva che i casi di superamento del tetto dovrebbero essere limitati. Il rischio aumenta quando cresce la forbice tra l’ammontare degli investimenti e il reddito imponibile 2025 – variabili che non presentano correlazione diretta.

Scenari operativi e valutazioni tecniche

Il problema dello sforamento emerge principalmente quando il reddito imponibile 2025 risulta particolarmente elevato rispetto agli investimenti effettuati. In assenza di crediti d’imposta, occorrerebbe un reddito 25 volte superiore all’ammontare degli investimenti 4.0/5.0 per raggiungere il limite.

La presenza di crediti d’imposta riduce questa forbice. Soprattutto nel caso del credito 5.0, che presenta aliquote più generose. È opportuno notare che le imprese con risultati civilistici costanti nel tempo e non significativamente disallineati dai redditi imponibili difficilmente dovrebbero incontrare limitazioni pratiche.

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