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Legge di Bilancio 2026

DPFP approvato: la Legge di Bilancio 2026 punta su Fisco e famiglie

6 Ottobre, 2025

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Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al Documento Programmatico di Finanza Pubblica, tracciando le linee della prossima Manovra. Risorse limitate, circa 16 miliardi di euro, che dovranno coprire interventi sul Fisco (taglio dell’IRPEF per il ceto medio), misure per le famiglie, rottamazione delle cartelle esattoriali e rifinanziamento della sanità. Il deficit si attesta al 3 per cento, risultato migliore delle stime iniziali, mentre la crescita economica resta modesta: 0,5 per cento nel 2025 e 0,7 per cento l’anno successivo. L’iter parlamentare prenderà avvio il 9 ottobre, con l’obiettivo di arrivare all’approvazione definitiva entro fine anno.

Il quadro macroeconomico delineato dal governo

Giovedì 2 ottobre, l’esecutivo ha trasmesso alle Camere il documento che sostituisce la vecchia NADEF. Il testo indica la direzione delle politiche economiche per il triennio 2026-2028 e rappresenta, nella prassi, il primo atto formale del percorso che culminerà con l’approvazione della Legge di Bilancio.

I numeri del DPFP offrono segnali contrastanti. Da un lato il rapporto deficit/PIL migliora: si ferma al 3 per cento invece del 3,3 per cento stimato in precedenza. Questo dato consente all’Italia di rientrare nei parametri europei con un anno di anticipo rispetto alle previsioni originarie. Per il 2026 il deficit scenderà al 2,8 per cento, poi al 2,6 nel 2027 e infine al 2,3 per cento nel 2028.

Dall’altro, le prospettive sulla crescita del Prodotto Interno Lordo risultano riviste al ribasso. Ad aprile si parlava di un incremento dello 0,6 per cento per il 2025, ma le stime aggiornate indicano lo 0,5 per cento. Nel 2026 la crescita dovrebbe raggiungere lo 0,7 per cento, per poi salire allo 0,8 nel 2027 e allo 0,9 nel 2028.

Sul debito pubblico, il documento programmatico prevede valori più contenuti rispetto al Piano Strutturale di Bilancio. Nel 2026 il rapporto debito/PIL dovrebbe attestarsi sotto il 137,8 per cento inizialmente previsto. La riduzione diventerà più evidente dal 2027 in poi, fino al 136,4 per cento nel 2028, quando cesseranno gli effetti distorsivi legati al Superbonus edilizio.

Taglio dell’IRPEF e contrasto al fiscal drag

Una quota significativa delle risorse disponibili – secondo le dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – sarà destinata alla rimodulazione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. L’intervento dovrebbe concentrarsi sul ceto medio, fascia che negli ultimi anni ha subito un aumento del carico fiscale a causa del cosiddetto fiscal drag.

Il meccanismo del fiscal drag genera un incremento automatico della pressione tributaria quando l’inflazione erode il potere d’acquisto dei contribuenti. Gli scaglioni e le aliquote restano nominalmente invariati, ma i redditi nominali crescono per effetto dell’aumento dei prezzi. Di conseguenza, molti contribuenti finiscono in scaglioni superiori pur non registrando un reale incremento del potere d’acquisto.

Il senatore Mario Turco, del Movimento 5 Stelle, ha presentato una proposta di legge volta proprio a contrastare questo fenomeno. La proposta prevede la revisione biennale delle soglie fiscali relative all’IRPEF, con l’obiettivo di tutelare il potere d’acquisto dei contribuenti. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Turco, l’intenzione è portare la proposta nella discussione della Manovra 2026 sotto forma di emendamento.

Rottamazione quinquies: ipotesi e incertezze

Tra i dossier più attesi figura la nuova sanatoria per le cartelle esattoriali. Massimo Garavaglia, presidente della commissione Finanze del Senato, ha confermato che la rottamazione quinquies troverà spazio nella prossima Legge di Bilancio. Restano però da definire numerosi aspetti operativi.

Occorre stabilire il numero di rate concesse ai contribuenti per estinguere i debiti, le regole di decadenza in caso di mancato pagamento, il perimetro dei soggetti ammessi al beneficio e le tipologie di cartelle sanabili. Nella prassi applicativa delle precedenti edizioni della rottamazione si sono verificate criticità legate proprio alla gestione delle scadenze e ai criteri di decadenza. La giurisprudenza ha talvolta interpretato in modo restrittivo le norme, generando contenziosi.

Un esempio pratico: se un contribuente ha ricevuto nel 2023 una cartella da 8.500 euro per imposte non versate nel 2020, con sanzioni e interessi, la rottamazione potrebbe consentirgli di pagare solo il capitale (poniamo 6.000 euro) dilazionato in più anni. Ma se salta anche una sola rata, potrebbe decadere dal beneficio e dover corrispondere l’intero importo originario comprensivo di sanzioni.

Risorse per sanità, imprese e sostegno alle famiglie

Il Governo ha annunciato l’intenzione di incrementare il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. Secondo le prime indiscrezioni, si punterebbe a reperire tra i 2 e i 3 miliardi di euro aggiuntivi rispetto ai 4 già stanziati dalla Legge di Bilancio 2025. L’urgenza è duplice: aumentare le retribuzioni del personale sanitario e procedere con nuove assunzioni. Si parla di un piano da circa 27.000 nuovi ingressi, con priorità agli infermieri.

Per le imprese, il documento programmatico prevede misure volte a stimolare gli investimenti e garantire la competitività. Non sono stati forniti dettagli specifici, ma si ipotizza una conferma e un potenziamento degli strumenti già esistenti, come le Zone Economiche Speciali (ZES) e i crediti d’imposta per investimenti in beni strumentali.

Sul fronte delle famiglie, il DPFP indica che “si procederà nel percorso di incremento delle misure a sostegno della natalità e della conciliazione vita-lavoro”. In particolare, il bonus mamme – attualmente limitato alle lavoratrici con almeno due figli – potrebbe essere oggetto di modifiche. La misura prevede un esonero contributivo parziale che, nella sua versione attuale, si applica fino al decimo anno di età del figlio più piccolo.

La Legge di Bilancio 2025 (legge n. 207/2024) ha già introdotto alcuni interventi sul bonus mamme, rendendolo strutturale ma con parametri ancora stringenti. Nelle settimane scorse sono emerse promesse di potenziamento delle agevolazioni per la casa e delle detrazioni legate alla composizione del nucleo familiare, ma tutto resta da scrivere.

Calendario e prossimi passaggi istituzionali

Il DPFP arriverà in Parlamento il 9 ottobre per l’esame e l’approvazione. Entro il 15 ottobre, secondo quanto previsto dalla nuova governance europea, il Governo trasmetterà alla Commissione UE il Documento Programmatico di Bilancio (DPB). Bruxelles valuterà la coerenza del documento con le regole di bilancio europee.

Entro il 20 ottobre, il Governo presenterà ufficialmente alle Camere il Disegno di Legge di Bilancio, a seguito dell’approvazione in Consiglio dei Ministri. Da quel momento inizierà l’iter parlamentare vero e proprio, con discussione, emendamenti e voti nelle commissioni competenti. L’approvazione definitiva dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2025, per consentire l’entrata in vigore della Manovra dal 1° gennaio 2026.

Ai sensi della normativa vigente (legge n. 196/2009, come modificata dalla legge n. 213/2024), il percorso di bilancio segue scadenze tassative che garantiscono il coordinamento con le istituzioni europee e il rispetto dei vincoli di finanza pubblica.

Salario minimo: rafforzamento contrattuale al posto della soglia legale

Parallelamente al cantiere della Manovra, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge n. 145/2025, che chiude l’iter della proposta sul salario minimo. La proposta originaria, presentata nel 2023 dalle opposizioni, prevedeva l’introduzione di una retribuzione minima obbligatoria di 9 euro lordi all’ora. Nel corso dell’esame parlamentare, tuttavia, il testo è stato completamente modificato.

La versione definitiva non fissa alcun salario minimo legale. La legge delega il Governo ad adottare uno o più decreti attuativi per rafforzare la contrattazione collettiva e individuare criteri che riconoscano i trattamenti economici minimi previsti dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro maggiormente applicati nei diversi settori.

In sostanza, il salario minimo di riferimento non sarà una cifra stabilita per legge, ma dovrà essere individuato nei CCNL più rappresentativi. I decreti attuativi dovranno essere emanati entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge delega, ossia entro il 18 aprile 2026.

Questa impostazione riflette la posizione del Governo, ribadita in più occasioni negli ultimi anni: no al salario minimo per legge, sì al rafforzamento della contrattazione collettiva. Come spesso accade in queste materie, la scelta legislativa ha suscitato reazioni contrastanti. Secondo i sostenitori, il rafforzamento dei CCNL garantisce maggiore flessibilità e aderenza alle specificità settoriali. I critici, invece, temono che l’assenza di una soglia minima legale lasci scoperte ampie fasce di lavoratori, soprattutto in settori con contratti poco rappresentativi.

Decreto Flussi: limiti per badanti e assistenti socio-sanitari

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale anche il decreto legge Flussi, approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri il 2 ottobre. Il provvedimento introduce la programmazione triennale degli ingressi per motivi di lavoro di cittadini non comunitari e contiene una modifica significativa rispetto al testo preliminare.

Nella versione finale sono stati reintrodotti i limiti per l’ingresso in Italia di lavoratori destinati ad attività di cura e assistenza ad anziani ultraottantenni e disabili. Quest’anno era stato previsto in via sperimentale l’ingresso fuori quota per badanti e assistenti socio-sanitari, nel limite di 10.000 ingressi annui. La prima versione del decreto aveva eliminato questo limite, rendendo la misura strutturale. Nella versione pubblicata, invece, resta il tetto annuale di 10.000 ingressi e la misura non è strutturale ma valida solo per il prossimo triennio.

Il DPCM Flussi, che accompagna il decreto legge, prevede che nei prossimi tre anni potranno entrare in Italia 497.550 lavoratori non comunitari, circa 50.000 in più rispetto ai 450.000 programmati nel triennio 2023-2025. Solo nel 2026 gli ingressi saranno 164.850. Il primo click day per la presentazione delle domande è fissato per il 12 gennaio 2026 e riguarderà gli ingressi per lavoro stagionale nel settore agricolo.

San Francesco patrono: festa nazionale dal 2026, effetti dal 2027

La proposta di legge che istituisce il 4 ottobre come festa nazionale è stata approvata in via definitiva dal Parlamento. La novità si inserisce nel contesto dell’ottavo centenario dalla morte di San Francesco (1226-2026) e mira a celebrare il patrono d’Italia e i valori di pace, fratellanza, tutela dell’ambiente e solidarietà.

Secondo quanto previsto dalla legge, i dipendenti del settore privato troveranno in busta paga la giornata festiva retribuita come se fosse lavorata, secondo la disciplina generale delle festività ai sensi dell’articolo 5 del D.P.R. n. 1525/1963. Chi sarà impegnato nello svolgimento dell’attività lavorativa riceverà la maggiorazione prevista dal proprio CCNL per il lavoro festivo.

La novità, tuttavia, non si applicherà nell’immediato. La legge prevede che la festività entri in vigore dal 2026, ma nel 2026 il 4 ottobre cade di sabato. I primi effetti concreti si avranno quindi dal 2027, quando il 4 ottobre sarà in un giorno feriale e la festività comporterà effettivamente un giorno di riposo aggiuntivo per i lavoratori dipendenti.

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