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Dogane: le novità doganali 2026 che cambieranno e-commerce e commercio globale

18 Dicembre, 2025

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Nel commercio internazionale il 2026 appare già come un anno di frattura, quasi una linea di demarcazione tra il regime attuale e un nuovo modello basato su controlli intelligenti, digitalizzazione avanzata e obblighi più diffusi di compliance. Le imprese abituate a gestire dogane e catene di approvvigionamento stanno osservando con una certa apprensione il ritmo delle riforme europee, perché il quadro che emerge richiede scelte rapide e una preparazione tecnica non procrastinabile. La Commissione UE ha fissato obiettivi precisi: controlli più mirati, stop alle zone grigie sull’origine, un maggiore presidio su tecnologie sensibili e materie prime critiche. Tutto questo confluisce in un pacchetto articolato di interventi: Taric aggiornata, nuove regole dual use, soglie riviste per il CBAM, disciplina EUDR, dazi sull’e-commerce sotto € 150. E ognuno di questi fronti ha ricadute operative tutt’altro che marginali.

🕒 Cosa sapere in un minuto

  • Dal 2026 abolita la franchigia daziaria < € 150 per pacchi e-commerce;
  • Aggiornamento codici Taric per tecnologie green e materie critiche;
  • Nuove categorie dual use: semiconduttori, tecnologie quantistiche, circuiti integrati avanzati;
  • CBAM pienamente operativo con obblighi trimestrali e certificatori accreditati;
  • EUDR: due diligence obbligatoria su legno, cacao, caffè, gomma, soia e derivati;
  • Per le imprese la compliance diventa prerequisito per operare senza blocchi.

L’abolizione della franchigia su pacchi e-commerce

Chi lavora con marketplace o spedizioni veloci si troverà a gestire l’impatto della proposta europea di eliminare la franchigia daziaria per i pacchi fino a € 150. È un cambio culturale prima ancora che procedurale. I dati della Commissione sono eloquenti: nel 2024 più di 4,5 miliardi di pacchetti sotto soglia sono arrivati nell’Unione, quasi il 95% delle spedizioni.

La nuova impostazione suggerisce un sistema uniforme, senza eccezioni che, nella prassi quotidiana, hanno favorito dichiarazioni incomplete o valori sottostimati. Si parla anche di una tassa per pacco, orientativamente 2 euro, da applicare a livello unionale con finalità di gestione e controllo. È un’impostazione che mette sotto pressione i piccoli operatori dell’e-commerce, costretti a rivedere processi logistici e marginalità.

Un esempio pratico aiuta: un negozio italiano che importa accessori elettronici dal Sud Est asiatico in spedizioni composte da piccoli colli oggi gode del vantaggio competitivo della franchigia. Con il nuovo modello non solo perde questa esenzione, ma dovrà garantire dichiarazioni doganali puntuali per ogni articolo, con maggiore esposizione a controlli e possibili contestazioni.

Codici Taric aggiornati per tecnologie green e materie critiche

Il 2026 porterà una riorganizzazione significativa dei codici Taric per settori considerati strategici dalla normativa UE: componenti per energie rinnovabili, magneti permanenti a base di terre rare, dispositivi elettronici avanzati, semilavorati per batterie, microchip.
Secondo quanto previsto dall’articolo 9 del Reg. (UE) 2023/956, la revisione nasce per seguire più da vicino produzioni ad alto valore tecnologico e ridurre dipendenze esterne.

Gli operatori attivi in filiere green saranno obbligati a verificare da zero classificazioni e regole di origine, perché anche piccole modifiche nei codici possono alterare dazi, preferenze e requisiti documentali. È opportuno notare che la Commissione ha già segnalato ulteriori aggiornamenti progressivi legati all’evoluzione delle tecnologie climatiche.

Tecnologie sensibili e elenco dual use

L’aggiornamento periodico dell’elenco dual use, previsto dal Reg. (UE) 2021/821, rientra in un trend ormai chiaro: tutela delle tecnologie critiche e controlli su beni e software che potrebbero avere impieghi militari. Nel 2026 entreranno nel radar europeo nuovi gruppi merceologici: semiconduttori avanzati, circuiti integrati per applicazioni militari, tecnologie quantistiche e componentistica utilizzata per data center ad alte prestazioni.

Un produttore italiano che esporta sensori industriali, ad esempio, potrebbe ritrovarsi in un regime autorizzatorio più restrittivo anche senza aver cambiato il prodotto. Diventa quindi necessario verificare in anticipo se un bene è soggetto a licenza o se può rientrare in una delle esenzioni annuali da € 50. Ciò evita blocchi improvvisi alle spedizioni.

CBAM: soglie riviste e nuovi obblighi dal 2026

Il Carbon Border Adjustment Mechanism entrerà in una fase decisiva. L’articolo 6 del Reg. (UE) 2023/956 conferma che dal 2026 le comunicazioni CBAM saranno obbligatorie per tutti gli importatori dei settori inclusi, con una particolare attenzione per acciaio, alluminio, fertilizzanti e cemento. Il periodo 2023-2025 ha rappresentato un banco di prova, ma dal 2026 entrano in vigore dichiarazioni più stringenti, certificatori accreditati e un ampliamento delle verifiche sulle emissioni incorporate.

Un importatore di tubi in alluminio dovrà quindi predisporre calcoli certificati sulle emissioni del produttore extra UE e adeguare la reportistica entro le scadenze trimestrali. Non si tratta di adempimenti formali ma di nuove condizioni di accesso al mercato.

EUDR e due diligence sulla deforestazione

La disciplina EUDR rappresenta un ulteriore tassello della compliance doganale 2026. Secondo quanto previsto dal Reg. (UE) 2023/1115, dal 2025-2026 gli operatori che commercializzano legno, cacao, caffè, gomma, soia e altri prodotti collegati a rischio deforestazione dovranno registrarsi, predisporre una due diligence completa e dimostrare la tracciabilità geografica dei terreni di origine.

La Commissione ha previsto una versione semplificata per micro e piccoli operatori, ma resta un obbligo significativo anche per chi tratta quantità limitate. Nella prassi: un’azienda che importa parquet in rovere dall’Asia non potrà più affidarsi a certificazioni generiche ma dovrà mappare l’intera catena del legno, compreso il lotto di origine forestale.

Un quadro che richiede nuove competenze

Le novità doganali 2026 obbligano le imprese a un salto di qualità nella gestione del rischio. Non basta “sapere” la norma, occorre tradurla in procedure: classificazione corretta, origine documentata, licenze dual use aggiornate, controlli CBAM, tracciabilità EUDR, dichiarazioni e-commerce. Ogni errore diventa un potenziale blocco operativo.

Molti operatori sottovalutano un aspetto: l’UE sta introducendo la logica dell’operatore affidabile come discriminante tra controlli rapidi e controlli approfonditi. Chi non adegua subito i processi rischia di trovarsi ai margini.

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