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Dichiarazione integrativa a favore

Dichiarazione integrativa a favore: ultima chiamata entro il 31 ottobre per l’utilizzo dei crediti

17 Ottobre, 2025

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I contribuenti hanno tempo fino al 31 ottobre 2025 per presentare la dichiarazione integrativa a favore relativa all’anno d’imposta 2023. Superata questa data limite, i crediti emergenti dalla correzione potranno essere utilizzati esclusivamente per compensare debiti maturati a partire dal 1 gennaio 2026. La normativa prevista dall’articolo 2 comma 8-bis del DPR 322/1998 stabilisce regole precise che condizionano l’utilizzo dei crediti fiscali recuperati.

🕒 Cosa sapere in un minuto

  • La dichiarazione integrativa a favore per il 2023 va presentata entro il 31 ottobre 2025: solo così il credito ottenuto sarà subito utilizzabile.
  • Integrative tardive (dopo il 31/10/2025) permettono l’uso del credito solo da gennaio 2026 per debiti maturati dal periodo successivo.
  • Compilare sempre il quadro DI con l’ammontare del credito, le utilizzazioni e i dettagli richiesti.
  • L’integrativa sostituisce integralmente la dichiarazione originaria: servono tutti i dati, non solo quelli modificati.
  • Verifica della dichiarazione e dei versamenti originari è fondamentale per evitare errori o contestazioni.
  • Soluzioni alternative: dopo la scadenza è possibile istanza di rimborso, ma con tempi più lunghi.

Il meccanismo della correzione a favore del contribuente

Quando un soggetto si accorge di aver commesso errori nella compilazione della dichiarazione dei redditi, può presentare un modello integrativo per recuperare quanto indebitamente versato. La disciplina prevista dal decreto legislativo consente questa possibilità entro termini ben definiti. Come spesso accade nella prassi applicativa, molti contribuenti tardano ad accorgersi delle inesattezze che hanno determinato un maggior debito o un minor credito rispetto a quanto effettivamente dovuto.

Secondo quanto disposto dall’articolo 5 comma 1 lettera a) del decreto legge 193/2016, il legislatore ha modificato la norma contenuta nel DPR 322/1998 proprio per disciplinare l’utilizzo dei crediti derivanti da integrative. La modifica ha introdotto vincoli temporali che incidono sulle modalità di fruizione delle somme recuperate.

Scadenze differenziate e conseguenze operative

Il tempo stringe per chi vuole sfruttare appieno le potenzialità della dichiarazione integrativa relativa all’esercizio 2023. Presentando il modello corretto entro il termine ordinario previsto per la dichiarazione del periodo successivo (quindi entro il 31 ottobre 2025), il credito che emerge può essere gestito con maggiore flessibilità. In questo caso specifico si parla di integrativa infrannuale.

Chi invece procede alla presentazione dell’integrativa oltre questo termine si trova di fronte a limitazioni più stringenti. Il credito derivante dalla correzione (che può scaturire sia da un minor debito che da un maggior credito rispetto alla dichiarazione originaria) diventa utilizzabile solamente per compensare debiti che maturano dal periodo d’imposta successivo a quello di presentazione dell’integrativa stessa. Nella fattispecie concreta: un’integrativa trasmessa dopo il 31 ottobre 2025 consente di compensare esclusivamente debiti che si generano dal 1 gennaio 2026 in poi.

Esempio pratico di utilizzo del credito – Un professionista presenta nel novembre 2025 una dichiarazione integrativa relativa al periodo d’imposta 2023, dalla quale emerge un credito IRPEF di 3.500 euro precedentemente non rilevato. Tale importo potrà essere utilizzato in compensazione orizzontale (ai sensi del DLgs 241/1997) solo per versamenti dovuti a partire dal gennaio 2026. Non sarà quindi possibile compensare, ad esempio, il saldo IRPEF 2024 in scadenza a giugno 2025 o l’acconto di novembre 2025.

Il quadro DI della dichiarazione redditi

Quando si presenta una dichiarazione integrativa a favore oltre il termine previsto per la dichiarazione dell’anno successivo (quella che gli addetti ai lavori definiscono integrativa ultrannuale), è necessario compilare il quadro DI del modello Redditi. Questo adempimento risulta fondamentale per tracciare correttamente il credito emergente.

Nel quadro DI vanno indicati sia l’ammontare del credito derivante dal minor debito o dal maggiore credito risultante dalla dichiarazione integrativa, sia l’eventuale quota già utilizzata in compensazione. La compilazione accurata di questa sezione consente all’amministrazione finanziaria di verificare il corretto impiego delle somme recuperate attraverso la procedura di correzione.

Tipologia integrativa Termine presentazione Utilizzo crediti
Integrativa infrannuale Entro 31 ottobre 2025 Immediato e senza vincoli temporali specifici
Integrativa ultrannuale Dopo 31 ottobre 2025 Solo per debiti maturati dal periodo successivo

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Aspetti procedurali della presentazione

La dichiarazione integrativa deve essere trasmessa utilizzando lo stesso modello previsto per il periodo d’imposta oggetto di correzione. Occorre barrare l’apposita casella che individua la tipologia di dichiarazione (integrativa ai sensi dell’articolo 2 comma 8-bis del DPR 322/1998) e indicare il protocollo della dichiarazione che si intende correggere.

Si consideri che la nuova dichiarazione deve contenere tutti i dati, non solo quelli oggetto di modifica. Nella pratica professionale si osserva frequentemente l’errore di riportare esclusivamente i quadri modificati, ma questo approccio non risulta conforme alle disposizioni normative. Il modello integrativo va a sostituire integralmente quello precedente.

Implicazioni per le compensazioni orizzontali

La limitazione temporale nell’utilizzo dei crediti da integrativa ultrannuale incide significativamente sulla pianificazione fiscale. Un contribuente che presenta la correzione a gennaio 2026 per recuperare un credito relativo al 2023 potrà impiegarlo solo dal 1 gennaio 2027. Questo significa che l’intero anno 2026 risulta sostanzialmente “congelato” rispetto alla possibilità di compensazione.

Come precisato dall’Agenzia delle Entrate in occasione di Telefisco (risposta n. 18 del 2020), la locuzione “debito maturato a partire dal periodo d’imposta successivo” va interpretata con riferimento alla scadenza del versamento e non all’anno di maturazione del debito stesso. Questa interpretazione restrittiva limita ulteriormente le possibilità operative per i contribuenti.

Caso specifico: integrativa tardiva – Un’impresa individuale presenta nel marzo 2026 un’integrativa relativa al 2023 che fa emergere un credito IVA di 8.000 euro. Questo importo non potrà essere utilizzato per il versamento del saldo IVA 2025 (anno 2026) né per gli acconti dello stesso anno. Il primo utilizzo possibile sarà per il saldo IVA 2026 in scadenza nel marzo 2027, oppure per altre imposte con scadenza dal 1 gennaio 2027 in poi.

Considerazioni sulla tempistica e sulla pianificazione

Il termine del 31 ottobre 2025 assume quindi una valenza strategica per tutti coloro che hanno necessità di recuperare crediti d’imposta attraverso la correzione della dichiarazione 2023. Chi rispetta questa scadenza mantiene piena autonomia nell’utilizzo delle somme recuperate, potendo procedere a compensazioni anche per debiti già scaduti o in scadenza nell’anno corrente.

La giurisprudenza ha talvolta interpretato in modo rigoroso le norme relative alle compensazioni, negando la possibilità di aggirare le limitazioni temporali attraverso presentazioni “a catena” di dichiarazioni integrative successive. È opportuno notare che questo orientamento, consolidato nei chiarimenti forniti a Telefisco 2018, preclude ai contribuenti percorsi alternativi per anticipare l’utilizzo dei crediti.

Riflessi sulla dichiarazione del periodo successivo

Nel modello Redditi 2024 (relativo al periodo d’imposta 2023), qualora fosse già stata presentata un’integrativa, occorre verificare la corretta indicazione nel quadro DI del credito derivante dalla correzione. Questo controllo risulta essenziale per evitare contestazioni in sede di verifica da parte dell’amministrazione finanziaria.

La compilazione del quadro DI deve riportare con precisione il codice tributo, l’anno di riferimento del credito e l’ammontare complessivo. Eventuali utilizzi parziali in compensazione vanno specificatamente evidenziati per consentire la tracciabilità dei movimenti. Nella prassi operativa questa sezione viene spesso trascurata, generando poi difficoltà in fase di controllo.

Soluzioni alternative alla presentazione tardiva

Chi si accorge dell’errore dopo il 31 ottobre può valutare altre strade. Entro il termine di decadenza (31 dicembre del quinto anno successivo alla presentazione della dichiarazione) resta sempre possibile trasmettere l’integrativa, pur con le limitazioni descritte nell’uso dei crediti. In alternativa, si può presentare istanza di rimborso ai sensi dell’articolo 38 del DPR 602/1973, anche se questa via comporta tempi più lunghi per il recupero delle somme.

Alcune fattispecie particolari (come gli errori materiali o di calcolo evidenti) potrebbero consentire percorsi diversi, ma è necessario valutare caso per caso con attenzione. Il ricorso all’autotutela o la segnalazione all’Agenzia delle Entrate attraverso i canali istituzionali possono rappresentare soluzioni praticabili in situazioni specifiche.

Verifica della correttezza dei dati originari

Prima di procedere alla presentazione dell’integrativa è fondamentale effettuare un’analisi approfondita della dichiarazione originaria. Spesso gli errori che generano maggiori crediti riguardano detrazioni non riportate, oneri deducibili omessi o redditi imputati per eccesso. La revisione deve essere sistematica e coinvolgere tutti i quadri compilati.

Un aspetto spesso trascurato riguarda la verifica dei versamenti effettuati. Può accadere che crediti utilizzati in compensazione nella dichiarazione originaria siano stati poi oggetto di disconoscimento, rendendo necessaria una rivalutazione complessiva della posizione. La documentazione bancaria e i modelli F24 rappresentano elementi probatori essenziali in questa fase di controllo.

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