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Ravvedimento speciale CPB

Deduzione costo lavoro concordato preventivo: cosa cambia dal 2025-2026

6 Agosto, 2025

Il panorama tributario è attraversato da una trasformazione. Il decreto legislativo n. 81/2025, quello che i tecnici hanno ribattezzato “correttivo-bis”, interviene con l’articolo 13 sui meccanismi del concordato preventivo biennale. E lo fa in un modo che… beh, che ridefinisce sostanzialmente il rapporto tra incentivi occupazionali e regime concordatario. La questione ruota attorno alla deduzione del costo del lavoro del 120%, misura introdotta nel 2023 per sostenere le assunzioni a tempo indeterminato. Fino a ieri, chi aveva sottoscritto un CPB si trovava in una situazione paradossale: l’incentivo c’era, ma non lo poteva utilizzare. O meglio, non gli serviva a nulla. Dal 2025-2026, però, le cose cambiano.

Quando la deduzione diventa rilevante per il concordato

La modificazione degli articoli 15 e 16 del D.Lgs. n. 13/2024 introduce la maggiorazione del costo del lavoro tra le variabili che possono rettificare il reddito concordato. A partire dalle sottoscrizioni per il biennio 2025-2026, tale beneficio non rimane più confinato alla sfera del reddito effettivo.

Si consideri la logica: prima del correttivo, un’azienda che aveva concordato 150.000 euro di reddito per il 2024 rimaneva tassata su quella cifra, indipendentemente dalla presenza di nuove assunzioni e della relativa maggiorazione del 20% o 30% sui costi sostenuti. La deduzione del costo del lavoro diventava, di fatto, un beneficio teorico.

La disciplina originaria della maxi-deduzione (art. 4 del D.Lgs. 216/2023) prevede una maggiorazione del costo del personale assunto con contratto subordinato a tempo indeterminato. Nel dettaglio: 20% per l’incremento occupazionale standard, 30% per categorie di lavoratori considerati meritevoli di maggior tutela.

Le implicazioni pratiche del nuovo regime

Nell’esperienza applicativa, la questione si pone in termini diversi a seconda del biennio di riferimento. È necessario distinguere tra concordati già sottoscritti per il 2024-2025 e quelli che verranno siglati dal 2025-2026 in poi.

Per illustrare, si prenda il caso di un contribuente con reddito concordato di 110.000 euro e maxi-deduzione spettante di 6.000 euro:

Scenario CPB 2024-2025:

  • Anno 2024: reddito tassabile 110.000 euro (deduzione irrilevante)
  • Anno 2025: reddito tassabile 115.000 euro (deduzione irrilevante)

Scenario CPB 2025-2026:

  • Anno 2025: reddito tassabile 104.000 euro (110.000 – 6.000)
  • Anno 2026: reddito tassabile 109.000 euro (115.000 – 6.000)

La differenza è sostanziale. Si osserva che il beneficio fiscale diventa effettivamente fruibile solo con i nuovi accordi.

Ripercussioni sulla compilazione del modello CPB

La modifica porta con sé conseguenze tecniche rilevanti, particolarmente per la determinazione del rigo P04 del modello CPB 2025/2026. Nel rigo indicato deve emergere il reddito fiscale 2024 “normalizzato” secondo l’ottica del concordato.

Qui la logica si inverte rispetto al quadro CP. Mentre nel quadro CP si parte dal reddito concordato e si applicano le variazioni previste dagli articoli 15 e 16, nel rigo P04 occorre operare con segno opposto.

Nell’esperienza professionale si osserva come questa inversione metodologica generi talvolta perplessità. Un esempio può chiarire: se un contribuente ha beneficiato di 3.000 euro di maxi-deduzione nel 2024, tale importo dovrà essere sommato al reddito fiscale dichiarato per determinare il P04. Si tratta di esprimere quello che sarebbe stato il reddito 2024 senza l’agevolazione.

La prassi richiede quindi:

  • Partenza dal reddito fiscale 2024 (quadri RE, RG, RF)
  • Rettifica delle variabili non concordabili con segno opposto
  • Per la maxi-deduzione: segno positivo nel P04

Prendiamo un’azienda con reddito fiscale 2024 di 52.000 euro, determinato dopo aver applicato una maxi-deduzione di 3.000 euro. Nel rigo P04 del modello CPB 2025/2026 dovrà comparire l’importo di 55.000 euro.

Aspetti spesso trascurati nella transizione normativa

La decorrenza temporale delle modifiche crea alcune criticità ricorrenti nella gestione pratica. Le disposizioni si applicano esclusivamente ai concordati sottoscritti per il biennio 2025-2026, senza retroattività sui rapporti già in essere.

Come spesso accade nelle fasi di transizione normativa, si presenta il tema della gestione dei soggetti che hanno già aderito al CPB 2024-2025. Per questi contribuenti, la deduzione del costo del lavoro rimane sostanzialmente inutilizzabile fino alla scadenza del primo biennio.

Un aspetto che merita attenzione riguarda la proroga dell’agevolazione operata dalla legge di Bilancio 2025. La maxi-deduzione, inizialmente prevista per il solo periodo successivo al 2023, è stata estesa fino ai tre periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2024. Questo allineamento temporale con le nuove regole del concordato non è casuale.

La giurisprudenza di legittimità non si è ancora pronunciata sulle modalità applicative specifiche, data la recente introduzione delle modifiche. Tuttavia, la prassi amministrativa sta orientandosi verso un’interpretazione estensiva del beneficio, purché ricorrano i presupposti soggettivi e oggettivi previsti dalla normativa.

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