Il meccanismo che regola i compensi dovuti dalla pubblica amministrazione ai professionisti sta per affrontare una revisione che potrebbe incidere in modo tangibile sulla gestione quotidiana dei pagamenti. Oggi gli enti pubblici sono obbligati a sospendere ogni erogazione quando il beneficiario risulta titolare di cartelle esattoriali, anche modeste, iscritte a ruolo. È una disciplina che nasce dall’articolo 48 bis del DPR 602/1973 e che nel tempo ha prodotto effetti discussi, soprattutto quando il debito non è definitivo o riguarda importi limitati. L’emendamento presentato in Senato prova a correggere questa rigidità introducendo una trattenuta automatica, fino a un massimo di 5.000 euro, sui compensi pubblica amministrazione destinati a professionisti e autonomi. Una trattenuta e non più un blocco totale: è questo il cambio di prospettiva.
🕒 Cosa sapere in un minuto
- Arriva una trattenuta automatica sui compensi PA fino a 5.000 € in presenza di cartelle.
- Il blocco integrale sopravvive solo oltre la soglia.
- La modifica interviene sull’art. 48 bis del DPR 602/1973.
- La misura alleggerisce gli effetti del Durc fiscale.
- I professionisti riceveranno comunque una parte del compenso.
- Il tema rientra nel dibattito sulla legge di bilancio.
- Necessaria un’adeguata digitalizzazione dei sistemi di controllo.
Il contesto normativo e la logica della modifica
Secondo la normativa vigente, l’ente pubblico deve verificare se il professionista ha cartelle non pagate superiori a 5.000 euro. In caso positivo, il pagamento viene congelato e l’intero importo deve essere destinato all’agente della riscossione. La proposta in discussione conserva l’impianto originario, ma aggiunge una differenza sostanziale. L’intervento prevede che per i debiti fino a 5.000 euro l’ente possa procedere comunque al pagamento, decurtando direttamente ciò che serve a coprire la cartella. Solo oltre quella soglia resterebbe il blocco totale. È una soluzione che non elimina la segnalazione del Durc fiscale, ma ne attenua gli effetti più critici che, nella prassi, hanno paralizzato migliaia di rapporti contrattuali.
L’iniziativa politica e i motivi della riformulazione
A proporre questa revisione è Nicola Calandrini, che ha raccolto una serie di osservazioni provenienti sia dalle categorie professionali sia dagli uffici pubblici coinvolti nella gestione dei pagamenti. Secondo il promotore, l’attuale sistema ha generato un numero crescente di casi in cui i compensi restano sospesi per lunghi periodi, con situazioni paradossali: avvocati, architetti, consulenti che non possono ricevere neanche importi minimi perché un vecchio debito, magari contestato o riferito a ruoli ormai obsoleti, blocca tutto. La trattenuta parziale mira a risolvere proprio questo aspetto. Nella visione di chi ha presentato l’emendamento, il meccanismo va reso più coerente con le esigenze operative degli enti e più sostenibile per chi lavora con la pubblica amministrazione.
Una norma che incide sulle dinamiche reali dei pagamenti
L’introduzione della trattenuta sui compensi pubblica amministrazione cambierebbe l’assetto delle verifiche preventive. Se l’ente trova un debito fiscale entro la soglia, può pagare il professionista trattenendo la quota corrispondente alla cartella. Nel caso opposto, resta confermato il blocco totale previsto dalla disciplina originale. L’effetto diretto sarebbe una minore frequenza di sospensioni e un incremento dei flussi di pagamento, oggi spesso rallentati anche per debiti che non hanno natura definitiva. È un punto a cui gli operatori fanno spesso riferimento: un conto è un debito accertato, un conto è una cartella legata a un accertamento ancora oggetto di ricorso. In questi casi, bloccare l’intero compenso non appare sempre proporzionato.
Come cambierebbe la gestione pratica dei rapporti con gli enti
Una norma di questo tipo, se approvata, influirebbe in modo concreto sui processi amministrativi. Si consideri il caso di un consulente che ha emesso una fattura da 4.800 euro e ha un debito residuo di 1.300 euro. Oggi non riceverebbe nulla, perché la semplice presenza della cartella impone il blocco. Con l’emendamento, invece, l’ente tratterrebbe i 1.300 euro e verserebbe al professionista la differenza. È un esempio semplice, ma restituisce l’idea di un sistema più aderente alla realtà operativa. Questo approccio ridurrebbe anche la mole di richieste di sblocco o di riesame che, nella prassi, intasano gli uffici pubblici.
Un impatto trasversale su categorie e settori
La platea coinvolta è ampia. L’emendamento riguarda avvocati incaricati di difesa giudiziale, tecnici che prestano servizi di progettazione, esperti chiamati a collaborare con enti locali, formatori, revisori e consulenti vari. La materia non è limitata alle professioni ordinistiche. Coinvolge anche gli autonomi con partita IVA che forniscono servizi specialistici alla pubblica amministrazione attraverso incarichi temporanei o affidamenti diretti. Il peso della norma, dunque, non si concentra solo sulle categorie più strutturate, ma invade l’intero settore dei rapporti professionali con gli enti pubblici.
Le ricadute sul Durc fiscale e sui procedimenti pendenti
Il riferimento al Durc fiscale resta centrale. La disciplina non viene cancellata, ma il suo impiego risulterebbe meno rigido. Il controllo permane, ma perderebbe la forza bloccante nei casi di cartelle entro la nuova soglia. È un punto che potrebbe ridurre la conflittualità con l’agente della riscossione. Molti professionisti hanno contestato negli anni la sospensione dei compensi per cartelle già oggetto di ricorso o in fase di annullamento, sostenendo che ciò impedisce di disporre delle risorse necessarie proprio per fronteggiare il contenzioso. La trattenuta, in questi casi, smorzerebbe il problema senza svuotare la funzione della verifica.
La posizione del Ministero dell’Economia e il cantiere della manovra
La modifica è inserita nella cornice della legge di bilancio e rientra in un pacchetto più ampio di interventi tecnici. Il Ministero dell’Economia ha chiesto ulteriori valutazioni sull’impatto operativo dei nuovi controlli, soprattutto in relazione ai sistemi informatici che incrociano le informazioni delle cartelle. La possibilità di una trattazione automatizzata delle trattenute è un tema delicato. Se le strutture informatiche non sono adeguate, il rischio è creare ulteriori rallentamenti. Le interlocuzioni procedono, ma non tutto appare già definito. E proprio in questa incertezza risiede una parte delle difficoltà politiche.
Le altre misure che si intrecciano nel dibattito
Nel percorso della manovra si discute anche della riduzione della soglia di compensazione dei crediti fiscali, oggi fissata a 100.000 euro. È una revisione che viaggia su un binario parallelo e che potrebbe incidere su imprese e professionisti. Alcune ipotesi parlano di una riduzione a 50.000 euro, altre di un limite variabile su base annuale. La cornice è ancora fluida. Inoltre si è tornati a parlare della tassazione delle partecipazioni, con proposte che puntano a rivedere l’aliquota sui dividendi per i detentori di quote da almeno tre anni. Un insieme di misure che, se sommate, ridisegneranno la mappa dei rapporti fiscali tra contribuenti e amministrazione.
Un sistema che cerca efficienza senza rinunciare al controllo
Dietro questa riforma c’è un obiettivo: evitare che la rigidità del controllo finisca per danneggiare l’operatività dei professionisti e, allo stesso tempo, mantenere integra la capacità dello Stato di recuperare i crediti fiscali. È un equilibrio non sempre semplice. Per anni, la sospensione totale dei pagamenti è stata considerata l’unica misura efficace. Oggi si sperimenta un approccio diverso, che non indebolisce la funzione di garanzia ma prova a renderla compatibile con la continuità lavorativa. Gli effetti, se la norma verrà approvata, saranno valutabili solo nei mesi successivi.
Uno sguardo più ampio: che cosa significa per la pubblica amministrazione
Dal punto di vista degli enti pubblici, la trattenuta sui compensi pubblica amministrazione potrebbe ridurre le sospensioni di pagamenti che spesso rallentano la chiusura dei mandati contabili di fine anno. L’utilizzo di una trattenuta, infatti, offre una via più snella per adempiere ai propri obblighi, evitando di bloccare procedure già completate. Gli uffici potrebbero anche gestire meglio i tempi di liquidazione e le verifiche preliminari. Naturalmente resta il nodo della digitalizzazione: senza sistemi informatici adeguati, il rischio è di aumentare la complessità invece di alleggerirla.
Professionisti più tutelati o semplice aggiustamento?
La domanda è aperta. La riforma potrebbe rappresentare un passo avanti per quanti vivono con difficoltà l’attuale sistema, ma non tutti concordano sul fatto che la soglia di 5.000 euro sia sufficiente. Alcune associazioni ritengono che il limite sia troppo basso e non elimini il problema nei casi in cui il professionista ha più cartelle aperte. Altre sollevano dubbi sulla gestione delle posizioni contestate. Infine c’è chi teme che un sistema di trattenuta possa alimentare disparità di trattamento tra categorie diverse. Sono osservazioni che non vanno sottovalutate e che, probabilmente, torneranno nel dibattito parlamentare.



