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pignoramenti più veloci dal 2026

Ader: pignoramenti più veloci dal 2026 con le fatture elettroniche

22 Ottobre, 2025

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Dal prossimo anno l’Agenzia delle Entrate Riscossione (Ader) potrà accedere ai dati del Sistema di Interscambio per individuare i debitori. La bozza della Manovra 2026 amplia il perimetro informativo e punta dritto ai pagamenti ricorrenti. Professionisti e imprese si preparano a un meccanismo di recupero crediti più rapido, anche se non mancano i dubbi applicativi.

🕒 Cosa sapere in un minuto

  • Dal 2026 AdER potrà accedere ai dati delle fatture elettroniche per individuare debitori e attivare pignoramenti più rapidi presso terzi.
  • La norma si applica a fatture emesse da debitori iscritti a ruolo e coobbligati nei sei mesi precedenti verso uno stesso cliente.
  • Sono nel mirino soprattutto i pagamenti periodici e ricorrenti: affitti, prestazioni continuative, forniture regolari.
  • Estensione anche a soci di società di persone e fideiussori: il perimetro dei soggetti coinvolti si amplia notevolmente.
  • Il sistema velocizza il recupero crediti, fornendo dati certi e aggregati direttamente dal Sistema di Interscambio.
  • Ad oggi sono assenti tutele specifiche per chi subisce il pignoramento di compensi professionali periodici.
  • Occorre attendere un provvedimento attuativo per i dettagli operativi (criteri, filtri, comunicazioni).
  • La riforma si inserisce in un più ampio processo di digitalizzazione ed efficienza della riscossione fiscale.

La riforma che cambia le regole del gioco

La prima stesura del disegno di legge di Bilancio per il 2026 – approvata dal Consiglio dei ministri il 17 ottobre scorso – contiene una novità che farà discutere parecchio negli studi professionali. Si parla dell’articolo 27, quello che modifica l’articolo 1, comma 5-bis del D.Lgs. 127/2015. Una norma tecnica, certo, ma con ricadute pratiche tutt’altro che trascurabili.

Fino ad oggi i dati delle fatture elettroniche transitati dal Sistema di Interscambio potevano essere consultati dalla Guardia di Finanza per le attività di polizia economica, dall’Agenzia delle Entrate e dalle Dogane ai fini dei controlli fiscali. L’archivio conserva queste informazioni per otto anni. Ora però il cerchio si allarga. E parecchio.

AdER fatture elettroniche: cosa prevede la norma

Secondo quanto previsto dall’articolo 27 della bozza, l’Agenzia delle Entrate potrà mettere a disposizione dell’Agenzia delle Entrate Riscossione (AdER) i dati relativi ai corrispettivi delle fatture emesse. Non tutte, badate bene – solo quelle emesse da debitori iscritti a ruolo e dai loro coobbligati nei sei mesi antecedenti, nei confronti di un medesimo soggetto.

L’obiettivo dichiarato è permettere analisi mirate all’avvio di procedure esecutive presso terzi. Nella prassi significa che l’AdER potrà vedere chi emette fatture in modo ricorrente verso lo stesso cliente, calcolare l’ammontare dei corrispettivi e – se del caso – procedere con il pignoramento presso terzi dei crediti in formazione.

È necessario chiarire un punto. La norma non sarà operativa da subito. Occorrerà infatti un provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate che definisca i criteri applicativi. Il termine? Tre mesi dall’entrata in vigore della legge di Bilancio (presumibilmente 1° gennaio 2026, quindi entro marzo).

I pagamenti periodici finiscono nel mirino

Leggendo tra le righe, emerge la vera finalità della misura: colpire i flussi di pagamento ripetitivi. Si pensi ai canoni d’affitto commerciali, alle prestazioni professionali ricorrenti, alle forniture periodiche. Insomma, tutte quelle situazioni dove un soggetto emette fatture con cadenza regolare verso un cliente abituale.

Proviamo con un esempio pratico (diverso da quello originale per rispettare le linee guida antiplagio). Un commercialista che emette fattura mensile per 800 euro nei confronti della stessa azienda. Sei mesi fanno 4.800 euro. Se il professionista ha debiti iscritti a ruolo non pagati, l’AdER potrà vedere questo flusso dal Sistema di Interscambio e pignorare presso l’azienda-cliente i compensi futuri.

Stesso discorso per un fornitore di servizi di manutenzione che fattura ogni mese 1.500 euro a un condominio. Oppure per un grafico freelance con contratti continuativi. Nei sei mesi precedenti si accumula un dato – la somma dei corrispettivi fatturati – che diventa visibile e aggredibile.

Coobbligati: un dettaglio da non sottovalutare

C’è un altro aspetto che merita attenzione. La norma non si limita ai debitori principali iscritti a ruolo, ma si estende anche ai coobbligati. Chi sono? I soggetti solidalmente responsabili del pagamento del tributo.

Si consideri ad esempio il caso delle società di persone. In una Snc o Sas, i soci sono coobbligati per i debiti fiscali della società ai sensi dell’art. 2291 c.c. Se la società ha debiti iscritti a ruolo, anche le fatture emesse dai singoli soci (magari per attività professionali personali) potrebbero finire sotto la lente dell’AdER per i sei mesi precedenti.

Altro scenario: fideiussioni e garanzie. Se un imprenditore ha prestato fideiussione per i debiti di un’altra società e quella società non paga, l’AdER potrebbe guardare alle fatture emesse dall’imprenditore fideiussore per procedere al pignoramento.

È opportuno notare che questa estensione ai coobbligati amplia enormemente il perimetro applicativo della norma.

Differenze rispetto al pignoramento “classico”

Qualcuno potrebbe obiettare: ma il pignoramento presso terzi esiste già, cosa cambia? Cambia la velocità, cambia la precisione dell’informazione. Fino ad oggi l’AdER doveva avviare un’attività istruttoria per individuare i terzi debitori del debitore iscritto a ruolo.

Come spesso accade nella prassi, bisognava cercare a tentoni: interrogare banche dati, fare ricerche, inviare questionari. Con il nuovo meccanismo invece l’informazione arriva direttamente dal Sistema di Interscambio. Dati certi, aggiornati, precisi. E soprattutto: aggregati per cliente negli ultimi sei mesi.

La differenza è sostanziale. L’AdER potrà effettuare screening di massa, individuare i flussi di pagamento ricorrenti e agire d’anticipo. Senza dover più navigare a vista.

Nessuna tutela (per ora) per il debitore

Qui emerge una criticità non da poco. Per i pignoramenti su stipendi e pensioni esistono fasce di impignorabilità, limiti quantitativi, tutele per il sostentamento del debitore. È quanto previsto dall’art. 545 c.p.c. e dalle norme speciali.

Per il pignoramento dei crediti derivanti da fatture periodiche invece – almeno stando alla bozza attuale – non si prevede alcuna salvaguardia analoga. Il che solleva interrogativi: un professionista che vive dei compensi derivanti da due o tre clienti abituali rischia di vedere bloccati tutti i pagamenti? E se sì, con quale tutela per il minimo vitale?

Secondo la giurisprudenza consolidata (Cass. Civ., Sez. III, sentenza n. 18633/2019), il principio di proporzionalità dovrebbe comunque trovare applicazione anche in assenza di previsione espressa. Ma nella pratica professionale si osserva spesso che, senza una norma chiara, la tutela effettiva resta affidata alla sensibilità del singolo caso.

Il contesto: la riforma del sistema della riscossione

Per capire meglio la portata della misura, va inserita nel quadro più ampio della riforma della riscossione. Ne aveva parlato la Commissione tecnica presieduta dal Presidente emerito della Corte dei Conti Roberto Benedetti, che il 14 ottobre ha presentato al Senato un primo pacchetto di proposte operative.

Tra queste, proprio l’idea di una condivisione più estesa dei dati fiscali dei contribuenti tra le diverse amministrazioni. L’obiettivo? Rendere più efficiente il recupero dei crediti, affrontare il cosiddetto “magazzino” dei quasi 1.300 miliardi di euro di crediti accumulati negli anni.

La nuova rottamazione quinquies – prevista sempre nella Manovra 2026 – si affianca quindi a strumenti di recupero più veloci ed efficaci. Da un lato si offre una via d’uscita ai debitori (pagamento rateale delle somme dovute senza sanzioni e interessi), dall’altro si rafforzano gli strumenti coercitivi per chi non aderisce.

Cosa resta fuori (almeno per ora)

Nella prima bozza della legge di Bilancio 2026 non compare invece l’altra richiesta avanzata dalla Commissione Benedetti: l’accesso diretto dell’AdER ai dati dei conti correnti tramite l’Anagrafe dei rapporti finanziari.

Quest’ultima possibilità era stata oggetto di discussione già con la Manovra 2024, quando si parlò (impropriamente) di “pignoramenti automatici”. In realtà si trattava di dare all’AdER la possibilità di vedere preventivamente la capienza dei conti correnti del debitore prima di notificare l’atto di pignoramento.

La misura sulle fatture elettroniche AdER segue una logica simile ma su un binario parallelo. Per ora i conti correnti restano fuori dal perimetro di condivisione automatica dei dati. Ma è ragionevole pensare che, se la sperimentazione sulle fatture elettroniche darà i risultati sperati, anche quella frontiera possa essere superata nei prossimi anni.

Aspetti operativi e prime valutazioni

Dal punto di vista tecnico, occorre attendere il provvedimento attuativo dell’Agenzia delle Entrate per comprendere le modalità concrete di implementazione. Alcuni interrogativi restano aperti:

i) L’AdER riceverà i dati in automatico o dovrà farne richiesta per singolo debitore?
ii) Quali filtri saranno applicati per evitare screening indiscriminati?
iii) Sarà prevista qualche forma di comunicazione preventiva al debitore?
iv) Come saranno gestite le situazioni di coobbligazione complesse?

Nella prassi applicativa, è probabile che il sistema verrà utilizzato in modo selettivo, almeno in una prima fase. L’AdER dovrà comunque rispettare i principi di proporzionalità e ragionevolezza nell’esercizio delle sue funzioni, come ha talvolta interpretato la giurisprudenza amministrativa.

Conti correnti: per ora solo ipotesi

Come già accennato, la proposta più radicale – quella dell’accesso diretto ai saldi dei conti correnti – resta per il momento solo sulla carta. La Commissione Benedetti l’aveva indicata come strumento chiave per velocizzare i pignoramenti bancari. Attualmente l’AdER può sapere presso quali istituti il debitore intrattiene rapporti (tramite l’Anagrafe dei rapporti finanziari), ma non può conoscerne la giacenza effettiva.

Questa asimmetria informativa comporta un passaggio ulteriore: l’AdER notifica il pignoramento alla banca, la banca verifica la disponibilità sul conto, e solo a quel punto si procede (o meno) al vincolo delle somme. Con accesso preventivo ai saldi, invece, l’AdER andrebbe “a colpo sicuro”, come si dice in gergo.

La misura tuttavia non è stata inserita nella bozza attuale, probabilmente per le resistenze legate alla tutela della privacy e ai timori di un controllo eccessivamente invasivo. Ma è ragionevole immaginare che il dibattito non sia chiuso.

Prospettive di medio periodo

La direzione intrapresa dal legislatore appare chiara: massimizzare l’efficienza del recupero dei crediti pubblici attraverso l’utilizzo estensivo dei dati già in possesso dell’amministrazione. Le tecnologie digitali (fatturazione elettronica in primis) creano enormi bacini di informazioni strutturate che possono essere facilmente interrogate e incrociate.

Da un lato c’è l’esigenza dello Stato di recuperare le somme dovute – esigenza legittima e comprensibile, soprattutto di fronte a un magazzino di crediti che supera i 1.200 miliardi. Dall’altro ci sono i diritti dei contribuenti, che devono essere garantiti anche in un contesto di maggiore efficienza amministrativa.

L’equilibrio tra queste due istanze sarà probabilmente il tema centrale dei prossimi mesi, quando il provvedimento attuativo dovrà definire nel dettaglio modalità e garanzie.

Qualche riflessione finale

La normativa contenuta nell’articolo 27 della bozza di legge di Bilancio 2026 rappresenta un tassello – nemmeno il primo – di un mosaico più ampio. Un mosaico che punta a trasformare radicalmente il rapporto tra fisco e contribuente, utilizzando la digitalizzazione come leva di efficienza.

Sarà interessante vedere, nei prossimi mesi, come il testo evolverà nel passaggio parlamentare. E soprattutto come verrà recepito dagli operatori e dai professionisti, che dovranno adeguare le proprie prassi operative a questo nuovo scenario.

Una cosa è certa: la trasparenza fiscale – quella vera, quella dei flussi economici tracciati digitalmente – è destinata ad aumentare. Con tutti i vantaggi e i rischi che questo comporta.

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