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ZES Unica

Zone Economiche Speciali: estensione a Marche e Umbria della ZES Unica

6 Agosto, 2025

L’esecutivo ha deciso di ampliare il perimetro della ZES Unica durante la seduta del Consiglio dei Ministri del 4 agosto 2025. Il provvedimento legislativo approvato con procedura d’urgenza modifica sostanzialmente l’assetto delle Zone Economiche Speciali, incorporando nel sistema agevolativo anche Marche e Umbria. Una scelta che rompe con l’impostazione tradizionale di tali strumenti, finora concentrati nelle regioni meridionali. Il meccanismo agevolativo – fino a ieri riservato ad Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna – si estende ora verso il Centro Italia. La governance della ZES ha trovato la sua configurazione definitiva attraverso il D.L. 124/2023, convertito con L. 162/2023, che dal primo gennaio 2024 coordina gli interventi in un’unica struttura amministrativa.

Il quadro normativo e i meccanismi operativi

La disciplina delle agevolazioni si basa sull’art. 16 del decreto citato, che introduce un credito d’imposta per beni strumentali nuovi. Si tratta di un beneficio che opera tanto per stabilimenti esistenti quanto per nuovi insediamenti produttivi. Il sistema prevede condizioni di accesso specifiche: le imprese devono mantenere le attività nella zona per almeno cinque anni dal completamento dell’investimento agevolato.

Nella prassi professionale si osserva che l’utilizzo del credito d’imposta è subordinato al rispetto delle normative UE in materia di aiuti di Stato. La violazione del vincolo temporale comporta la revoca dei benefici già fruiti – una clausola che spesso viene trascurata nelle valutazioni iniziali degli investimenti.

Il ventaglio delle agevolazioni comprende anche riduzioni doganali, procedure burocratiche semplificate e regolamenti più flessibili. È opportuno notare come il sostegno alle esportazioni attraverso incentivi mirati costituisca un elemento distintivo del sistema ZES.

I tempi dell’implementazione e le criticità procedurali

L’aggiornamento del Piano strategico triennale deve avvenire entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge. Si tratta di un termine che potrebbe rivelarsi stringente per una pianificazione adeguata, considerando la necessità di integrare le nuove regioni e definire settori prioritari.

Il Piano dovrà individuare investimenti e interventi prioritari per lo sviluppo di Marche e Umbria, compresi quelli destinati alla riconversione industriale per la transizione energetica. La composizione della cabina di regia viene integrata dai presidenti delle due regioni, secondo quanto previsto dall’art. 2 del provvedimento.

Le prospettive per Marche e Umbria

Per le Marche l’inclusione nella ZES Unica potrebbe rappresentare un’opportunità per superare il deficit infrastrutturale che penalizza la competitività territoriale. La regione ha spesso scontato una posizione intermedia nel panorama delle politiche di sviluppo nazionali.

L’Umbria si trova in condizioni diverse ma non meno complesse. Le vocazioni produttive tradizionali necessitano di rilancio attraverso strumenti di sostegno mirati. Nella casistica comune delle regioni italiane di transizione, l’Umbria presenta caratteristiche che potrebbero beneficiare significativamente degli incentivi previsti.

Gli aspetti fiscali e contabili delle agevolazioni

Il credito d’imposta viene calcolato sulla base della quota del costo complessivo dei beni acquisiti. Per l’anno 2025, secondo quanto previsto dalla legge di bilancio n. 207/2024 (art. 1, commi 485-491), il credito si applica agli investimenti realizzati dal 1° gennaio al 15 novembre.

Il limite massimo per ciascun progetto di investimento è fissato in 100 milioni di euro, mentre non sono agevolabili progetti di importo inferiore a 200.000 euro. Le agevolazioni interessano investimenti relativi all’acquisto di nuovi macchinari, impianti, attrezzature e immobili strumentali.

È necessario che l’impresa non si trovi in stato di liquidazione o scioglimento al momento della presentazione della domanda. Ai sensi della normativa vigente, occorre inoltre rispettare i criteri dimensionali previsti dalla disciplina europea sugli aiuti di Stato.

I riflessi sulla strategia di sviluppo territoriale

L’estensione territoriale della ZES segna una rottura con l’impostazione tradizionale dello strumento. Si consideri che le Zone Economiche Speciali nascono per creare condizioni competitive differenziate in aree specifiche.

L’allargamento comporta interrogativi sulla concentrazione delle risorse disponibili. La sfida principale consiste nell’evitare che l’ampliamento del perimetro porti a una diluizione degli effetti incentivanti. Come spesso accade nelle politiche pubbliche italiane, il rischio è la trasformazione in strumenti di agevolazione generalizzata.

L’esperienza delle regioni meridionali – con risultati spesso altalenanti – dimostra che il quadro normativo da solo non garantisce il successo delle politiche di sviluppo. Serve una strategia territoriale coordinata che vada oltre la semplice erogazione di incentivi.

Le procedure amministrative e la governance unitaria

La Struttura di missione per la ZES opera alle dirette dipendenze del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. I compiti e le attività della Struttura, così come quelli del portale web e dello Sportello unico digitale, si estendono ora anche ai territori di Marche e Umbria.

Il sistema di governance unitaria dovrebbe – almeno nelle intenzioni – garantire velocità decisionale preservando le specificità locali. Un equilibrio non sempre facile da raggiungere nell’amministrazione pubblica italiana, come evidenzia la giurisprudenza amministrativa in materia.

Nell’esperienza applicativa emerge spesso la difficoltà di coordinare livelli di governo diversi mantenendo efficienza procedurale. I meccanismi di semplificazione previsti per i progetti economici e industriali da insediare nelle nuove regioni dovranno essere attentamente monitorati.

Le Zone Economiche Speciali funzionano quando creano davvero condizioni competitive differenziate rispetto al contesto generale. La vera sfida sarà dimostrare che l’allargamento non comporti una perdita di efficacia dello strumento, ma piuttosto un rafforzamento della strategia di coesione territoriale.

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