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Cartella esattoriale

Termine notifica cartella esattoriale controllo formale: scadenze e tutele

20 Novembre, 2025

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Quando l’Agenzia delle Entrate procede a verifiche documentali sulle dichiarazioni fiscali, il recupero delle somme accertate segue binari temporali rigidi. L’agente della riscossione opera con margini definiti dalla normativa, e il rispetto delle tempistiche rappresenta un elemento che condiziona la validità stessa della pretesa tributaria. La disciplina dell’articolo 25 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, numero 602, stabilisce coordinate precise per la consegna degli atti al contribuente. Il sistema prevede differenziazioni a seconda del tipo di verifica effettuata dall’amministrazione finanziaria.

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🕒 Cosa sapere in un minuto

Termini di notifica cartelle esattoriali

  • Art. 25 DPR 602/1973 stabilisce termini di decadenza per la notifica
  • Controllo automatico (art. 36-bis): 3 anni dalla presentazione dichiarazione
  • Controllo formale (art. 36-ter): 4 anni dalla presentazione dichiarazione
  • Accertamenti definitivi: 2 anni da quando l’atto diventa definitivo

Esempio pratico controllo formale

  • Redditi anno 2022, dichiarazione presentata nel 2023
  • Termine ultimo notifica cartella: 31 dicembre 2027
  • Oltre tale data la cartella è tardiva e decade il potere di riscossione

Comunicazione preventiva di irregolarità

  • In teoria dovrebbe precedere la cartella (avviso bonario)
  • Consente definizione agevolata con sanzioni ridotte (D.Lgs. 462/1997)
  • Giurisprudenza divisa sulla legittimità della cartella senza preavviso
  • Cassazione 18893/2021: cartella valida se debito emerge da dichiarazione
  • Cassazione 6248/2024: diritto a riduzione sanzioni anche senza avviso bonario

Vizi di notifica e tutele

  • CGT Salerno 5030/2023: cartella nulla se manca prova regolare notifica preventiva
  • Necessario attestare invio raccomandata informativa ex art. 60 DPR 600/1973
  • Impugnazione davanti commissione tributaria entro 60 giorni
  • Possibile istanza di autotutela per errori evidenti

Punti di attenzione

  • Verificare sempre il calcolo dei termini considerando proroghe COVID
  • Controllare motivazione della cartella e riferimenti normativi
  • Valutare tempestivamente strategie difensive entro termini perentori
  • Dal 2025 progressivo passaggio ad accertamenti esecutivi per alcune tipologie

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Le scadenze temporali secondo la normativa fiscale

Il quadro regolamentare distingue tra diverse tipologie di accertamento. Per le verifiche effettuate secondo quanto previsto dall’articolo 36-bis del DPR 600/1973, la cartella raggiunge il destinatario entro il 31 dicembre del terzo anno dalla presentazione della dichiarazione. Diverso il discorso per i controlli più approfonditi.

Quando si tratta di analisi documentale formale, il legislatore ha ritenuto necessario concedere tempi più ampi all’amministrazione. Secondo l’articolo 36-ter dello stesso provvedimento, il termine si estende al quarto anno successivo alla presentazione del modello dichiarativo. Una differenza che riflette la maggiore complessità delle verifiche in questione.

Per gli accertamenti che sfociano in provvedimenti definitivi dell’ufficio, invece, la notifica deve avvenire entro il secondo anno da quando l’atto è passato in giudicato. Sono tempistiche che la norma impone a pena di decadenza, e la violazione comporta conseguenze per la validità della riscossione.

Controllo formale: il calcolo pratico delle scadenze

La verifica formale ex articolo 36-ter consente all’amministrazione di incrociare i dati dichiarati con la documentazione disponibile. L’operazione non si limita a un controllo matematico automatizzato. Include riscontri più articolati che possono richiedere l’acquisizione di informazioni da terzi.

Il termine notifica cartella controllo formale scatta dunque dalla data di presentazione della dichiarazione. Se un contribuente trasmette il modello per i redditi 2022 durante l’anno 2023, la cartella dovrà pervenirgli entro la fine del 2027. È un calcolo apparentemente semplice, ma nella prassi applicativa emergono casi particolari.

Può accadere che dichiarazioni presentate in ritardo generino dubbi sulla decorrenza. Oppure che modifiche normative (si pensi alle proroghe disposte durante l’emergenza sanitaria) abbiano spostato i termini ordinari. La giurisprudenza ha dovuto più volte intervenire per chiarire situazioni dubbie.

La questione della comunicazione preventiva di irregolarità

Un aspetto delicato riguarda il rapporto tra l’avviso bonario e la cartella vera e propria. In teoria, il contribuente dovrebbe ricevere prima una comunicazione che segnala le irregolarità riscontrate. Questo gli permette di regolarizzare la posizione con sanzioni ridotte, come disciplinato dal decreto legislativo 462 del 1997.

Nella pratica, però, può succedere che arrivi direttamente la cartella di pagamento. Senza alcun preavviso. Il contribuente si trova davanti a un atto esecutivo senza aver avuto modo di beneficiare della definizione agevolata. La situazione genera dubbi sulla legittimità della procedura.

La giurisprudenza ha assunto posizioni non sempre univoche sul punto. Alcune pronunce hanno ritenuto la mancata comunicazione preventiva un vizio procedurale che inficia la cartella. Altre sentenze, invece, hanno legittimato la notifica diretta in determinate circostanze.

Gli orientamenti della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha più volte affrontato la questione con esiti differenziati. Con la sentenza numero 18893 del 2021, riferita a controlli automatizzati, i giudici di legittimità hanno riconosciuto validità alla cartella anche in assenza del preventivo avviso bonario. La motivazione si basava sul fatto che la pretesa riguardava somme già esposte nella dichiarazione e non versate dal contribuente stesso.

Un principio che tutela l’amministrazione quando il debito emerge chiaramente dai dati dichiarati. Se il contribuente ha indicato imposte dovute ma non le ha pagate, la notifica diretta della cartella non costituirebbe una violazione del contraddittorio.

Diverso il caso affrontato con la sentenza 6248 dell’8 marzo 2024. Qui la sezione tributaria della Cassazione ha riconosciuto il diritto del contribuente alla riduzione delle sanzioni prevista dagli articoli 2 e 3 del decreto legislativo 462 del 1997. Anche quando la cartella non era stata preceduta dall’avviso bonario. Una tutela che valorizza il diritto alla definizione agevolata della posizione.

La posizione delle commissioni tributarie territoriali

Non solo la Cassazione si è pronunciata. Anche i giudici di merito hanno dovuto sciogliere nodi interpretativi. La Commissione tributaria di Salerno, con sentenza numero 5030 del 2023, ha dichiarato invalida una cartella derivante da controllo formale in un caso specifico.

L’ufficio non aveva dimostrato la regolare consegna della comunicazione di irregolarità al destinatario. La notifica era stata eseguita a persona diversa dal contribuente, e il messo non aveva attestato l’invio della raccomandata informativa prevista dall’articolo 60 del DPR 600 del 1973. Un vizio procedurale che ha determinato l’annullamento dell’atto.

La decisione evidenzia come la regolarità formale della notifica costituisca elemento essenziale. Non basta che l’atto venga recapitato. Occorre che il procedimento rispetti tutte le garanzie stabilite dalla legge per consentire al contribuente una difesa effettiva.

Profili operativi per professionisti e contribuenti

Di fronte a una cartella da controllo formale, occorre verificare diversi aspetti. Prima di tutto il rispetto del termine notifica cartella controllo formale: se sono trascorsi più di quattro anni dalla presentazione della dichiarazione, l’atto è tardivo. La decadenza determina l’impossibilità di procedere alla riscossione tramite ruolo.

Poi va controllata l’eventuale notifica preventiva della comunicazione di irregolarità. Se questa non risulta o presenta vizi nella procedura, può configurarsi una violazione del diritto al contraddittorio. Con conseguente possibilità di impugnazione.

Un altro elemento da esaminare riguarda la motivazione della cartella. L’atto deve indicare chiaramente da quale controllo deriva la pretesa, con riferimenti normativi precisi. Una motivazione carente o generica costituisce motivo di nullità.

Le prospettive di riforma della riscossione

Va segnalato che dal 2025 il sistema della riscossione sta vivendo una trasformazione graduale. Per molte tipologie di atti tributari si sta passando al regime degli accertamenti esecutivi. Questo comporta che l’avviso di accertamento diventa direttamente titolo esecutivo, senza bisogno di iscrizione a ruolo e successiva cartella.

Il cambiamento punta a semplificare le procedure e ridurre i passaggi intermedi. Per i controlli formali, tuttavia, la disciplina attuale resta ancora operativa. I professionisti del settore devono quindi continuare a padroneggiare le regole sulla notifica delle cartelle e i relativi termini di decadenza.

Strategie di tutela e strumenti di difesa

Quando si riceve una cartella da controllo formale, le opzioni difensive vanno valutate tempestivamente. L’impugnazione davanti alla commissione tributaria provinciale deve avvenire entro 60 giorni dalla notifica dell’atto. Un termine perentorio che non ammette proroghe.

Prima di ricorrere al giudice, può essere opportuno verificare se sussistono i presupposti per un’istanza di autotutela. Se emergono errori evidenti o vizi macroscopici, l’amministrazione può annullare d’ufficio l’atto illegittimo. È una strada che evita il contenzioso, ma richiede una valutazione accurata.

In alternativa, quando gli importi sono elevati e le ragioni di contestazione solide, la via giurisdizionale diventa necessaria. Con la possibilità di chiedere anche la sospensione dell’esecuzione se sussiste il pericolo di un danno grave e irreparabile.

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