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Srl trasparente: come funziona davvero e quando taglia le tasse ai soci

20 Novembre, 2025

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Nel modello tradizionale di tassazione delle S.r.l., il reddito societario subisce due livelli di prelievo. Prima l’utile paga l’IRES al 24%, poi, quando viene distribuito, i dividendi scontano una ritenuta del 26% in capo ai soci persone fisiche. Il risultato concreto, se si fa la somma, è un’erosione che può facilmente superare il 40% del reddito prodotto. Il regime di trasparenza fiscale previsto dall’art. 116 del TUIR e regolato dal D.M. 23 aprile 2004 ribalta questo schema: la società calcola l’utile secondo le regole ordinarie del reddito d’impresa, ma non versa l’IRES. L’utile viene imputato direttamente ai soci, in proporzione alle rispettive quote, e confluisce nel loro reddito complessivo IRPEF, a prescindere dal fatto che l’utile venga o meno effettivamente distribuito. In pratica, la Srl trasparente diventa un contenitore “fiscale” che produce reddito, ma sono i soci a sopportare il carico tributario, con le aliquote progressive IRPEF invece dell’imposta proporzionale sul reddito societario.

🕒 Cosa sapere in un minuto

  • Cos’è: la Srl trasparente applica la trasparenza fiscale ex art. 116 TUIR, l’utile non paga IRES ma viene imputato ai soci.
  • Chi può aderire: solo S.r.l. con soci persone fisiche residenti, massimo 10 soci (20 se cooperativa), ricavi entro 5.164.569 €.
  • Come si sceglie: consenso unanime dei soci, comunicazione scritta, opzione nel quadro OP del modello Redditi SC; vincolo di 3 anni rinnovabile.
  • Vantaggi principali: niente doppia imposizione IRES + ritenuta, utilizzo pieno di detrazioni e deduzioni personali, perdite imputate ai soci, distribuzioni future neutre.
  • Rischi: soci tassati anche senza distribuzione di utili, possibile aliquota IRPEF fino al 43%, vincolo triennale poco flessibile.
  • Quando conviene: soci con redditi personali medio-bassi, utili tendenzialmente stabili, volontà di pianificazione coordinata tra società e soci.
  • Quando valutare prudenza: soci ad alta aliquota IRPEF, utili molto variabili, politica di utili trattenuti, possibili cambi nella compagine sociale.

Cos’è la trasparenza fiscale e cosa prevede l’art. 116 TUIR

La trasparenza ex art. 116 TUIR nasce per avvicinare, almeno in parte, la tassazione delle S.r.l. di piccole dimensioni a quella delle società di persone. Il meccanismo è semplice nella sua logica, meno semplice nelle ricadute operative.

La società continua a redigere il bilancio e a determinare il reddito d’impresa nel modo usuale. Alla fine, però, l’utile non rimane “fiscalmente” nella società. Viene spezzato in tante quote quante sono le partecipazioni e attribuito ai soci secondo le loro percentuali.

Quel reddito ha natura di reddito d’impresa in capo ai soci e si somma a salari, pensioni, redditi fondiari e così via. La tassazione avviene sugli scaglioni IRPEF, con le relative aliquote e con tutte le detrazioni legate alla situazione personale del contribuente.

La società, dal canto suo, non paga l’IRES su quell’utile. Rimane naturalmente soggetta a IVA, IRAP, adempimenti contabili e dichiarativi, ma l’imposta sul reddito societario esce dallo schema.

Chi può diventare Srl trasparente e quali vincoli vanno rispettati

L’accesso alla trasparenza non è aperto a tutte le S.r.l. indistintamente. Il legislatore ha tracciato un perimetro piuttosto preciso, che riguarda sia la compagine sociale sia le dimensioni dell’impresa.

I soci devono essere esclusivamente persone fisiche residenti in Italia. Non possono entrare soggetti diversi, come società, enti o persone non residenti. Se anche un solo socio non rispetta questo requisito, la porta del regime si chiude.

Il numero dei soci non può superare dieci. Il limite sale a venti nel caso delle cooperative, ma l’idea di fondo resta chiara: la trasparenza è pensata per realtà con una base proprietaria contenuta e facilmente gestibile.

Sul fronte dimensionale, i ricavi non devono superare il tetto previsto per l’applicazione degli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA). L’importo oggi è pari a 5.164.569 euro. È opportuno notare che questo limite non va solo verificato al momento della scelta, ma deve rimanere rispettato per tutta la durata del triennio.

C’è poi la parte procedurale, spesso sottovalutata. Tutti i soci devono prestare consenso unanime, di solito con una comunicazione scritta alla società, trasmessa per raccomandata A/R o PEC. La società, a sua volta, esercita l’opzione nel quadro OP del modello Redditi SC, entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’esercizio da cui si vuole far partire il regime.

La scelta vincola la S.r.l. trasparente per tre periodi d’imposta consecutivi. Il vincolo si rinnova tacitamente per altri tre anni se non interviene una revoca espressa, sempre nei termini dichiarativi. Questo aspetto, nella prassi, viene a volte affrontato con leggerezza, e invece condiziona parecchio la pianificazione.

Srl trasparente: un esempio numerico per capire la convenienza

Per capire se la Srl trasparente conviene davvero, il confronto va fatto sui numeri, non solo sui principi. Si immagini una S.r.l. con tre soci, ciascuno con una quota del 33,33%. L’utile ante imposte dell’esercizio è pari a 120.000 euro.

Nel regime ordinario, la società paga l’IRES al 24%, quindi 28.800 euro. Restano 91.200 euro distribuibili. Se l’assemblea decide di distribuire tutto, i soci ricevono complessivamente 91.200 euro di dividendi, sui quali si applica la ritenuta del 26%. L’imposta sostitutiva è pari a 23.712 euro. Il prelievo complessivo (IRES più ritenuta) arriva a 52.512 euro. L’aliquota effettiva sfiora il 44%.

Con la Srl trasparente lo scenario cambia. L’utile di 120.000 euro si scompone in tre quote da 40.000 euro. Ogni socio dichiara 40.000 euro di reddito d’impresa in più nel proprio modello Redditi.

Si consideri ora che i tre soci abbiano, prima della trasparenza, redditi personali molto diversi: il primo 15.000 euro, il secondo 25.000 euro, il terzo nessun altro reddito. Le tre posizioni si muovono su scaglioni IRPEF diversi, con aliquote medie che possono risultare sensibilmente inferiori al 44% complessivo del regime ordinario.

In molti casi, la somma delle imposte IRPEF dovute dai tre soci sulla quota di 40.000 euro ciascuno resta inferiore al prelievo IRES più ritenuta del modello standard. Il vantaggio può arrivare a diverse migliaia di euro all’anno. Se i soci rimangono in scaglioni non troppo alti, il risparmio si consolida.

È necessario però sottolineare il rovescio della medaglia: l’IRPEF si paga a prescindere dalla effettiva distribuzione degli utili. Se la società decide di trattenere l’utile per investimenti o per rafforzare il patrimonio, i soci devono comunque trovare le risorse per pagare l’imposta personale.

Vantaggi collaterali: detrazioni, perdite e distribuzioni future

Uno dei punti forti del regime Srl trasparente riguarda l’utilizzo delle detrazioni e delle deduzioni personali. Il reddito imputato per trasparenza si somma al reddito complessivo IRPEF del socio. Dentro quello stesso contenitore trovano spazio le spese sanitarie, gli interessi passivi sul mutuo per l’abitazione principale, i contributi previdenziali integrativi, le detrazioni per figli e familiari a carico.

Nel regime ordinario, il dividendo subisce una tassazione separata con ritenuta del 26% e resta fuori dal calcolo delle detrazioni. Il socio paga l’imposta sostitutiva sul dividendo e, se ha spese detraibili, deve “accontentarsi” di compensarle con il solo reddito ordinario. Con la Srl trasparente, questo limite si attenua: l’utile societario concorre pienamente alla base IRPEF e permette, in molti casi, di sfruttare al massimo le agevolazioni personali.

Le perdite fiscali seguono la stessa logica. Se la società chiude in perdita, il risultato negativo viene imputato ai soci, proporzionalmente alle quote, entro il limite del patrimonio netto di loro competenza. Quei valori possono abbattere altri redditi d’impresa del socio, secondo quanto previsto dall’art. 8 TUIR. Il beneficio, qui, è immediato. La perdita non rimane “imprigionata” nella società, ma scende direttamente nella sfera del socio e riduce le sue imposte.

Nel modello ordinario, invece, la perdita resta in pancia alla S.r.l. e può compensare soltanto gli utili futuri della stessa società, in misura non superiore all’80% del reddito di ciascun periodo d’imposta. La trasparenza, quindi, accelera l’utilizzo delle perdite e lo rende più flessibile, a patto di rispettare i limiti legati al patrimonio netto.

C’è poi la questione delle riserve. Una volta che il reddito è stato tassato in capo ai soci, le successive distribuzioni di utili formati in trasparenza non generano un nuovo prelievo. In altre parole, la tassazione avviene “alla fonte” in testa ai soci e il successivo flusso di dividendi è fiscalmente neutro. Questo semplifica la pianificazione delle politiche di distribuzione e riduce l’incertezza sulle future uscite fiscali legate alle riserve.

Confronto sintetico tra regime ordinario e Srl trasparente

Per fissare le idee, si può schematizzare così:

Profilo Regime ordinario S.r.l. Regime Srl trasparente
Imposta sul reddito IRES 24% in capo alla società Nessuna IRES, reddito imputato ai soci
Tassazione utili ai soci Ritenuta 26% sui dividendi distribuiti IRPEF sugli utili imputati, anche se non distribuiti
Utilizzo detrazioni Dividendi esclusi dal reddito complessivo Utile parte del reddito complessivo IRPEF
Perdite fiscali Restano in società, compensano utili futuri Imputate ai soci, usabili su altri redditi d’impresa
Distribuzione riserve Possibili ulteriori imposte sui flussi futuri Distribuzione neutrale se utili già tassati

La tabella non esaurisce i dettagli, ma rende evidente che la Srl trasparente modifica alla radice il modo in cui il fisco guarda all’utile societario.

Profili critici, rischi di liquidità e casi in cui non conviene

L’altra faccia della medaglia non è marginale e riguarda soprattutto la gestione della liquidità dei soci e la struttura dei loro redditi complessivi.

Il socio di una Srl trasparente si trova a pagare imposte su utili che magari non ha ancora incassato. Se la società decide di trattenere l’utile per acquistare macchinari, assumere personale, ridurre l’indebitamento, il socio deve in ogni caso versare l’IRPEF sulla quota di reddito imputata. In contesti dove la distribuzione degli utili è incerta o sporadica, la tensione finanziaria personale diventa un rischio reale.

C’è poi il tema delle aliquote marginali. Per soci con redditi elevati, che si collocano già negli scaglioni IRPEF più alti, l’imputazione per trasparenza può spingere il prelievo fino al 43%. In queste situazioni, il vantaggio di eliminare la doppia imposizione tende a ridursi o, in alcuni casi, a capovolgersi. Soprattutto se, in pratica, la società non distribuisce utili con regolarità.

Il vincolo triennale non è un dettaglio tecnico, ma un elemento di rigidità. Una volta esercitata l’opzione per la Srl trasparente, la società non può rientrare nel regime ordinario prima della fine del triennio, salvo perdita dei requisiti. Se durante questo periodo cambiano i redditi personali dei soci, entra un nuovo socio con profilo fiscale diverso, oppure si supera il limite dei ricavi, tutta la convenienza va rivalutata, spesso in corsa.

Inoltre, la gestione dei rapporti tra soci può complicarsi. Le decisioni sull’utile non riguardano più solo il bilancio societario, ma hanno effetti diretti sulle dichiarazioni personali. Non tutti i soci, nella prassi, hanno la stessa capacità finanziaria di sostenere un’imposta su utili non distribuiti. Questo richiede una governance molto più consapevole.

La Srl trasparente, insomma, non è una scorciatoia automatica per “pagare meno tasse”. È una scelta di struttura fiscale che può portare vantaggi importanti, ma solo se i numeri della società, la composizione dei redditi dei soci e le prospettive di distribuzione degli utili si muovono nella stessa direzione.

Il regime Srl trasparente nella pianificazione fiscale dei professionisti

Per un consulente, la vera sfida non è spiegare come funziona la norma, ma capire quando usarla e quando evitarla. Nella pianificazione fiscale di studio, la Srl trasparente può diventare un tassello interessante per piccole e medie realtà con soci persone fisiche che hanno redditi personali contenuti o moderati, una buona stabilità nella compagine sociale e un orizzonte di medio periodo.

In altri scenari, specie dove i soci hanno già redditi elevati o dove la società ha margini molto variabili, il regime rischia di trasformarsi in un boomerang. La valutazione, quindi, non può fermarsi al confronto tra IRES e IRPEF. Deve incrociare simulazioni, andamento storico degli utili, politiche di distribuzione, situazione familiare e personale dei soci.

È proprio in questo incrocio che il regime di trasparenza fiscale mostra tutta la sua natura: non una agevolazione in senso stretto, ma uno strumento di ingegneria fiscale societaria. Se governato con numeri alla mano, può ridurre in modo significativo il carico complessivo nel pieno rispetto delle regole. Se scelto solo perché “taglia le tasse”, senza un’analisi seria, può invece creare problemi di cassa, conflitti tra soci e un’aliquota effettiva tutt’altro che vantaggiosa.

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