Il dibattito parlamentare si scalda attorno a un possibile ampliamento della soglia forfettaria che, secondo le proposte leghiste, dovrebbe toccare i 100mila euro annui di ricavi. Una mossa che – se dovesse andare in porto – coinvolgerebbe circa 2 milioni di partite IVA, trasformando sostanzialmente il panorama fiscale delle attività autonome. La questione ha trovato spazio durante il confronto tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti sulla manovra 2026, ma le resistenze tecniche non mancano. Il Ministero dell’Economia valuta con prudenza un intervento che richiederebbe coperture significative e potrebbe generare nuove distorsioni nel sistema tributario.
- Si discute l’innalzamento del regime forfettario a 100.000 euro di ricavi annui: misura che potrebbe coinvolgere 2 milioni di partite IVA e cambiare il quadro fiscale per autonomi e professionisti.
- Il MEF valuta con prudenza: servono coperture adeguate e attenzione alle distorsioni tributarie.
- L’esperienza recente mostra di autolimitazione dei ricavi per restare nei benefici fiscali del regime e l’introduzione di regole anti-elusione (esclusione immediata se si superano i 100.000 euro).
- La Manovra 2025 ha alzato la soglia di reddito per dipendenti e pensionati autonomi e ampliato ulteriori agevolazioni (flat tax 5% per straordinari infermieri e mance turismo).
- Risultano criticità: il passaggio dal regime forfettario a quello ordinario può generare uno “scalino fiscale” molto rilevante per chi supera di poco la soglia, scoraggiando la crescita dei ricavi.
- Continua il dibattito tecnico-giuridico sui rischi di elusione e sulle strategie professionali per rimanere nel regime agevolato.
Regime forfettario: quale strada per l’estensione
La flat tax al 15% ha già vissuto una fase espansiva significativa. Dopo l’innalzamento da 65mila a 85mila euro, la platea dei beneficiari è cresciuta esponenzialmente, raggiungendo 1,77 milioni di soggetti nel 2023. I dati del MEF mostrano come il regime forfettario abbia ormai conquistato una fetta considerevole del lavoro autonomo italiano.
Nella prassi applicativa, però, si registrano fenomeni di autolimitazione: molti professionisti restano artificiosamente sotto la soglia per mantenere i benefici fiscali. È quanto emerge dalle analisi della commissione presieduta da Alessandro Santoro, che ha evidenziato il rischio di comportamenti elusivi.
Il governo ha introdotto meccanismi anti-evasione per contrastare questi fenomeni. Chi supera i 100mila euro viene espulso immediatamente dal regime, con passaggio automatico alla tassazione ordinaria. Una sorta di “tagliola” progettata per evitare l’effetto “ascensore fiscale”.
La manovra 2025: aperture graduali
La Legge di Bilancio 2025 ha già ampliato, seppur timidamente, l’accesso al regime agevolato. Per dipendenti e pensionati con attività autonome, la soglia di reddito da lavoro dipendente è salita da 30mila a 35mila euro. Un segnale che potrebbe preludere a interventi più consistenti.
Parallelamente, è stata introdotta una flat tax del 5% per gli straordinari degli infermieri del SSN, mentre le mance nel settore turistico godono di tassazione agevolata fino a 75mila euro di reddito complessivo (prima erano 50mila).
Si consideri che l’impatto finanziario stimato per queste misure si aggira sui 110 milioni di euro in tre anni. Cifre che impallidiscono di fronte ai costi di un eventuale innalzamento della soglia forfettaria a 100mila euro.
Distorsioni del sistema e criticità applicative
L’analisi tecnica rivela aspetti spesso trascurati della flat tax estesa. Un professionista con ricavi di 100mila euro pagherebbe 15mila euro di tasse, conservando un netto di 85mila euro. Se superasse di poco la soglia – diciamo 105mila euro – si troverebbe a versare oltre 38mila euro con il regime ordinario, mantenendo appena 66.680 euro netti.
Questa distorsione crea un “gradino fiscale” che scoraggia la crescita oltre certe soglie. Un fenomeno già osservato con i limiti attuali, ma che si amplificherebbe sensibilmente con soglie più elevate.
La giurisprudenza ha talvolta interpretato questi comportamenti come elusivi, aprendo contenziosi complessi. Nella pratica professionale si osserva una tendenza crescente a strutturare artificialmente i rapporti contrattuali per rimanere entro i parametri agevolati.