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Rottamazione quinquies

Rottamazione Quinquies: rata minima da 100€ comprime i tempi

30 Ottobre, 2025

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Nella prossima legge di bilancio arriva la quinta pace fiscale. Una misura che a prima vista sembra generosa – nove anni per pagare quello che si deve al fisco – ma che nasconde un meccanismo molto più stringente rispetto alle rottamazioni precedenti. Colpa della rata minima fissata a 100 euro, quella soglia che trasforma il piano dall’apparenza vantaggiosa in realtà più limitato per chi ha debiti piccoli.

🕒 Cosa sapere in un minuto

  • Rata minima 100€: la rottamazione quinquies prevede una soglia minima che comprime drasticamente i tempi per i micro debiti (es. 600€ = solo 6 rate)
  • Dilazione teorica 9 anni: fino a 54 rate bimestrali, ma raggiungibile solo con debiti ≥ 5.400€
  • Interessi raddoppiati: tasso al 4% annuo dal 1° agosto 2026 (era 2% nella rottamazione quater)
  • Decadenza più severa: si perde tutto con sole 2 rate non pagate (erano 8 consecutive) o con il mancato pagamento della prima o ultima rata
  • Scadenze chiave: adesione entro 30 aprile 2026, comunicazione importi entro 30 giugno 2026, prima rata 31 luglio 2026
  • Chi è penalizzato: i piccoli debitori con cartelle sotto i 5.400€ vedono ridotti drasticamente i tempi di dilazione

Come funziona davvero la nuova dilazione

Il meccanismo è semplice ma subdolo. Si può scegliere tra pagare tutto entro il 31 luglio 2026, oppure spalmare il dovuto in massimo 54 rate bimestrali. Teoricamente, questo significa quasi nove anni di dilazione. Sulla carta suona bene. Ma qui entra in gioco il vincolo della rata minima: ogni pagamento non può scendere sotto i 100 euro.

Facciamo un calcolo concreto. Chi ha un debito di 5.400 euro circa riuscirà ad accedere effettivamente ai nove anni completi: 5.400 euro divisi per 100 euro di rata minima fanno appunto 54 rate. Per cifre inferiori, i tempi si accorciano in modo considerevole. È esattamente questo che la rottamazione 2026 rata minima fa: ridisegna la convenienza dell’adesione in base all’importo effettivo dovuto.

Prendete un debito di 3.000 euro. Non potrete mai dilatarlo su 54 rate. Al massimo avrete 30 rate, il che significa un anno e mezzo circa. Con 1.500 euro di cartella? Nemmeno a dirlo: 15 rate, poco più di un anno. E per chi ha micro debiti attorno ai 600 euro? Qui scatta il limite davvero fastidioso: 6 rate solamente, l’equivalente di un anno senza respiro.

Il problema dei micro debiti

I numeri della Ragioneria Generale dello Stato parlano chiaro: la maggior parte delle cartelle in circolazione sono proprio questi debiti piccoli, quelli sotto i mille euro. Non cartelle generate da evasori seriali, bensì da persone che hanno semplicemente mancato un versamento, una dichiarazione corretta, un contributo previdenziale sfuggito. Proprio queste persone, ora, vedono drasticamente ridotta la convenienza di una nuova rottamazione.

Considerate il caso di chi ha 700 euro di arretrato col fisco. La dilazione prevista? Poco più di sette rate bimestrali, il che significa circa un anno scarso per estinguere il tutto. Una situazione completamente diversa da quella di chi ha debiti per decine di migliaia di euro. Il legislatore non ha considerato, oppure ha deliberatamente scelto di non considerare, che il carico mensile di 100 euro può essere insostenibile per una famiglia in difficoltà economica, esattamente come potrebbe esserlo per un’impresa.

L’effetto più perverso? Per tanti debitori non vale nemmeno la pena tentare. È qui che emerge il vero tradimento della misura: accettare una rottamazione significa vincolarsi a un piano rigido, con conseguenze severissime in caso di mancato pagamento (ne parleremo tra poco). Chi ha 500 euro di debito, rischia davvero di preferire il rischio della riscossione coattiva piuttosto che vincolarsi a rate che, per lui, sono comunque onerose.

Gli interessi raddoppiati rispetto al passato

Un elemento che spesso sfugge agli analisti, ma che incide moltissimo sulla convenienza economica, è il regime degli interessi. Con la nuova rottamazione quinquies entra in vigore un tasso del 4% annuo a partire dal 1° agosto 2026. Potrebbe sembrare poco, ma il confronto col passato (tasso del 2% nella rottamazione precedente) raconta una storia diversa.

Immaginate di avere 10.000 euro di debito da spalmare su 100 rate. Nel piano di rateizzazione lungo, questo tasso del 4% produce un onere considerevole, specialmente negli ultimi anni quando il capitale residuo, sebbene diminuito, continua a generare interesse. Un costo doppio rispetto alla rottamazione quater rende meno conveniente per molti tentare di regolarizzarsi.

E se sommate il doppio degli interessi all’accorciamento forzato dei tempi di dilazione (per i micro debiti), ecco che la misura mostra il suo volto vero. Non è una misura di favore verso i debitori piccoli, bensì una misura che li scoraggia e li spinge verso la riscossione coattiva.

Come e quando si paga: il calendario

La dichiarazione di adesione va presentata esclusivamente in via telematica entro il 30 aprile 2026. Niente carta, niente sportelli. Nella domanda il contribuente dichiara il numero di rate che intende scegliere e comunica se ci sono giudizi pendenti (dai quali dovrà rinunciare contemporaneamente all’adesione).

L’Agenzia delle Entrate Riscossione risponde entro il 30 giugno 2026 con una comunicazione precisa: il totale dovuto, l’importo di ciascuna rata (ricordate: minimo 100 euro), le scadenze precise. Da questo momento il debitore sa esattamente cosa deve versare e quando.

Chi sceglie la soluzione unica versa tutto entro il 31 luglio 2026. Chi opta per le rate le paga in questo modo: prima rata il 31 luglio 2026, seconda il 30 settembre 2026, terza il 30 novembre 2026. Poi da gennaio 2027 in poi, le scadenze si ripetono nei mesi di gennaio, marzo, maggio, luglio, settembre e novembre di ogni anno. Le ultime tre rate, per chi avrà scelto l’intera dilazione di 54 rate, cadranno il 31 gennaio, il 31 marzo e il 31 maggio 2035.

È un calendario disteso, ma rigido. Non ci sono proroghe, non ci sono seconda chance, non c’è margine di errore.

Il meccanismo di decadenza: più severo del passato

Qui sta forse la novità più delicata. Nelle rottamazioni precedenti, la perdita dei benefici scattava solo dopo il mancato pagamento di otto rate consecutive. Stavolta il sistema cambia in modo significativo. La decadenza si verifica quando il debitore non versa (o versa in modo insufficiente):

  • L’unica rata o la prima rata del piano;
  • Due rate qualsiasi, anche non consecutive;
  • L’ultima rata.

È molto più semplice decadere. Significa che una piccola difficoltà, uno sbaglio di versamento, un’omissione involontaria – insomma, le cose che capitano nella vita reale – trasformano immediatamente il debitore in un decaduto dalla rottamazione.

E quando si decade? Ricomincia tutto da capo. I termini di prescrizione e decadenza ricominciano a decorrere normalmente, come se la rottamazione non fosse mai stata sottoscritta. L’Agenzia della Riscossione riprende a muoversi liberamente con pignoramenti, fermi amministrativi, azioni esecutive. I versamenti già effettuati? Contano come acconto sull’importo totale originale, non come pagamenti veri e propri.

Inoltre, chi decade dalla rottamazione quinquies non può accedere a forme ordinarie di rateizzazione per quella cartella. È una vera e propria punizione che limita le opzioni future.

Le conseguenze strategiche sul spacchettamento

Nelle edizioni precedenti delle rottamazioni, i debitori in difficoltà di cassa usavano una tattica precisa: presentavano più istanze di rottamazione per debiti diversi, creando così altrettanti piani di dilazione paralleli. In questo modo potevano gestire meglio il flusso di cassa, magari mantenendo in vita solo i piani più importanti e lasciando decadere gli altri.

Con l’introduzione della rata minima questo meccanismo si inceppa. Se dividi un debito di 800 euro in due istanze da 400 euro ciascuna, ognuna produce un massimo di 4 rate bimestrali, dunque nessun vantaggio reale. Lo spacchettamento non allunga i tempi di dilazione: li mantiene corto quanto la loro proporzione all’importo.

Quello che prima era una strategia di gestione della liquidità diventa praticamente inutile. E questo è stato fatto deliberatamente: il legislatore ha voluto eliminare questa pratica, costringendo chi ha più debiti piccoli a gestirli probabilmente con approcci meno articolati.

La mancanza di trasparenza su debiti e chiarezza normativa

Un aspetto che emerge dalla pratica applicativa riguarda l’incertezza ancora presente sui debiti residui. Quando l’Agenzia comunicherà l’importo esatto il 30 giugno 2026, molti debitori scopriranno che il totale dovuto include interessi e spese amministrative che magari non avevano considerato. La rata minima, infatti, si applica sul complessivo: capitale più oneri. Non è difficile immaginare delusioni al momento della comunicazione dell’importo finale.

Inoltre, la normativa non fornisce ancora chiarimenti su alcuni aspetti pratici: come gestire i versamenti in eccedenza? Cosa succede a chi versa più della rata prevista? Questi dubbi non sono marginali – incidono sulla decisione stessa di aderire.

Quale sarà realmente l’impatto

La manovra 2026 presenta questa rottamazione come una grande opportunità. Il Ministero dell’Economia ha sottolineato che si tratta di una misura rivolta a chi ha dichiarato ma non è riuscito a pagare – non ai grandi evasori. È tecnicamente vero. Ma la struttura stessa della misura, con la rata minima e il tasso d’interesse raddoppiato, crea una situazione paradossale: proprio coloro che avrebbero maggiormente bisogno di una dilazione lunga e conveniente – i micro debitori, le famiglie, i professionisti in crisi – vedono comprimere drasticamente le loro opzioni.

Chi ha 50.000 euro di arretrati può dormire sonni relativamente tranquilli: ha quasi nove anni per regolarizzarsi e lo farà con rate gestibili. Chi ha 600 euro? Si ritrova con un solo anno per saldare una cartella, circondato da un meccanismo di decadenza letale, con interessi al 4% annuo a fare da accompagnamento spiacevole.

Non è una misura fallimentare – tutt’altro. È una misura efficace nel suo obiettivo reale: spingere verso la riscossione rapida mantenendo una finestra di opportunità per chi davvero non può pagare tutto subito. Quello che non è, però, è lo strumento risolutivo che molti si aspettavano. E forse era giusto dirlo chiaramente.

Tabella comparativa: Rottamazione Quinquies vs precedenti edizioni

Elemento Rottamazione 2026 Rottamazione Quater
Rata minima 100€ No vincolo minimo
Tasso d’interesse 4% annuo 2% annuo
Massime rate 54 bimestrali (9 anni) 120 rate (potenzialmente 10 anni)
Decadenza per 1-2 rate non consecutive 8 rate consecutive
Scadenza adesione 30 aprile 2026 31 agosto 2024
Comunicazione importi 30 giugno 2026 30 settembre precedente
Debito minimo 9 anni 5.400€ circa Nessun vincolo

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