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Rottamazione quinquies

Rottamazione quinquies: il peso degli interessi al 4% annuo

23 Ottobre, 2025

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La nuova sanatoria fiscale contenuta nella legge di bilancio 2026 allunga i tempi di pagamento ma raddoppia il costo del denaro rispetto all’edizione precedente. Chi sceglie la dilazione massima pagherà il 35,3% in più rispetto al debito originario. Accesso riservato solo a chi ha debiti da omessi versamenti, esclusi gli accertamenti.

🕒 Cosa sapere in un minuto

  • La rottamazione quinquies prevede 54 rate bimestrali con interessi al 4% annuo per chi dilaziona il debito fino a 9 anni.
  • Sono ammessi solo debiti da omesso versamento e non da accertamenti. Inclusi contributi INPS, multe e avvisi bonari.
  • La domanda va presentata online entro il 30 aprile 2026, prima rata scade il 31 luglio 2026.
  • Rata minima: 100 euro. Decadenza dal beneficio con il mancato pagamento di 2 rate.
  • Aggravio massimo del debito: 35,3% con dilazione lunga. Nessun interesse se si paga in unica soluzione entro luglio 2026.
  • Durante la domanda, le azioni esecutive sono sospese e si conserva il DURC.
  • Esclusi chi non ha presentato dichiarazioni, debiti da aiuti UE e risorse europee.

Il peso del tempo sulla rottamazione quinquies

L’operazione di definizione agevolata che il Governo ha inserito nella manovra 2026 presenta caratteristiche diverse rispetto alle edizioni passate. Il tasso d’interesse passa dal 2% al 4% su base annua. Un raddoppio che secondo i calcoli del ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti comporta un aggravio complessivo del 35,3% per chi dilaziona il debito nell’arco temporale massimo di 9 anni.

La formula prevede 54 rate bimestrali di pari importo. La prima scadenza cade il 31 luglio 2026, l’ultima nel maggio 2035. Rispetto alle ipotesi circolate prima dell’approvazione del disegno di legge (che parlavano di 96 rate in 10 anni), il perimetro si è ristretto. Ma non per tutti sarà così gravoso, quantomeno non per chi ha la possibilità di versare il dovuto in tempi più brevi.

Quali debiti rientrano nella definizione agevolata

La rottamazione quinquies riguarda i carichi affidati all’agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023. Una finestra temporale più ampia rispetto alla quater, che si fermava al 30 giugno 2022. Ma c’è un filtro importante: sono ammessi solo i debiti derivanti da omesso versamento di imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali oppure da controlli automatizzati (ex articoli 36-bis e 36-ter del DPR 600/1973 per le imposte dirette, 54-bis e 54-ter del DPR 633/1972 per l’IVA).

Restano fuori i debiti scaturiti da accertamenti. Una scelta che il Governo ha giustificato con la volontà di non favorire chi ha evaso intenzionalmente, ma solo chi ha dichiarato e poi non ha pagato. Si consideri che questa impostazione delimita notevolmente la platea dei beneficiari rispetto alle precedenti edizioni, che erano meno selettive.

Per quanto riguarda i contributi previdenziali, possono essere rottamati solo quelli dovuti all’INPS. Sono incluse anche le multe della polizia stradale e le sanzioni amministrative. Gli avvisi bonari rappresentano un altro capitolo ammesso alla sanatoria.

Meccanismi operativi e scadenze di adesione

La domanda va presentata entro il 30 aprile 2026 in modalità telematica sul sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. L’ente risponderà entro giugno 2026, comunicando l’accoglimento o il diniego della richiesta. Chi ottiene il via libera riceverà un prospetto con le rate da pagare e le relative scadenze.

Il contribuente può scegliere il pagamento in un’unica soluzione oppure la rateizzazione. In caso di dilazione, gli interessi del 4% decorrono dal 1° agosto 2026. Questo significa che la prima rata, pur scadendo il 31 luglio 2026, non incorpora ancora gli interessi di mora della rottamazione. Dal secondo versamento in poi, invece, il calcolo degli interessi entra a pieno regime.

Nella prassi è opportuno notare che il sistema prevede una rata minima di 100 euro. Un vincolo che può creare difficoltà per i debitori con importi ridotti, i quali si trovano costretti ad anticipare il pagamento rispetto ai tempi massimi previsti dalla legge. Ad esempio, un debito di 2.000 euro suddiviso in 54 rate dovrebbe generare versamenti di circa 37 euro ciascuno (al netto degli interessi), ma per effetto del tetto minimo il contribuente potrà dilazionare al massimo in 20 rate.

Conseguenze della decadenza dal beneficio

Il rischio più concreto per chi aderisce alla rottamazione quinquies è perdere il beneficio. Si decade con il mancato pagamento di due rate, anche non consecutive. Una volta intervenuta la decadenza, si riattivano sanzioni, interessi e aggio nella loro interezza. Il debito torna quindi al suo ammontare originario, comprensivo di tutte le maggiorazioni che la rottamazione aveva azzerato.

Le bozze circolate prima dell’approvazione definitiva sembravano indicare meccanismi punitivi più articolati, con penalizzazioni per chi saltava alcune rate ma ne pagava altre. Nella versione finale del testo, tuttavia, la regola resta binaria: o si rispettano tutte le scadenze (tollerando al massimo il mancato pagamento di una sola rata), oppure si decade completamente.

Secondo quanto previsto dall’articolo 48-bis del DPR 602/1973, i piani di rateizzazione hanno sempre margini di tolleranza limitati. Nel caso specifico della rottamazione quinquies, però, il legislatore ha preferito non inserire sanatorie intermedie o possibilità di recupero in corso d’opera. Chi perde il beneficio lo perde in modo definitivo, almeno fino all’eventuale apertura di una nuova rottamazione (che potrebbe arrivare tra qualche anno, come è già accaduto in passato).

Confronto con la rottamazione quater e le edizioni precedenti

La quater applicava un tasso del 2% annuo sui pagamenti rateali. Permetteva di dilazionare fino a 18 rate (5 anni) con le prime due rate pari al 10% ciascuna. La decadenza scattava già con una sola rata non pagata, salvo la tolleranza di 5 giorni per i ritardi. Un sistema più rigido sotto il profilo delle scadenze, ma più conveniente sul piano degli interessi.

Nelle precedenti edizioni (ter, bis, e prima rottamazione del 2016-2017) i tassi erano ancora più bassi o addirittura assenti in alcuni casi. La scelta di aumentare progressivamente il costo del denaro risponde a una logica di sostenibilità per le casse dello Stato. Il ministero ha dichiarato che le rottamazioni passate hanno registrato un tasso di decadenza superiore al 58%. Su 81 miliardi di euro attesi, ne sono stati incassati solo 33.

Questo dato spiega perché il Governo abbia introdotto regole più restrittive. L’obiettivo dichiarato è ridurre il numero di contribuenti che aderiscono solo per guadagnare tempo, senza poi onorare gli impegni. L’aumento del tasso d’interesse serve proprio a scoraggiare comportamenti opportunistici.

Analisi dell’impatto economico per i contribuenti

Proviamo a fare un esempio concreto. Un contribuente con un debito di 10.000 euro (al netto di sanzioni e interessi già stornati dalla rottamazione) che sceglie la dilazione massima di 54 rate pagherà complessivamente circa 13.530 euro. L’aggravio del 35,3% si calcola proprio su questa base: il capitale di 10.000 euro lievita di 3.530 euro per effetto degli interessi al 4% annuo distribuiti su 9 anni.

Se lo stesso contribuente optasse per un pagamento in 27 rate (4,5 anni), il costo complessivo scenderebbe a circa 11.800 euro, con un aggravio del 18% circa. In caso di versamento in unica soluzione entro il 31 luglio 2026, invece, non si applicherebbe alcun interesse aggiuntivo.

Si consideri che queste cifre rappresentano stime indicative, perché l’Agenzia delle Entrate-Riscossione calcola gli interessi su base giornaliera e in funzione delle singole scadenze. Nella pratica professionale si osserva che i prospetti inviati ai contribuenti possono presentare piccole variazioni rispetto alle simulazioni teoriche, proprio per effetto di questi aggiustamenti di calcolo.

Sospensioni e benefici durante la pendenza della domanda

Dalla presentazione della domanda di adesione, l’Agenzia sospende l’avvio di nuove procedure esecutive. I fermi amministrativi e le ipoteche già iscritte restano però in essere. Le procedure di pignoramento in corso si bloccano, salvo che non sia già stato effettuato il primo incanto con esito positivo.

Il contribuente non viene considerato inadempiente ai sensi degli articoli 28-ter e 48-bis del DPR 602/1973. Questo significa che può ottenere il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) anche in presenza di debiti oggetto di rottamazione. Un aspetto rilevante per imprese e professionisti che devono partecipare a gare d’appalto o accedere a benefici pubblici.

Durante il periodo di rateizzazione, i termini di prescrizione e decadenza restano sospesi. Una volta completato il pagamento di tutte le rate, il debito si estingue definitivamente. In caso contrario, con la decadenza dal beneficio, i termini ricominciano a decorrere dal punto in cui si erano fermati.

Esclusioni e limitazioni alla platea dei beneficiari

Non possono accedere alla rottamazione quinquies i contribuenti che non hanno presentato le dichiarazioni dei redditi. Una novità assoluta rispetto alle edizioni passate, dove questo filtro non esisteva. Il legislatore ha voluto premiare chi ha dichiarato ma non ha versato, escludendo invece chi ha omesso del tutto gli adempimenti dichiarativi.

Restano fuori anche i debiti derivanti da recupero di aiuti di Stato dichiarati illegittimi dall’Unione Europea. Si tratta di somme che lo Stato italiano deve recuperare per disposizione comunitaria e che quindi non possono essere oggetto di sanatorie interne.

Secondo quanto previsto dalla normativa, sono esclusi pure i carichi relativi alle risorse proprie dell’UE (dazi doganali, IVA all’importazione). Questi debiti hanno un regime particolare perché coinvolgono risorse di pertinenza europea e non nazionale.

Prospettive applicative e riflessioni finali

Il dibattito politico sulla rottamazione quinquies ha visto posizioni contrastanti. Il vicepremier Matteo Salvini l’ha definita “una sorta di mutuo a lungo termine”, sottolineando l’aspetto di sostegno alle famiglie e alle imprese. Gli economisti e i tecnici del ministero dell’Economia hanno invece evidenziato la necessità di evitare gli errori del passato, quando le rottamazioni si trasformavano in strumenti usati in modo seriale dai medesimi contribuenti.

La scelta di aumentare il tasso d’interesse al 4% va proprio in questa direzione. Serve a rendere la dilazione meno conveniente, spingendo chi può verso il pagamento anticipato o in tempi più brevi. Allo stesso tempo, offre comunque una via d’uscita a chi si trova in difficoltà economica e non riesce a far fronte all’intero debito in una volta sola.

Sul piano operativo, gli operatori del settore segnalano già alcune criticità. La rata minima di 100 euro può creare distorsioni per i debiti di importo ridotto. Il vincolo della dichiarazione presentata esclude una fascia di contribuenti che in passato avevano potuto sanare anche posizioni non dichiarate. La durata di 9 anni, pur apparentemente lunga, comporta un aggravio significativo rispetto a soluzioni più rapide.

Restano da vedere gli sviluppi della fase parlamentare. Il disegno di legge di bilancio potrebbe subire modifiche durante l’esame in Commissione e in Aula. Non è escluso che emendamenti specifici intervengano su alcuni aspetti della rottamazione quinquies, magari riducendo il tasso d’interesse o estendendo la platea dei beneficiari.

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Schema riepilogativo delle principali caratteristiche

Caratteristica Dettaglio
Tasso di interesse 4% annuo
Numero massimo di rate 54 rate bimestrali
Durata massima 9 anni
Prima scadenza 31 luglio 2026
Ultima scadenza Maggio 2035
Aggravio massimo sul debito 35,3%
Rata minima 100 euro
Scadenza domanda 30 aprile 2026
Decadenza Mancato pagamento di 2 rate anche non consecutive
Debiti ammessi Dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023
Debiti esclusi Quelli da accertamento

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