Il Ministero dell’Economia e l’Agenzia delle Entrate si preparano a concedere un rinvio delle scadenze fiscali di giugno. Dopo i blackout informatici che hanno paralizzato il sistema tributario per due volte nel mese di maggio – prima il 16 e poi il 28 – sembra(va) ormai certa la proroga al 31 luglio dei versamenti originariamente previsti per il 30 giugno, senza alcuna maggiorazione per i contribuenti. Tuttavia, le dichiarazioni del viceministro all’Economia Maurizio Leo hanno definitivamente chiuso ogni spiraglio per ulteriori proroghe, lasciando contribuenti e professionisti alle prese con un calendario fiscale particolarmente denso.
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Le aspettative tradite dopo i blocchi di maggio
La paralisi del sistema telematico dell’Agenzia delle Entrate, verificatasi in due distinte occasioni – il 16 e il 28 maggio – aveva inizialmente fatto sperare in un intervento di clemenza da parte del legislatore. Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti, supportato dalla Ragioneria dello Stato, aveva sollecitato con particolare insistenza uno slittamento al 31 luglio dei versamenti originariamente previsti per il 30 giugno.
Si trattava di una richiesta che sembrava trovare terreno fertile, considerando come la categoria professionale si fosse mobilitata con determinazione. D’altronde, il calendario tributario – già di per sé serrato – aveva subito ulteriori complicazioni proprio a causa dei malfunzionamenti tecnici che avevano impedito il regolare svolgimento degli adempimenti.
Le dichiarazioni del viceministro Leo: vincoli europei e rigidità di bilancio
Durante il Festival del Lavoro di Genova, il viceministro Maurizio Leo ha però posto fine a ogni speranza di differimento. Le sue parole non lasciano spazio a interpretazioni: “Purtroppo noi dobbiamo ora fare i conti con delle regole europee molto stringenti. La governance europea prevede che i flussi devono entrare entro certi termini prestabiliti“.
La formula del “ce lo chiede l’Europa” torna dunque a caratterizzare le scelte di politica fiscale del governo, con Leo che aggiunge una considerazione di carattere pratico: “il flusso che deriva dalle entrate deve essere messo al servizio degli stipendi e degli altri interventi che devono essere fatti“.
La posizione ministeriale appare ferma e definitiva: “Non si prevede nessun ulteriore differimento del termine fisiologico del mese di giugno“, ha concluso il viceministro, chiudendo così ogni prospettiva di proroga.
Giugno 2025: novantuno adempimenti in calendario
Nonostante l’assenza di proroghe, il mese di giugno 2025 si presenta con un carico di adempimenti particolarmente gravoso. Sono infatti 91 le scadenze che attendono contribuenti e professionisti, distribuite lungo tutto l’arco del mese ma con due momenti di particolare concentrazione.
Il primo appuntamento critico è fissato per il 16 giugno, data in cui confluiscono diversi versamenti significativi. Oltre all’acconto IMU – che interessa milioni di proprietari immobiliari – scadono anche l’IVA, i contributi previdenziali e le ritenute per lavoratori autonomi e dipendenti relative al mese di maggio.
Nella prassi operativa, questa convergenza di scadenze genera spesso situazioni di tensione nella gestione della liquidità aziendale, rendendo necessaria un’attenta pianificazione finanziaria. Si consideri che l’acconto IMU rappresenta, per molti contribuenti, un esborso di notevole entità, specialmente in un periodo già caratterizzato da molteplici altri adempimenti.
Il tax day del 30 giugno: il momento più delicato
Il 30 giugno rappresenta tradizionalmente il culmine del calendario tributario. È in questa data che tutti i soggetti d’imposta – dalle persone fisiche a quelle giuridiche – devono provvedere al versamento del saldo e del primo acconto delle imposte sui redditi.
L’elenco dei tributi coinvolti è particolarmente ampio: IRPEF, IRES, imposte sostitutive per i contribuenti forfettari e minimi, IRAP, oltre alle imposte sui redditi da attività detenute all’estero. Un ventaglio di adempimenti che, come spesso accade nella pratica professionale, richiede una preparazione meticolosa e tempestiva.
È opportuno notare che questi versamenti presuppongono necessariamente la preventiva redazione delle dichiarazioni dei redditi, un passaggio che nella prassi applicativa genera frequentemente colli di bottiglia organizzativi, specialmente negli studi professionali.