info@studiopizzano.it

Evasometro fiscale: il nuovo strumento della GdF per stanare i contribuenti a rischio

19 Maggio, 2025

La Guardia di Finanza ha delineato una nuova strategia antievasione basata su un sistema di analisi di rischio dei dati contenuti nell’archivio dei rapporti finanziari, integrato con le informazioni sulle disponibilità estere dei contribuenti. Questa metodologia porta alla creazione di un innovativo “evasometro” – un sofisticato cruscotto di controllo informatico che identifica i contribuenti più a rischio: quelli che, pur essendo fortemente indebitati verso l’erario, mantengono consistenti disponibilità finanziarie e patrimoniali. La nuova strategia è stata illustrata dal Generale Luigi Vinciguerra durante un’audizione in Commissione Finanze del Senato tenutasi lo scorso 1° aprile.

Come funziona l’evasometro e i suoi obiettivi principali

Lo strumento, che potremmo definire un vero e proprio “radar fiscale”, punta principalmente a colpire i fenomeni di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte – uno dei fattori che ha contribuito maggiormente alla crescita esponenziale del cosiddetto “magazzino della riscossione”.

Il meccanismo di analisi si concentra in particolare sui soggetti che presentano debiti verso l’erario superiori a 50.000 euro – già presenti nel database del magazzino riscossione – e che, contemporaneamente, risultano titolari di significative disponibilità finanziarie. Queste possono essere detenute all’estero (rilevate attraverso lo scambio automatico di informazioni secondo il Common Reporting Standard) oppure presso intermediari italiani (individuate tramite l’archivio dei rapporti finanziari).

“Stiamo parlando di un’attività mirata”, ha spiegato Vinciguerra, “che non rappresenta un controllo generalizzato ma un sistema di selezione intelligente dei contribuenti potenzialmente più pericolosi dal punto di vista fiscale”. L’evasometro, insomma, non guarderà a tutti indistintamente, ma solo a chi mostra contemporaneamente due caratteristiche: grandi debiti col fisco e consistenti risorse finanziarie disponibili.

I limiti dell’attuale sistema e le richieste di miglioramento

Per rendere davvero efficace questo strumento, però, serve qualcosa in più. Vinciguerra ha evidenziato come sia necessario un aggiornamento più frequente dell’archivio dei rapporti finanziari. Attualmente, le comunicazioni da parte degli operatori finanziari avvengono su base mensile per la “sezione anagrafica” e solo annualmente per la “sezione contabile” – quella che contiene informazioni cruciali come saldi, movimentazioni e giacenze medie.

Questo significa che, molto spesso, i dati contabili consultabili non sono aggiornati e quindi poco utili per valutare la reale situazione patrimoniale attuale dei soggetti controllati. Per il Generale, sarebbe fondamentale rendere mensili anche le comunicazioni della sezione contabile, in modo da disporre di dati il più possibile aggiornati ed effettivi.

“Un’implementazione di questo tipo”, ha sottolineato Vinciguerra, “costituirebbe un significativo passo avanti nella tempestività degli accertamenti patrimoniali, soprattutto nei confronti di soggetti responsabili di gravi reati economico-finanziari”.

Va detto che una prima versione dell’evasometro risale al 2019, ma ora l’innovazione tecnologica e informatica – unita alla tanto attesa integrazione delle banche dati – rende questo strumento molto più efficiente e potente rispetto al passato.

Le analisi programmate per il 2025 e l’indice di rischio fiscale

Le specifiche analisi di rischio descritte da Vinciguerra non sono un progetto futuro: sono già programmate per l’anno in corso. E riguarderanno un numero considerevole di soggetti, visto che – stando agli ultimi aggiornamenti – ci sono almeno 3,45 milioni di conti correnti intestati a italiani su banche estere, con una dotazione finanziaria complessiva di circa 200 miliardi di dollari.

Ma come funzionerà concretamente il sistema? In base ai dati dell’archivio dei rapporti finanziari e alle successive elaborazioni, verrà attribuito un “indice di rischiosità fiscale” a ciascun contribuente identificato dall’analisi. Questo indice sarà costruito valorizzando numerosi indicatori specifici.

“Più alto sarà il grado di pericolosità fiscale attribuito al contribuente”, ha precisato Vinciguerra, “maggiore sarà la probabilità che venga sottoposto a controllo o che gli vengano richieste informazioni aggiuntive”. Un approccio graduale, quindi, che concentra l’attenzione sui casi più evidenti.

Investimenti e risorse per l’analisi del rischio

Affinché il nuovo strumento possa dare i frutti sperati, il Generale ha anche evidenziato la necessità di effettuare nuovi investimenti nelle attività di analisi del rischio. Negli ultimi anni, dopo la costituzione delle U.I.P.A.R. (Unità Integrata Permanente di Analisi del Rischio), sono stati registrati significativi progressi nell’efficienza e nell’efficacia delle attività di analisi e selezione dei contribuenti.

Queste unità operative, che operano a livello centralizzato, vedono lavorare fianco a fianco personale della Guardia di Finanza e funzionari dell’Agenzia delle Entrate. Per accrescere ulteriormente le potenzialità dello strumento, Vinciguerra ritiene importante avviare mirate procedure di reclutamento di finanzieri con competenze e professionalità specifiche da impiegare nella funzione di analisi del rischio.

Non si tratta solo di avere un software più potente, ma anche e soprattutto di disporre di persone in grado di utilizzarlo al meglio, interpretando correttamente i dati e trasformandoli in azioni concrete sul campo.

Articoli correlati