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crediti edilizi e principio di onnicomprensività professionisti

Criticità crediti edilizi e principio di onnicomprensività professionisti

21 Luglio, 2025

La recente interpretazione dell’Agenzia delle Entrate in materia di principio di onnicomprensività ha sollevato nuove problematiche per i professionisti che operano con crediti derivanti da bonus edilizi. L’estensione di questo criterio ai redditi da lavoro autonomo comporta – lo si può anticipare – significative complessità applicative che meritano un’analisi approfondita.

Crediti edilizi e principio di onnicomprensività professionisti: nuovo quadro normativo dopo il D.Lgs. 192/2024

L’introduzione del principio di onnicomprensività nel reddito di lavoro autonomo rappresenta, a ben vedere, uno degli interventi più incisivi della riforma fiscale avviata con il decreto legislativo n. 192 del 2024. Tale principio modifica sostanzialmente l’articolo 54 del TUIR, estendendo anche ai professionisti quanto già previsto per i redditi di lavoro dipendente.

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Con decorrenza dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2024, il reddito derivante dall’esercizio di arti e professioni viene determinato considerando tutte le somme e i valori percepiti – non solo i tradizionali compensi professionali. Il criterio di imputazione resta quello di cassa, ma la base imponibile si allarga considerevolmente.

Secondo quanto stabilito dall’articolo 54, comma 1 del TUIR nella nuova formulazione, rilevano “tutte le somme e i valori in genere a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta in relazione all’attività artistica o professionale”, purché riconducibili all’esercizio dell’attività. Nella prassi quotidiana, questo significa che qualsiasi vantaggio economico connesso alla professione concorre alla formazione del reddito imponibile.

 Il caso dell’interpello 171/2025

La risposta ad interpello n. 171/2025 chiarisce un aspetto particolarmente delicato: la tassabilità dei differenziali derivanti dall’acquisto di crediti da bonus edilizi. Un professionista che acquista crediti ad un prezzo inferiore al valore nominale realizza, secondo l’Agenzia, un vantaggio economico che concorre alla determinazione del reddito di lavoro autonomo.

Il meccanismo prospettato dall’amministrazione finanziaria presenta una logica – diciamo così – peculiare nell’imputazione temporale dei componenti reddituali. Nel periodo d’imposta di acquisto, il professionista deduce integralmente il costo sostenuto. Successivamente, in ciascun periodo in cui utilizza effettivamente le quote di credito in compensazione, deve dichiarare come ricavo il valore nominale utilizzato.

L’esempio fornito dall’Agenzia illustra chiaramente questa dinamica: acquisto di crediti per 80.000 euro con valore nominale di 100.000 euro, utilizzabili in quattro annualità da 25.000 euro ciascuna. Nel primo anno si detrae l’intero costo di 80.000 euro, mentre negli anni successivi si imputa come ricavo ciascuna quota di 25.000 euro utilizzata in compensazione.

Problematiche nell’applicazione pratica del nuovo regime

La soluzione prospettata dall’Agenzia delle Entrate genera, nella pratica applicativa, situazioni di particolare criticità per determinate categorie di professionisti. Si consideri l’ipotesi di un esercente arte o professione con redditi ordinari contenuti che effettua operazioni di acquisto e utilizzo di crediti fiscali.

Nell’esempio sopra riportato, un professionista con reddito di 42.000 euro che utilizza 25.000 euro di crediti nel primo anno, si troverebbe con una perdita di 13.000 euro (42.000 + 25.000 – 80.000). Tale perdita potrebbe essere compensata solo con altri redditi prodotti nello stesso periodo d’imposta, in virtù di quanto stabilito dall’articolo 8 del TUIR.

Le perdite derivanti dall’esercizio di arti e professioni, infatti, non sono riportabili a nuovo – come spesso accade nella pratica professionale – e possono essere utilizzate esclusivamente in compensazione con altri redditi dello stesso anno. La quota eventualmente non utilizzata viene definitivamente perduta.

Asimmetria temporale tra costi e ricavi: un problema sistematico

L’approccio dell’Agenzia delle Entrate presenta un elemento di criticità sistematica nella gestione temporale dei componenti reddituali. La deduzione integrale del costo nell’anno di acquisto, a fronte di una tassazione pluriennale del vantaggio economico, genera una concentrazione temporale degli effetti fiscali negativi che non sempre trova adeguata compensazione.

Questa asimmetria temporale risulta particolarmente penalizzante per i professionisti con redditi non elevati o con andamenti irregolari. La formazione di perdite fiscali non riportabili rappresenta un fattore di criticità che potrebbe scoraggiare l’utilizzo di strumenti legittimi di ottimizzazione fiscale.

Una soluzione alternativa potrebbe prevedere la ripartizione del costo di acquisto lungo il periodo di utilizzo dei crediti, in modo simmetrico rispetto all’imputazione dei ricavi. Tale approccio garantirebbe una migliore correlazione temporale tra costi e ricavi, evitando la formazione di perdite concentrate in un singolo periodo d’imposta.

Considerazioni operative per la gestione dei crediti fiscali

Nella gestione operativa delle operazioni su crediti edilizi, i professionisti dovranno valutare attentamente gli impatti fiscali dell’investimento. È opportuno considerare non solo la convenienza economica dell’operazione, ma anche gli effetti sulla formazione del reddito imponibile e sulla gestione delle eventuali perdite.

L’analisi preventiva della capacità di assorbimento delle perdite fiscali diventa elemento essenziale nella pianificazione dell’investimento. I professionisti con redditi variabili o non elevati potrebbero dover riconsiderare le proprie strategie di acquisizione dei crediti fiscali.

Dal punto di vista procedurale, sarà necessario prestare particolare attenzione alla documentazione delle operazioni e alla corretta imputazione temporale dei componenti reddituali, in conformità ai chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate.

Impatti sulla pianificazione fiscale professionale

L’estensione del principio di onnicomprensività ai redditi di lavoro autonomo modifica sostanzialmente gli equilibri della pianificazione fiscale per i professionisti. La necessità di considerare tutti i componenti reddituali collegati all’attività richiede un approccio più articolato nella gestione degli investimenti e delle operazioni straordinarie.

La questione dei crediti edilizi rappresenta solo un esempio delle potenziali criticità generate dal nuovo sistema. Altri aspetti, come la gestione delle plusvalenze patrimoniali o dei differenziali su operazioni finanziarie, potrebbero presentare problematiche analoghe che richiederanno approfondimenti specifici.

In prospettiva, risulta auspicabile un intervento chiarificatore che possa fornire maggiore certezza operativa ai professionisti, possibilmente attraverso una modulazione temporale più equilibrata degli effetti fiscali delle operazioni su crediti fiscali.

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