Un paradosso procedurale che creerà tante polemiche ha caratterizzato l’avvio delle procedure per il credito d’imposta 4.0 destinato agli investimenti 2025: i fondi da 2,2 miliardi di euro si sono esauriti prima ancora dell’apertura ufficiale della piattaforma telematica. La documentazione acquisita attraverso il GSE attesta infatti che già alle ore 13:58 del 17 giugno 2025, ben due minuti prima dell’orario fissato dal decreto direttoriale del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per l’apertura delle procedure (ore 14:00), l’impresa richiedente si è vista comunicare l’indisponibilità delle risorse finanziarie. Tale circostanza evidenzia le criticità strutturali di un sistema agevolativo che, pur mantenendo l’impianto teorico del diritto soggettivo all’agevolazione, si è trasformato di fatto in una competizione temporale per l’accesso a risorse limitate. L’introduzione del plafond massimo di spesa, previsto dall’art. 1, commi 445-448, della legge n. 207/2024 (Legge di Bilancio 2025), ha modificato radicalmente la natura dell’incentivo, trasformandolo da automatico a contingentato.
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Fondi esauriti prima ancora dell’apertura ufficiale
L’avvio delle procedure telematiche per l’accesso al credito d’imposta per investimenti in beni strumentali materiali 4.0, destinato agli investimenti effettuati nel 2025, ha evidenziato in modo emblematico le disfunzioni strutturali del nuovo sistema introdotto dalla Legge di Bilancio 2025. La documentazione ufficiale rilasciata dal Gestore dei Servizi Energetici attesta che già alle ore 13:58 del 17 giugno 2025 – precisamente due minuti prima dell’orario di apertura stabilito dal decreto direttoriale del Ministero delle Imprese e del Made in Italy – si è verificato l’esaurimento integrale delle risorse finanziarie previste dal plafond di 2,2 miliardi di euro.
La ricevuta protocollare del 18 giugno 2025, rilasciata all’impresa per la comunicazione presentata il giorno precedente, riporta testualmente: “Prenotazione con credito imposta calcolato pari ad euro 40.000: le risorse sono esaurite, in caso di nuova disponibilità saranno messe a disposizione secondo l’ordinamento delle richieste preventive pervenute“. Tale circostanza configura un paradosso procedurale senza precedenti nell’ambito delle agevolazioni fiscali per gli investimenti produttivi.
Il nuovo sistema delle “tre tappe” – più complicato del previsto
Chi pensava che il credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali 4.0 fosse rimasto quello di una volta, si sbagliava di grosso. La Legge di Bilancio 2025 (art. 1, commi 445-448, legge n. 207/2024) ha cambiato tutto, introducendo quel famoso tetto di 2,2 miliardi di euro che ha trasformato un diritto in una corsa contro il tempo.
Ora le imprese devono fare i conti con un percorso a tre comunicazioni obbligatorie – tutte da inviare attraverso la sezione “Transizione 4.0” del portale GSE, ovviamente con SPID. E qui già si intuisce che qualcosa non quadra.
Prima comunicazione: la prenotazione (che è diventata una lotteria)
La comunicazione preventiva deve essere trasmessa entro il 31 gennaio 2026 e deve riportare le informazioni relative agli investimenti previsti e l’importo del credito d’imposta “prenotato”. L’ordine cronologico di invio determina la priorità nella prenotazione delle risorse, trasformando di fatto la procedura in una corsa contro il tempo per l’accesso ai fondi limitati.
Nel caso di indisponibilità, anche parziale, delle risorse del plafond da 2,2 miliardi di euro, le comunicazioni si intendono comunque trasmesse. Il GSE darà comunicazione all’impresa della nuova disponibilità di risorse secondo l’ordine cronologico di trasmissione delle comunicazioni preventive.
Seconda comunicazione: l’acconto del 20%
Entro trenta giorni dall’invio del modello di comunicazione preventiva, l’impresa deve trasmettere nuovamente il modello preventivo con l’indicazione della data e dell’importo del pagamento relativo all’ultima quota dell’acconto per il raggiungimento del 20% del costo di acquisizione.
Aspetto cruciale: in caso di indisponibilità di risorse, i trenta giorni decorrono dalla data della comunicazione del GSE della disponibilità delle risorse, non dalla comunicazione preventiva iniziale. Questo meccanismo garantisce che le imprese inserite in lista d’attesa possano comunque adempiere agli obblighi procedurali una volta ottenuto l’accesso ai fondi.
Per i beni oggetto di leasing finanziario, il pagamento del 20% si considera soddisfatto con la stipula del contratto di leasing e l’impegno assunto con il fornitore dalla società di leasing con la sottoscrizione dell’ordine di acquisto, senza necessità di versamento del maxicanone.
Terza comunicazione: il completamento
La procedura si chiude con la trasmissione della comunicazione di completamento secondo scadenze precise:
- Entro il 31 gennaio 2026 per gli investimenti ultimati entro il 31 dicembre 2025;
- Entro il 31 luglio 2026 per gli investimenti completati entro il 30 giugno 2026.
Il mancato invio delle comunicazioni nei termini e nelle modalità previste comporta il mancato perfezionamento della procedura per la fruizione del credito d’imposta, con conseguente perdita del diritto all’agevolazione.
Regime transitorio per investimenti antecedenti
Il decreto direttoriale ha previsto un regime transitorio per le imprese che, alla data del 15 maggio 2025, avevano già trasmesso comunicazioni utilizzando il modello di cui all’allegato 1 al decreto direttoriale 24 aprile 2024, relativamente a investimenti con data di ultimazione successiva al 31 dicembre 2024.
Modalità operative del regime transitorio:
- Conservazione della priorità cronologica: Ai fini della prenotazione delle risorse, rileva l’ordine cronologico di invio della comunicazione preventiva già trasmessa con il precedente modello.
- Obbligo di adeguamento procedurale: Entro il termine perentorio del 16 luglio 2025, le imprese interessate devono trasmettere il nuovo modello di comunicazione preventiva per conformarsi alle nuove modalità operative.
- Conseguenze dell’inadempimento: Le imprese che non si adeguano entro il termine stabilito possono presentare il nuovo modello di comunicazione, perdendo però la priorità relativa alla comunicazione preventiva già trasmessa con il precedente modello.
Chi si salva dal nuovo sistema (per ora)
Non tutti gli investimenti rientrano nel nuovo sistema soggetto al tetto di spesa di 2,2 miliardi di euro. Sono esclusi dalla nuova procedura di prenotazione gli investimenti già completati o “blindati”:
- Gli investimenti completati nel 2024;
- Gli investimenti completati nel 2025 per i quali al 31 dicembre 2024 risulta verificata l’accettazione dell’ordine da parte del venditore con il relativo pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione.
Per tali investimenti continuano ad applicarsi le disposizioni del decreto direttoriale 24 aprile 2024, utilizzando il codice tributo “6936” per la compensazione del credito d’imposta. Gli investimenti soggetti alla nuova procedura utilizzano invece il codice tributo “7077”, istituito con la risoluzione n. 41/E dell’11 giugno 2025.
Cosa fare adesso (e sperare che serva)
Nonostante l’esaurimento immediato delle risorse, è fortemente raccomandabile che le imprese continuino a inserire le comunicazioni preventive. In caso di nuova disponibilità di fondi, questi saranno messi a disposizione secondo l’ordinamento delle richieste preventive pervenute, preservando la priorità cronologica acquisita.
La situazione richiama quanto accaduto con il credito d’imposta ZES unica 2024, dove l’ammontare complessivo dei crediti richiesti è risultato pari a 9.452.741.120 euro, a fronte di 1.670 milioni di euro di risorse effettivamente disponibili, determinando un coefficiente di riparto del 17,67%. È auspicabile che il Governo intervenga con un rifinanziamento analogo a quello operato per la ZES unica, stanziando risorse aggiuntive per soddisfare almeno una parte significativa delle domande rimaste inevase.
Riflessioni su un sistema che non convince
L’esaurimento immediato delle risorse solleva interrogativi seri sulla programmazione delle politiche industriali. È evidente che 2,2 miliardi di euro non erano sufficienti per coprire la domanda potenziale di digitalizzazione del sistema produttivo italiano.
Il passaggio da un sistema automatico a uno contingentato introduce elementi di incertezza che potrebbero scoraggiare gli investimenti anziché promuoverli. Le imprese si trovano ora a dover pianificare investimenti strategici senza la certezza di poter accedere alle agevolazioni previste – un paradosso per una misura che dovrebbe incentivare la trasformazione digitale.
Resta da vedere se il Governo saprà correggere rapidamente questa stortura, magari con un decreto ad hoc che rifinanzi la misura magari reperendo le risorse da quanto stanziato per gli investimenti ex Transizione 5.0, incentivo che tutt’oggi, nonostante numerosi correttivi, stenta a decollare. L’esperienza della ZES Unica dimostra che quando c’è la volontà politica, le risorse si trovano. La speranza è che la digitalizzazione delle imprese sia considerata altrettanto strategica dello sviluppo del Mezzogiorno.
Per ora, l’unica certezza è che chi non ha inviato la comunicazione preventiva entro le 13:58 del 17 giugno dovrà sperare in un miracolo. O in un decreto di rifinanziamento.