Con l’arrivo del 2025, il regime contributivo per i collaboratori sportivi subirà modifiche significative, in particolare per quanto riguarda il minimale annuo necessario per l’accredito dei contributi previdenziali. Questo cambiamento, introdotto dalla Nota INPS, riguarda sia i professionisti dello sport con partita IVA che i lavoratori con contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.). L’obiettivo è quello di garantire maggiore equità contributiva e previdenziale per una categoria spesso sottovalutata. Ma cosa cambia in pratica? Analizziamo nel dettaglio le nuove aliquote e i requisiti contributivi.
Aliquote e minimale annuo: cosa prevede la norma
Le nuove disposizioni INPS pongono un accento particolare su due elementi fondamentali: l’aliquota contributiva e il minimale annuo per l’accredito dei contributi. L’aliquota previdenziale per i collaboratori sportivi è stata fissata al 25% per la tutela pensionistica (IVS), con una percentuale aggiuntiva per altre tutele (come malattia e maternità) che arriva complessivamente al 14,53% per alcune categorie.
Il minimale annuo di reddito per l’accredito pieno dei contributi è stato innalzato a 5.500 euro. Questo significa che, per poter ottenere un anno intero di contribuzione valido ai fini pensionistici, il reddito annuo del collaboratore sportivo non potrà essere inferiore a tale soglia. Se il reddito fosse inferiore, i contributi versati verranno proporzionati, riducendo gli anni accreditati.
Impatti sulle diverse categorie di lavoratori sportivi
Le modifiche non riguardano solo i collaboratori sportivi con contratti co.co.co., ma anche i professionisti sportivi con partita IVA. Per questi ultimi, è prevista la stessa aliquota del 25%, oltre al rispetto del minimale annuo. Una distinzione importante riguarda i lavoratori sportivi che già beneficiano di altre forme di previdenza obbligatoria: in questi casi, l’aliquota è ridotta al 12%, con un conseguente abbassamento delle tutele pensionistiche.
Obiettivi e criticità della riforma
La riforma punta a offrire una maggiore tutela previdenziale a una categoria di lavoratori spesso esclusa da un sistema pensionistico equo. Tuttavia, non mancano le criticità. Molti collaboratori sportivi, in particolare dilettanti, potrebbero non raggiungere il minimale annuo richiesto, rischiando quindi di accumulare contributi insufficienti per una pensione dignitosa.
Un altro punto critico riguarda il carico contributivo, che potrebbe risultare gravoso per i piccoli club sportivi e le associazioni dilettantistiche, spesso già in difficoltà economica.