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Credito di imposta ZES Unica 2025

Credito di imposta ZES Unica 2025: richieste cinque volte oltre i fondi

9 Ottobre, 2025

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Le domande per accedere al credito di imposta ZES unica 2025 superano di oltre cinque volte le risorse messe a disposizione. I numeri comunicati dal Ministero dell’Economia alla commissione Finanze della Camera fotografano una situazione che richiede interventi urgenti. Si parla di 11,4 miliardi di euro richiesti a fronte di una dotazione teorica di 2,2 miliardi. Le comunicazioni preventive arrivate all’Agenzia delle Entrate sono 17.951, per investimenti dichiarati che sfiorano i 22,5 miliardi.

Secondo quanto previsto dall’art. 1, commi 485-491 della legge 207/2024, il credito imposta per gli investimenti nella Zona economica speciale del Mezzogiorno copre le acquisizioni effettuate tra il primo gennaio e il 15 novembre 2025. Ma l’entità delle richieste pervenute ha fatto emergere un problema: la copertura finanziaria risulta, come già successo per lo scorso anno, del tutto inadeguata rispetto alle aspettative degli operatori economici.

🕒 Cosa sapere in un minuto

  • Domanda elevata: richieste per il credito ZES Unica 2025 (Mezzogiorno) sono oltre 5 volte superiori ai fondi disponibili (11,4 mld richiesti vs 2,2 mld stanziati).
  • Riparto proporzionale: il credito fiscale sarà teoricamente inferiore al 12% (non 60%, come previsto), con fortissima riduzione rispetto alle aliquote nominali.
  • Scadenze chiave: investimenti ammissibili tra 01/01/2025 e 15/11/2025; comunicazione integrativa obbligatoria entro 2 dicembre 2025, pena decadenza dal beneficio.
  • Variazioni possibili: solo nuove risorse o il venir meno di progetti non confermati possono far salire il coefficiente di riparto; scenario analogo al 2024.
  • Impatto sulle imprese: distorsione finanziaria e rischio di insostenibilità per progetti impostati su aliquote teoriche molto superiori.
  • Nota operativa: conferma e verifica degli investimenti effettivamente realizzati sarà determinante per la percentuale finale riconosciuta.

Credito di imposta ZES Unica 2025

Come funziona il riparto proporzionale

La meccanica del riparto assume rilevanza cruciale quando domanda e offerta presentano uno squilibrio così marcato. Un’impresa che abbia prenotato un credito del 60% (aliquota massima prevista per certe aree geografiche) si vedrà attribuire, nella prassi applicativa del meccanismo proporzionale e stando agli attuali calcoli, poco meno del 12% del valore degli investimenti ammissibili. Questo rappresenta, è opportuno notare, una riduzione di oltre cinque volte rispetto all’aliquota teorica indicata dalla normativa.

La compressione percentuale costituisce l’unico strumento tecnicamente praticabile in assenza di ulteriori stanziamenti. Nella sostanza, ogni operatore economico riceverà una quota proporzionale calcolata sul totale delle richieste presentate. Il coefficiente di riparto sarà comunicato dall’Agenzia delle Entrate con apposito provvedimento dopo la chiusura della fase di conferma degli investimenti.

Il precedente dell’anno scorso

Nel 2024 si verificò una situazione analoga. L’Agenzia delle Entrate aveva limitato il riconoscimento del credito alla misura del 17,6%, comunicando però il dato con largo anticipo rispetto alla data di scadenza prevista per l’ultimazione degli investimenti. Una percentuale drasticamente inferiore alle aliquote nominali previste dalla disciplina. Le imprese beneficiarie si trovarono costrette a rivedere completamente i piani finanziari e le strategie di investimento già avviate.

Soltanto dopo un successivo stanziamento di nuove risorse governative, e grazie al venir meno di buona parte degli investimenti inizialmente comunicati ma non concretizzati, il credito di imposta ZES unica 2024 venne riconosciuto nella misura piena. Questo precedente evidenzia come la fase di conferma degli investimenti effettivamente realizzati costituisca un momento determinante.

Le scadenze operative da rispettare

Entro il 2 dicembre 2025 le imprese devono trasmettere una comunicazione integrativa. Ai sensi dell’articolo 16 del DL 124/2023, questa comunicazione deve attestare l’avvenuta realizzazione degli investimenti entro il 15 novembre 2025. Si tratta degli stessi investimenti indicati nella comunicazione iniziale presentata tra il 31 marzo e il 30 maggio 2025.

L’Agenzia delle Entrate aprirà la fase di conferma dei benefici fiscali. Ma solo dopo aver acquisito un quadro preciso degli investimenti realmente portati a termine sarà possibile quantificare con esattezza il coefficiente di riduzione. La mancata presentazione della comunicazione integrativa comporta la decadenza dall’agevolazione, come previsto dal secondo comma dell’articolo citato.

Gli scenari possibili dopo il 2 dicembre

Dopo la scadenza per la comunicazione integrativa, l’Agenzia delle Entrate procederà alla quantificazione definitiva degli investimenti ammessi. Si possono delineare due scenari principali. Nel primo caso, se il totale degli investimenti confermati dovesse rimanere superiore ai 2,2 miliardi di dotazione, il coefficiente di riparto rimarrà intorno all’11,58% o su valori comunque molto ridotti.

Nel secondo scenario, qualora una quota consistente delle comunicazioni preventive non trovasse conferma negli investimenti effettivamente realizzati, il coefficiente di riparto potrebbe aumentare. È necessario sottolineare che questo secondo scenario appare più probabile alla luce dell’esperienza maturata nel 2024.

Esiste poi un terzo scenario legato a un eventuale intervento governativo. Il precedente del 2024 dimostra che l’esecutivo può decidere di stanziare risorse aggiuntive per colmare il divario tra domanda e offerta. In tal caso, il coefficiente di riparto verrebbe ricalcolato sulla base della nuova dotazione finanziaria complessiva, consentendo alle imprese di ottenere percentuali più vicine a quelle originariamente previste dalla normativa. Questa eventualità resta però subordinata a decisioni politiche e alla disponibilità di coperture di bilancio.

Le criticità operative per le imprese

La distanza tra aliquota teorica e aliquota effettiva genera profonde distorsioni nella pianificazione aziendale. Le imprese hanno basato le proprie valutazioni di convenienza economica su percentuali di credito molto superiori. Si pensi, a titolo esemplificativo, a un’azienda che abbia programmato investimenti per 5 milioni di euro confidando in un credito del 60%. L’aspettativa era di ottenere 3 milioni di credito fiscale. Con la riduzione all’11,58%, il credito effettivo si attesterebbe a circa 579.000 euro.

Questa differenza può compromettere la sostenibilità finanziaria dell’intero progetto. Nell’esperienza applicativa emerge frequentemente la necessità di rivedere i piani di finanziamento, con conseguenti ritardi nell’esecuzione degli investimenti.

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