Ricevere una cartella di pagamento non è mai una bella sorpresa. Eppure, capire come funziona il meccanismo può fare la differenza tra gestire il problema o trovarsi sommersi da sanzioni e interessi aggiuntivi. L’Agenzia delle Entrate Riscossione, insieme all’Agenzia delle Entrate, ha diffuso nelle scorse settimane un vademecum operativo – circa trenta pagine – pensato proprio per orientare i contribuenti tra notifiche, scadenze e modalità di versamento. Il tutto mentre il dibattito sulla Manovra 2026 si concentra, tra le altre cose, su una possibile nuova definizione agevolata dei carichi pendenti.
🕒 Cosa sapere in un minuto
- Notifica: la cartella esattoriale può arrivare via PEC, ufficiale della riscossione o raccomandata.
- Termini: hai 60 giorni dalla notifica per pagare o contestare (art. 25 DPR 602/1973).
- Contenuto: importi dovuti, ente creditore e prospetto interessi; leggere attentamente anche la seconda pagina.
- Pagamento: con app Equiclick, tabaccai, sportelli AdER e modulo precompilato. Pagando entro 60 giorni si evitano interessi/maggiori spese.
- Rateizzazione: dal 2025 fino a 84 (o 120) rate mensili per debiti ≤120.000 €, richiedibili anche online.
- Omissione: mancato pagamento: fermo auto, ipoteca, pignoramento, fino a vendita forzata.
- Difesa: puoi presentare ricorso (entro 60 giorni) o chiedere autotutela per errori.
- Novità digitali: QR Code e area riservata per consultare, pagare e chiedere rateizzazione dal portale AdER.
Le vie della notifica: PEC, ufficiali e raccomandata
La notifica delle cartelle esattoriali può seguire percorsi diversi per raggiungere il destinatario. Nella prassi operativa, l’Agente della Riscossione si avvale di tre canali principali. Il primo è la posta elettronica certificata, strumento ormai diffuso soprattutto tra professionisti e imprese. Poi ci sono gli ufficiali della riscossione o altri soggetti appositamente incaricati dall’AdER. Infine resta la classica raccomandata con ricevuta di ritorno, ancora molto utilizzata per i cittadini privi di PEC.
La scelta del canale non è casuale. Dipende dal tipo di soggetto (persona fisica, impresa, professionista) e dalla disponibilità di un indirizzo PEC registrato. Una volta recapitata, la cartella fa scattare termini precisi. Ignorarla non serve a nulla, anzi peggiora le cose.
Il contenuto della cartella: cosa c’è scritto davvero
Aprire la busta e trovarsi di fronte a codici, importi e riferimenti normativi può disorientare. Ma il documento segue uno schema abbastanza standard. Si parte dalla descrizione delle somme richieste, con indicazione dell’ente creditore di riferimento (AdE, INPS, Comune, eccetera). Poi viene specificato il termine entro cui regolarizzare la posizione: sessanta giorni dalla notifica, secondo quanto previsto dall’articolo 25 del DPR 602/1973.
Non mancano avvertenze sulle conseguenze in caso di mancato pagamento. Si va dal fermo amministrativo dei veicoli all’ipoteca immobiliare, passando per il pignoramento presso terzi. Sono indicati inoltre i riferimenti per chiedere una dilazione, per sospendere l’atto oppure per proporre ricorso davanti alla Commissione tributaria provinciale.
Un elemento spesso trascurato? La seconda pagina della cartella. Qui compare il prospetto con gli importi dovuti in base al momento del versamento. Più si aspetta, più gli interessi lievitano. Semplice, brutale, efficace.
Decifrare il documento pagina per pagina
L’AdER ha pensato bene di pubblicare, a ottobre 2025, una guida dettagliata proprio per aiutare i contribuenti a leggere la cartella. Pagina dopo pagina, il vademecum spiega ogni sezione. A partire dalla quinta pagina iniziano le informazioni specifiche sugli enti creditori, facilmente riconoscibili grazie a banner colorati.
Si consideri che molte persone, davanti a un atto di riscossione, vanno nel panico. Leggere con attenzione, invece, permette di capire se ci sono errori, importi contestabili o margini per una soluzione concordata. La guida integrale è disponibile sui portali di AdE e AdER. Vale la pena scaricarla e studiarla con calma.
Nella prassi si osserva che i contribuenti più informati ottengono risultati migliori nelle trattative con l’agente della riscossione. Non si tratta di trucchi, ma di conoscere i propri diritti.
Versare le somme: canali e strumenti disponibili
Quando arriva il momento di pagare, le opzioni non mancano. Si può utilizzare l’app Equiclick, pensata per chi vuole risolvere tutto dallo smartphone. Oppure rivolgersi a tabaccherie convenzionate o ricevitorie, dove il servizio di pagamento è ormai consolidato. Per chi preferisce il contatto diretto restano aperti gli sportelli territoriali dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, anche se conviene prenotare un appuntamento online per evitare code.
La cartella contiene un modulo precompilato da presentare al momento del versamento. Basta compilare pochi campi e scegliere la modalità. Un dettaglio da non sottovalutare: se si paga entro i sessanta giorni si risparmiano interessi di mora e si evitano le spese dell’eventuale esecuzione forzata.
Un esempio pratico. Mettiamo che un contribuente riceva una cartella per 3.500 euro, notificata il 10 ottobre 2025. Entro il 9 dicembre ha l’obbligo di versare quella cifra (o presentare istanza di rateizzazione). Se salta il termine, si aggiungono aggio e spese, che possono far lievitare il debito anche del 15-20%.
Rateizzare il debito: le nuove regole dal 2025
Non tutti hanno liquidità immediata per saldare l’intero importo. Per questo esiste la possibilità di dilazionare il pagamento. Dal primo gennaio 2025 sono cambiate le regole. Secondo l’articolo 19 del DPR 602/1973, come modificato dal D.Lgs. 110/2024, per importi fino a 120.000 euro basta una semplice domanda per ottenere fino a 84 rate mensili (negli anni 2025 e 2026).
Se invece si dimostra una temporanea difficoltà economica – attraverso documentazione come l’ISEE o l’indice di liquidità per le imprese – si può arrivare fino a 120 rate. Occorre presentare l’istanza online attraverso il servizio “Rateizza adesso” disponibile sul sito AdER. Ogni rata non può essere inferiore a 50 euro.
Il decreto del Vice Ministro dell’Economia del 27 dicembre 2024 ha stabilito parametri precisi per valutare la situazione di difficoltà. Per le persone fisiche si guarda l’ISEE del nucleo familiare. Per le imprese conta l’indice di liquidità e altri indicatori patrimoniali. La normativa è più articolata di quanto sembri, ma nella sostanza punta a bilanciare tutela del credito ed esigenze del debitore.
Cosa succede se non si paga
Saltare i termini può costare caro. L’Agente della Riscossione ha strumenti coercitivi potenti. Si parte con il fermo amministrativo del veicolo. Poi si può passare all’ipoteca su immobili o al pignoramento dello stipendio o del conto corrente. In casi estremi, per somme rilevanti, si arriva al pignoramento presso terzi o alla vendita all’asta dei beni.
La giurisprudenza ha talvolta interpretato in modo restrittivo le possibilità di difesa del contribuente, specie quando il debito deriva da atti ormai definitivi. Meglio muoversi per tempo. Anche perché dal 2026 entrerà in vigore il meccanismo di discarico automatico dopo cinque anni di tentativi infruttuosi. Ma non è una cancellazione del debito: semplicemente l’AdER restituisce il carico all’ente creditore, che può procedere in autonomia.
Difendersi con gli strumenti giusti
Se la cartella contiene errori – e capita più spesso di quanto si pensi – si può presentare ricorso entro sessanta giorni dalla notifica. Il ricorso va depositato presso la Commissione tributaria provinciale competente, secondo le regole del processo tributario telematico (PTT).
In alternativa, per vizi formali meno gravi, si può tentare la strada dell’autotutela, chiedendo direttamente all’ente creditore o all’AdER di rivedere l’atto. È necessario motivare bene la richiesta e allegare la documentazione probatoria. I tempi di risposta sono variabili, ma in genere entro novanta giorni arriva un riscontro.
Come spesso accade nella pratica professionale, il confine tra le diverse opzioni non è sempre netto. A volte conviene presentare ricorso e contemporaneamente chiedere una sospensione dell’esecuzione. Oppure avviare una procedura di rateizzazione mentre si valuta l’opportunità del contenzioso.
La digitalizzazione del servizio: QR Code e area riservata
Un’altra novità dell’ultimo periodo riguarda la presenza di un QR Code stampato direttamente sulla cartella. Inquadrandolo con lo smartphone si viene indirizzati alla sezione del sito AdER dedicata alla rateizzazione, con tutte le informazioni aggiornate e il link al servizio telematico.
L’area riservata del portale permette inoltre di consultare il proprio estratto di ruolo, verificare lo stato dei pagamenti, scaricare copie delle comunicazioni e calcolare gli importi dovuti in caso di dilazione. Chi ha SPID, CIE o CNS può accedere senza problemi. Il sistema è migliorato parecchio negli ultimi anni, anche se occasionalmente si verificano rallentamenti nei giorni di picco (tipicamente a ridosso delle scadenze).
Prospettive future: tra discarico e nuove agevolazioni
Guardando avanti, il 2026 porterà cambiamenti significativi. Oltre al già citato discarico automatico dopo cinque anni, si parla di una possibile quinta edizione della rottamazione (rottamazione quinquies). Il Governo sta cercando una formula che non penalizzi troppo chi ha sempre pagato regolarmente, ma che al tempo stesso offra una via d’uscita sostenibile per chi è in difficoltà.
I numeri del magazzino fiscale sono impressionanti: si parla di oltre mille miliardi di euro di crediti affidati all’AdER, di cui una percentuale rilevante è considerata inesigibile. Pulire i bilanci pubblici da crediti inesigibili ha un suo senso, a patto di non creare aspettative distorte nei contribuenti.
Nell’esperienza applicativa degli ultimi anni si è visto che le definizioni agevolate funzionano quando sono ben strutturate, con criteri chiari e controlli rigorosi. Le versioni precedenti della rottamazione hanno avuto alterne fortune: molti hanno aderito, ma altrettanti sono poi decaduti per mancato rispetto delle scadenze.