Le dichiarazioni del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al Forum di Cernobbio hanno delineato un futuro diverso per gli incentivi fiscali alle imprese. Dal prossimo anno, secondo quanto emerso dalle sue parole, potrebbe nascere uno strumento completamente nuovo che sostituirà entrambi i piani attualmente in vigore: il credito d’imposta Transizione 4.0 e quello relativo al Piano 5.0. Si tratta di una decisione che viene da lontano, motivata principalmente dalle difficoltà applicative riscontrate con l’attuale sistema. I numeri, del resto, parlano chiaro: delle risorse Pnrr destinate al Piano 5.0 – ben 6,3 miliardi di euro – al primo agosto 2025 risultavano utilizzati appena 1,7 miliardi. Questo lascia scoperta una cifra considerevole, circa 4,6 miliardi che le imprese non sono riuscite a intercettare.
📋 Cosa sapere in un minuto
- 🔄 Fusione in vista: Il ministro Urso annuncia l’unificazione dei bonus 4.0 e 5.0 in un unico strumento dal 2026
- 📊 Piano 5.0 poco utilizzato: Solo 1,7 miliardi su 6,3 miliardi disponibili sono stati utilizzati dalle imprese
- ⚠️ Cause del fallimento: Procedure troppo complesse, vincoli PNRR e convenienza economica degli acquisti esteri
- 🆕 Novità 2025: Credito 4.0 limitato a 2,2 miliardi, stop definitivo ai beni immateriali (software)
- 🛠️ Nuovo strumento: Procedure semplificate, finanziamento nazionale strutturale, addio ai vincoli PNRR
- 📅 Timeline: Discussione nella Legge di Bilancio 2026, rifinanziamento contratti di sviluppo già nel 2025
Criticità del sistema attuale
Il fallimento (relativo) del Piano Transizione 5.0 affonda le radici in una burocrazia troppo complessa. Le aziende si sono trovate a dover gestire comunicazioni ex ante ed ex post, misurazioni dei consumi energetici, approvazioni ministeriali e perizie tecniche spesso costose. Una procedura decisamente più articolata rispetto al 4.0, che pure richiede autorizzazioni ma in forma più snella.
Nella prassi professionale si osserva come molte imprese abbiano rinunciato al 5.0 proprio per questa complessità procedurale. Il credito viene concesso, infatti, per investimenti a spettro più ridotto: mentre il 4.0 comprende una gamma ampia di beni strumentali, il 5.0 si concentra sostanzialmente sul risparmio energetico.
Un altro aspetto spesso trascurato riguarda i vincoli imposti dal Pnrr. Il principio del “Do no significant harm” (Dnsh) ha limitato fortemente l’accesso agli aiuti per alcuni settori energivori ma trainanti dell’economia italiana: siderurgia, ceramica, carta e chimica si sono trovati spesso esclusi dal beneficio.
I limiti economici del Piano 5.0
È opportuno notare come, nei fatti, molte imprese riescano a effettuare gli stessi investimenti previsti dal Piano 5.0 con una spesa minore. L’acquisto di beni dall’estero o da paesi extra-Ue risulta spesso più conveniente rispetto all’acquisizione degli stessi beni al netto dell’incentivo nazionale.
Questa situazione ha contribuito allo scarso utilizzo delle risorse messe a disposizione. Le aziende, ragionando in termini di convenienza economica, hanno privilegiato altre strade per gli investimenti in efficienza energetica.
La legge di bilancio 2025 e i nuovi vincoli
Le modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 hanno già anticipato alcuni elementi del futuro scenario. Per il credito d’imposta Transizione 4.0 è stato introdotto un plafond massimo di 2,2 miliardi di euro, con assegnazione secondo l’ordine cronologico delle comunicazioni.
Particolarmente significativa risulta l’abrogazione del credito per i beni immateriali 4.0 (software, sistemi, applicazioni) a partire dal 2025. Si tratta di una scelta che ha già modificato le strategie di investimento delle imprese, costringendole a completare entro il 31 dicembre 2024 gli acquisti di tecnologie digitali per beneficiare dell’incentivo.
Verso il nuovo strumento unificato
Il progetto di fusione tra bonus 4.0 e 5.0 dovrebbe portare alla creazione di un meccanismo più semplificato. L’obiettivo dichiarato è quello di realizzare uno strumento finanziato con risorse nazionali, in maniera strutturale e continuativa, eliminando i vincoli del Pnrr che hanno ostacolato l’applicazione del Piano 5.0.
Secondo le indicazioni ministeriali, il nuovo credito d’imposta dovrebbe essere caratterizzato da procedure più snelle rispetto all’attuale 5.0, pur mantenendo l’attenzione agli aspetti di sostenibilità ambientale. La discussione avverrà nell’ambito dei lavori per l’approvazione della Legge di Bilancio 2026.
Gli strumenti complementari in arrivo
Urso ha anche annunciato che, parallelamente al riordino degli incentivi, verranno rifinanziati sia i contratti di sviluppo sia gli accordi per l’innovazione. Particolare attenzione sarà riservata alla riconversione delle imprese dei settori in crisi, un tema che assume rilevanza strategica nel contesto economico attuale.
La tempistica appare serrata: già il prossimo anno dovrebbero essere operative queste nuove forme di sostegno. Si tratta di strumenti che, nell’esperienza applicativa, hanno dimostrato di poter supportare efficacemente i processi di trasformazione industriale.
Le prospettive per le imprese
Come spesso accade in questi casi, la fase di transizione tra il vecchio e il nuovo sistema potrebbe creare incertezze. Le aziende che hanno in corso progetti legati ai Piani 4.0 o 5.0 dovranno completare le procedure secondo la normativa vigente, mentre per i nuovi investimenti occorrerà attendere la definizione del quadro normativo.
È fondamentale che le imprese seguano attentamente l’evoluzione legislativa, considerando che i nuovi strumenti potrebbero offrire opportunità diverse rispetto agli attuali. La semplificazione procedurale annunciata potrebbe rendere più accessibili gli incentivi a una platea più ampia di beneficiari.
Nella casistica comune, le aziende che hanno sperimentato le complessità del Piano 5.0 potrebbero trovare nel nuovo strumento unificato una soluzione più praticabile per i propri investimenti in innovazione e sostenibilità.