L’Inps ha innovato il sistema di sostegno alle famiglie con bambini piccoli attraverso la circolare n. 123 del 5 settembre 2025. Le modifiche introdotte ampliano significativamente la platea dei beneficiari del bonus asili nido e semplificano notevolmente le procedure burocratiche. Dal primo gennaio 2026, infatti, non sarà più necessario ripresentare la domanda ogni anno. Una volta accolta, la richiesta manterrà la sua validità fino al compimento del terzo anno di età del bambino. La vera svolta riguarda l’estensione del contributo oltre i tradizionali asili nido pubblici e privati. Ora le famiglie potranno accedere al bonus asili nido 2026 anche frequentando micro nidi, sezioni primavera e specifici servizi integrativi. Questa novità deriva dall’interpretazione autentica dell’articolo 1, comma 355, della legge 232/2016, chiarita attraverso l’articolo 6-bis del decreto-legge 95/2025.
📋 Cosa sapere in un minuto
Dal 2026 cambia tutto: domanda valida fino ai 3 anni del bambino, no rinnovi annuali
Strutture ammesse: asili nido, micro nidi, sezioni primavera, spazi gioco, servizi educativi domiciliari
Importi: fino a 3.600€/anno (ISEE sotto 40.000€) o 1.500€/anno (ISEE sopra 40.000€)
Esclusi: centri bambini-famiglie, pre/post scuola, servizi ricreativi
Scadenza domande: 31 dicembre 2025 per il bonus 2025, poi rinnovo automatico
Estensione a micro nidi e servizi educativi alternativi
Il panorama dei servizi educativi ammessi al beneficio si arricchisce considerevolmente. I micro nidi, strutture che accolgono bambini dai 3 ai 36 mesi con gruppi più ridotti rispetto agli asili tradizionali, entrano a pieno titolo tra i destinatari del sostegno economico. Queste strutture, spesso situate in contesti residenziali o aziendali, offrono un ambiente più raccolto e personalizzato per i più piccoli.
Le sezioni primavera rappresentano un’altra importante novità. Riservate ai bambini tra i 24 e i 36 mesi, queste strutture si caratterizzano per la continuità educativa che garantiscono fino ai sei anni di età. Nella prassi professionale, si osserva come questi servizi fungano da ponte tra il nido tradizionale e la scuola dell’infanzia, facilitando il percorso di crescita dei bambini.
Gli spazi gioco costituiscono forse l’innovazione più significativa per molte famiglie. Questi servizi, destinati a bambini dai 12 ai 36 mesi per un massimo di cinque ore giornaliere senza servizio mensa, offrono un’alternativa flessibile agli asili tradizionali. Si tratta di strutture particolarmente apprezzate dai genitori che necessitano di supporto part-time o che desiderano un approccio educativo meno strutturato.
Modalità operative semplificate dal 2026
Il meccanismo di rinnovo automatico rappresenta una delle modifiche più apprezzate dalle famiglie. A decorrere dal 1° gennaio 2026, le domande presentate e accolte produrranno effetti anche per gli anni successivi, fino al mese di agosto dell’anno in cui il bambino compie tre anni, previa verifica dei requisiti.
Negli anni successivi al primo, i genitori dovranno semplicemente accedere al servizio telematico dell’Inps per prenotare le risorse del nuovo anno. Per il contributo asilo nido sarà necessario indicare le mensilità richieste (massimo undici) e allegare la documentazione del pagamento di almeno una retta.
Una particolare attenzione merita la gestione degli asili pubblici con pagamento posticipato. In questi casi, sarà sufficiente fornire l’attestazione di iscrizione o l’inserimento in graduatoria senza dover anticipare il pagamento delle rette.
Requisiti e strutture escluse dal beneficio
Non tutte le strutture che si occupano di bambini rientrano nel perimetro del bonus. Sono espressamente esclusi i centri per bambini e famiglie, che accolgono i minori insieme a un adulto accompagnatore, e tutti i servizi di carattere ricreativo come pre-scuola e post-scuola.
La discriminante fondamentale resta l’autorizzazione regionale per l’erogazione di servizi educativi per l’infanzia secondo quanto previsto dal decreto legislativo 65/2017. Le strutture dell’Inps verificheranno l’abilitazione attraverso gli elenchi pubblicati da Regioni ed Enti locali.
Per i servizi educativi in contesto domiciliare, ammessi al beneficio quando operano con un numero ridotto di bambini dai 3 ai 36 mesi, occorre particolare attenzione alle normative regionali che ne disciplinano l’autorizzazione. Questi servizi rappresentano spesso una risorsa preziosa per le famiglie residenti in zone con carenza di strutture tradizionali.
Importi e fasce Isee del contributo
Il valore del contributo varia in base alla situazione economica delle famiglie, determinata attraverso l’Isee minorenni. Per i bambini nati dal 2024, il sistema prevede due fasce principali: fino a 1.500 euro annui per le famiglie con Isee superiore a 40.000 euro e fino a 3.600 euro per quelle con Isee inferiore alla soglia indicata.
Una particolarità interessante riguarda il calcolo dell’Isee: non si tiene conto degli importi erogati per l’Assegno unico universale, evitando così penalizzazioni per le famiglie che già beneficiano di questo sostegno. Chi non presenta l’Isee mantiene comunque il diritto al bonus, seppur limitato a 1.500 euro annui.
Aspetti procedurali e riesame delle domande respinte
L’Inps ha disposto che le proprie strutture territoriali procedano al completamento delle istruttorie in corso per il 2025 e al riesame in autotutela delle domande precedentemente respinte sulla base delle vecchie disposizioni. Questa decisione offre una seconda opportunità alle famiglie che in passato non avevano ottenuto il beneficio per interpretazioni più restrittive della normativa.
Il termine per la presentazione delle domande rimane fissato al 31 dicembre dell’anno solare di riferimento. I tempi di lavorazione seguono la disciplina generale della legge 241/1990, con 30 giorni per l’emanazione dei provvedimenti dalla data di allegazione dei documenti relativi a ciascuna mensilità.
Per il supporto domiciliare destinato ai bambini che non possono frequentare strutture educative per gravi patologie croniche, sarà necessario presentare annualmente l’attestazione pediatrica che certifichi l’impossibilità di frequenza. Questo aspetto spesso trascurato della normativa rappresenta un supporto fondamentale per le famiglie che si trovano ad affrontare situazioni particolarmente complesse.