Le Riserve del Patrimonio Netto: Guida Pratica alla Gestione e all'Utilizzo https://www.studiopizzano.it/le-riserve-del-patrimonio-netto-guida-pratica-alla-gestione-e-allutilizzo/ |
Il patrimonio netto rappresenta il valore residuo di un'azienda dopo aver sottratto tutte le passività dalle attività. È un concetto fondamentale nella contabilità e nella finanza aziendale, che riflette non solo la solidità finanziaria di un'impresa, ma anche la sua capacità di generare valore nel tempo. All'interno del patrimonio netto, le riserve giocano un ruolo cruciale, fungendo da cuscinetto finanziario, strumento di gestione strategica e indicatore della politica aziendale in termini di accantonamento e distribuzione degli utili.
In questo articolo, esploreremo in dettaglio le varie tipologie di riserve, il loro utilizzo, le implicazioni fiscali e legali, fornendo una guida completa e approfondita per imprenditori, manager, professionisti contabili e consulenti aziendali. Analizzeremo ogni aspetto delle riserve di patrimonio netto, dalle basi concettuali alle applicazioni pratiche più complesse, offrendo esempi concreti e scenari reali per illustrare al meglio ogni concetto.
Il patrimonio netto è essenzialmente il "valore netto" di un'azienda, rappresentando la differenza tra il totale delle attività e il totale delle passività. In termini più semplici, è ciò che rimarrebbe ai proprietari se l'azienda vendesse tutti i suoi beni e pagasse tutti i suoi debiti.
Esempio pratico;
Immaginiamo un'azienda con le seguenti voci di bilancio:
Il patrimonio netto è dato da: €1.000.000 - €600.000 = €400.000
Il patrimonio netto è composto da diverse voci, ciascuna con caratteristiche e funzioni specifiche:
È il valore nominale delle azioni o quote sottoscritte dai soci. Rappresenta l'investimento iniziale dei proprietari nell'azienda.
Esempio: Una S.r.l. viene fondata con un capitale sociale di €100.000, suddiviso in quote da €1.000 ciascuna tra 100 soci.
Sono porzioni di utili non distribuiti, accantonati per vari scopi. Le riserve possono essere di diversi tipi, come vedremo in dettaglio più avanti.
Esempio: Un'azienda che guadagna €500.000 in un anno potrebbe decidere di accantonarne €100.000 come riserva straordinaria.
Sono i profitti o le perdite degli anni precedenti non ancora distribuiti o coperti.
Esempio: Se un'azienda ha conseguito un profitto di €200.000 l'anno scorso ma ha deciso di non distribuirli, questi diventano utili portati a nuovo.
È il risultato economico dell'anno in corso.
Il patrimonio netto è fondamentale per diverse ragioni:
Le riserve sono una componente fondamentale del patrimonio netto. Esse rappresentano una parte degli utili che l'azienda ha deciso di non distribuire, ma di conservare per vari scopi. Le riserve possono essere viste come un "salvadanaio" aziendale, utilizzato per far fronte a diverse esigenze future.
Le riserve svolgono diverse funzioni cruciali all'interno di un'azienda:
Esempio pratico: Un'azienda ha una riserva straordinaria di €500.000. Durante una crisi economica, subisce una perdita inaspettata di €300.000. Grazie alla riserva, può coprire questa perdita senza intaccare il capitale sociale o ricorrere a finanziamenti esterni.
Esempio pratico: Un'azienda vuole aprire una nuova filiale che costa €1.000.000. Invece di chiedere un prestito, utilizza €800.000 dalle sue riserve e finanzia solo €200.000 con un prestito bancario, riducendo così gli oneri finanziari.
Esempio pratico: In Italia, una S.p.A. con un capitale sociale di €1.000.000 deve accantonare almeno il 5% degli utili annuali a riserva legale fino a raggiungere €200.000 (20% del capitale sociale).
Esempio pratico: Un'azienda ha una politica di distribuzione di dividendi di €1 per azione. In un anno di minor profitto, può attingere alle riserve per mantenere questa politica, evitando di deludere gli azionisti.
Le riserve possono essere classificate in diversi modi, ma le due classificazioni principali sono basate sull'origine e sulla destinazione.
a) Riserve di utili:
Derivano dagli utili non distribuiti dell'azienda. Si suddividono in:
b) Riserve di capitale:
Non derivano dagli utili, ma da altre fonti come:
L'utilizzo delle riserve deve seguire regole precise stabilite dalla legge e dallo statuto dell'azienda. Vediamo i principali utilizzi in dettaglio:
in caso di perdite, le riserve vengono utilizzate in un ordine specifico, dalla meno vincolata alla più vincolata:
Esempio pratico. Un'azienda ha subito una perdita di €250.000. Ha le seguenti riserve:
L'ordine di utilizzo sarà:
Dopo questa operazione, il capitale sociale sarà ridotto a €480.000 e tutte le riserve saranno esaurite.
Alcune riserve possono essere utilizzate per aumentare il capitale sociale senza richiedere nuovi apporti dai soci. Questo processo è noto come "aumento gratuito del capitale".
Esempio pratico. Un'azienda ha un capitale sociale di €1.000.000 e una riserva straordinaria di €500.000. L'assemblea dei soci decide di aumentare il capitale sociale a €1.500.000 utilizzando interamente la riserva straordinaria. Questo aumento non richiede nuovi versamenti da parte dei soci e non modifica le percentuali di partecipazione.
Alcune riserve possono essere distribuite ai soci come dividendi, ma ci sono restrizioni.
Esempio pratico. Un'azienda ha una riserva straordinaria di €1.000.000. L'assemblea dei soci può decidere di distribuirne €800.000 come dividendi straordinari, mantenendo €200.000 come ulteriore cuscinetto finanziario. Tuttavia, se l'azienda ha anche una riserva legale di €150.000 che non ha ancora raggiunto il 20% del capitale sociale, questa non potrà essere distribuita.
Dal punto di vista fiscale, è fondamentale distinguere tra riserve di utili e riserve di capitale, poiché il loro trattamento fiscale è diverso.
Quando vengono distribuite ai soci, sono generalmente tassate come dividendi.
Esempio pratico: In Italia, se un socio persona fisica riceve una distribuzione di €10.000 da una riserva di utili, questa sarà soggetta a una ritenuta del 26% (per partecipazioni non qualificate). Quindi, il socio riceverà effettivamente €7.400, mentre €2.600 andranno al fisco.
La distribuzione di queste riserve non è considerata come distribuzione di utili e quindi non è soggetta a tassazione come dividendo. Tuttavia, se la distribuzione supera il costo fiscalmente riconosciuto della partecipazione del socio, l'eccedenza è tassata.
Esempio pratico: Un socio ha investito €50.000 in un'azienda. L'azienda distribuisce €70.000 da una riserva di capitale. I primi €50.000 non saranno tassati, ma i €20.000 eccedenti saranno soggetti a tassazione.
Secondo l'articolo 47, comma 1 del TUIR, indipendentemente dalla delibera assembleare, si presumono prioritariamente distribuiti l'utile dell'esercizio e le riserve diverse da quelle di capitale.
Esempio pratico: Un'azienda ha €100.000 di utili dell'esercizio, €200.000 di riserva straordinaria e €300.000 di riserva da sovrapprezzo azioni. Se l'assemblea delibera una distribuzione di €400.000, ai fini fiscali si considererà che siano stati distribuiti prima i €100.000 di utili dell'esercizio, poi i €200.000 della riserva straordinaria, e solo per la parte rimanente (€100.000) la riserva da sovrapprezzo azioni.
Esistono alcune riserve con regole particolari per il loro utilizzo. Vediamone alcune in dettaglio:
Esempio pratico:
Una S.p.A. ha un capitale sociale di €1.000.000. La riserva legale deve raggiungere €200.000 (20% di €1.000.000).
Esempio pratico:
Una S.p.A. emette 10.000 nuove azioni del valore nominale di €10 ciascuna, vendendole a €15 per azione.
Se la riserva legale non ha ancora raggiunto il 20% del capitale sociale, questa riserva da sovrapprezzo non può essere distribuita. Può però essere utilizzata per coprire eventuali perdite o per un futuro aumento gratuito del capitale sociale.
Esempio pratico:
Un'azienda possiede un immobile iscritto a bilancio per €1.000.000. Una legge speciale permette di rivalutarlo al valore di mercato di €1.500.000.
Questa riserva può essere utilizzata per coprire perdite, ma se viene distribuita ai soci è soggetta a tassazione come dividendo.
Per questo schematizzare quanto riportato di seguto forniamo na tabella riepilogativa delle principali riserve di patrimonio netto, con le loro caratteristiche e possibilità di utilizzo:
Tipo di Riserva | Origine | Disponibilità | Utilizzo per aumento capitale | Utilizzo per copertura perdite | Distribuibilità ai soci |
---|---|---|---|---|---|
Riserva legale | Utili | Non disponibile | No | Sì (dopo altre riserve) | No |
Riserva statutaria | Utili | Variabile* | Sì/No* | Sì/No* | Sì/No* |
Riserva straordinaria | Utili | Disponibile | Sì | Sì | Sì |
Riserva da rivalutazione monetaria | Capitale | Disponibile | Sì | Sì | Sì** |
Riserva da sovrapprezzo azioni | Capitale | Parzialmente disponibile*** | Sì | Sì | Sì*** |
Riserva da conversione obbligazioni | Capitale | Disponibile | Sì | Sì | Sì |
Versamento soci in c/aumento capitale | Capitale | Non disponibile | Sì | No | No |
Versamento soci in c/copertura perdite | Capitale | Non disponibile | No | Sì | No |
Versamento soci a fondo perduto | Capitale | Disponibile | Sì | Sì | Sì |
Riserva da utili su cambi | Utili | Non disponibile**** | No | Sì | No**** |
Note:
Ordine di utilizzo per copertura perdite:
Le riserve di patrimonio netto sono uno strumento fondamentale per la gestione finanziaria e la stabilità di un'azienda. La loro corretta gestione richiede una profonda conoscenza delle norme civilistiche e fiscali, nonché una visione strategica dell'andamento aziendale.
Punti chiave da ricordare:
In un contesto economico sempre più complesso e volatile, la capacità di gestire efficacemente le riserve di patrimonio netto può fare la differenza tra un'azienda che prospera e una che lotta per sopravvivere. È quindi fondamentale che imprenditori, manager e professionisti contabili mantengano una conoscenza aggiornata e approfondita di questa materia, consultando esperti quando necessario per navigare le complessità legali e fiscali associate alla gestione del patrimonio netto.
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Studio Pizzano - Dottore Commercialista Commercialista e revisore legale |